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Un medico tortonese in prima linea all’ospedale di Bergamo, al centro del contagio: è Stefano Magnone. La storia/9


Lui si chiama Stefano Magnone, ha 45 anni ed è tortonese anche se da 10 anni lavora all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, proprio lì, al centro del contagio, dove le persone muoiono a grappoli ogni giorno.

Stefano è nato a Tortona e qui ha fatto le scuole elementari col maestro Armando Bergaglio e le scuole medie e superiori. Poi si è iscritto all’Università d Pavia dove ha coronato il suo sogno ottenendo la Laurea con Lode in Medicina e Chirurgia il 24 luglio 1997. Ha ricoperto diversi incarichi in varie parti del nord Italia e alla fine è approdato a Bergamo, dove dal dicembre del 2010 è  Dirigente Medico presso il reparto di Chirurgia I dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Stefano Magnone è il Segretario regionale dell’Anaao, Lombardia, l’associazione dei Medici.


Nove anni di lavoro “normale” tra corsia, sale operatorie e tanto altro e mai più avrebbe immaginato di vivere drammatici momenti come quelli da oltre un mese stanno accadendo in quella città, una delle più colpite dal virus.

Un’ospedale, il “Papa Giovanni” dove, su mille pazienti, metà hanno il coronavirus e si lotta giorno e notte per la vita. E ora, negli ultimi giorni arrivano anche tanti giovani che fanno fatica a respirare.

In ogni suo messaggio sul suo profilo pubblico di FB – quando ha tempo per scrivere, Stefano continua a ripetere sempre “State a casa” rivolto alle persone che lo seguono.

“L’invito – dice – è sempre lo stesso: STATE A CASA e non uscite per alcun motivo. Ormai sono pochi i lavoratori che devono uscire per mantenere la catena dell’emergenza in tutti i suoi ingranaggi. Non andate a trovare i vostri genitori per non metterli a rischio. Piuttosto lasciate la spesa davanti alla porta di casa.”

“I numeri di questi ultimi giorni – scriveva il 29 marzo – ci riservano un po’ di ottimismo, perché ci dicono che la pressione si stia un po’ allentando, nonostante i ricoveri siano in continua crescita come pure i ricoveri in Terapia Intensiva. Gli ospedali sono quindi sempre in affanno e aspettiamo con ansia l’apertura dell’ospedale della Fiera. Per quello che può valere invito tutti a chiamare sempre il 112, che risponde sempre e sa benissimo quando venire a prendervi, se manca il respiro o se la saturazione scende sotto i 94-95 e a fare riferimento al proprio medico di Medicina Generale appena compaiono sintomi quali tosse secca, febbre sopra i 37.5, o altri sintomi quali perdita di gusto od olfatto, dolori diffusi, mal di testa, ecc.”

L’ultimo messaggio pubblico, in ordine di tempo, è per i colleghi: “In queste settimane – conclude Magnone dalla sua pagina Facebook – siamo tutti più fragili e a rischio, al netto degli errori dei decisori, dei colleghi che dovevano dirigere e vigilare sulle scelte dei politici (nazionali e regionali) e di tanti altri. Quello però che voglio sia chiaro a tutti (proprio tutti) è che, nonostante la nostra fragilità, la nostra impreparazione, a volte la nostra superficialità e gli errori commessi da molti decisori nazionali, regionali e aziendali il nostro primo obiettivo è curare i malati e salvaguardare la nostra salute e le nostre famiglie.
Rinnovo l’abbraccio a tutti i miei colleghi medici, infermieri, tutti quanti per il loro esempio. Ripeto quanto già scritto nelle scorse settimane: sono orgoglioso di essere vostro collega!”

Nella foto in altro Stefano Magnone a destra in ospedale nel 2014

e a sinistra oggi, nel 2020 durante un’intervista – in rigorosa lingua inglese – a Radio BBC.

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