Affermò Andy Warhol: “Avere la Terra e non rovinarla è la più bella forma d’arte”. Oggi ancora, e soprattutto in questo 2020 dominato dal Covid-19, la detta verità è urgente. È pressante e richiede un immediato interessamento anche perché la salute e il rispetto del pianeta equivale alla salvaguardia pur del genere umano che ha posto se stesso e il mondo in grave difficoltà ed esaurimento.
L’Earth Day per richiamare l’attenzione all’importanza e all’imprescindibilità di cambiare marcia, di smetterla con facili egoismi in inosservanza degli eventi occorsi per mano della propria (comune) avidità, del desiderio incontrollato di possedere e sfruttare in-ispècie di uomini e donne e d’incontestabilmente avvenuti cambiamenti climatici conseguenti per esempio. Azioni e non-azioni, menefreghismo, superficialità, ignoranza ed ingordigia a depauperare il più imprescindibile e fondamentale dei patrimoni in generoso prestito, da accudire: l’Ambiente.
Ed ecco come la Scienza giochi un ruolo chiave, debba essere adesso più che mai in ausilio all’etica e viceversa per timonare in giusta direzione ossequiosa della vita di ciascuna creatura. Meno arroganza, maggiore umiltà a considerare ed onorare la Natura – della quale ogni cosa e tutti facciamo parte ognuno con i propri inviolabili millesimi – fugando in questa maniera un soggettivismo spietato e strumentalizzato che del profitto pecuniario è burattinaio Mangiafuoco in nome d’una distorta libertà e libera interpretazione che tale tuttavia non è davvero.
Ricordo che anni fa nel mio esordio come collaboratrice-giornalista, di un settimanale cartaceo ed ora anche quotidiano online di informazione, mi capitò di scrivere un pezzo sulla protesta di alcuni attivisti Animalisti contro la crudeltà subita dagli animali nei circhi. Ebbene, personalmente ritengo che la spietata insensibilità o addirittura il compiacimento nei confronti dell’altrui dolore e avvilimento sia disumano, qual che sia il bersaglio in questione. Se mi si chiede di descrivermi, non riesco non di meno a definirmi ingabbiandomi in una forma e non sarei neppure in grado di affermare con certezza e superbia di vestire una veste categorica in quanto similmente ad Alice nel Paese delle Meraviglie <<(…) so chi ero stamattina al momento di alzarmi dal letto, ma credo di essere cambiata più volte da allora>>. Detto ciò, comunque alcune fondamenta sempre mi sono care e cioè la consapevolezza del dovere innanzitutto morale di non divenire complice di diritti negati e calpestati, ovunque su questo suolo. Desidero inoltre focalizzarmi in ultimo brevemente sul ricordare come, qualsiasi il campo nel quale muoversi, la maturità di dimostrarsi gentili e aver premure giorno per giorno delle fragilità con e tra cui interloquire rimanga l’unico vero amore possibile – sinonimo di cura e non mera attrazione sia anche e specialmente derivata da valori, bisogni individualistici ed egocentrici da prima voler e persistere, convinti, a perseguire impunemente.
Giulia Quaranta Provenzano