Quanti medici, infermieri e personale sanitario all’ospedale di Tortona e anche al Distretto Sanitario alla ex Caserma Passalacqua sono rimasti infettati dal Coronavirus perché qualcosa, forse, non ha funzionato a dovere?
Ci sono state delle mancanze? E se ci sono state chi è il responsabile? Ma a maggior ragione, certe situazioni di rischio che hanno esposto il personale che eroicamente lavora all’interno dell’ospedale di Tortona senza neppure avere la possibilità di andare in bagno durante le 10 ore del turno di lavoro, potevano essere evitate?
E, nel caso, perché certi interventi sarebbero stati attuati in ritardo?
Sono domande che vengono spontanee non solo a leggere un’inchiesta del quotidiano piemontese “Lo Spiffero” di cui riportiamo il link più avanti, ma anche in base a certe testimonianze di alcuni operatori che abbiamo raccolto e che aprono forti dubbi su come sia stata gestita la situazione in certi momenti antecedenti e durante l’emergenza Coronavirus.
Non ci riferiamo ovviamente all’attuale gestione, cioè da quando il nosocomio di Tortona è diventato Covid-hospital (anche se alcune situazioni sarebbero recenti) ma a tutta una serie di segnalazioni effettuate da parte di alcuni dipendenti che, vuoi perché siamo in emergenza e i problemi a detta di alcuni sarebbero altri, vuoi perché queste segnalazioni provengono da singoli individui e non da sigle sindacali, forse non sono state prese in considerazione come invece avrebbero dovuto. Il tutto col risultato che, forse, qualche malato in meno di Covid-19 avrebbe potuto esserci.
Ma andiamo con ordine a mettere insieme tutti i tasselli di questo puzzle e dei problemi sorti e delle azioni che non sarebbero state fatte. Questo non lo facciamo per screditare l’ospedale di Tortona, tutt’altro: abbiamo un ospedale che è sempre stato un fiore all’occhiello e merita la più ampia valorizzazione ma se ci sono state mancanze o dimenticanze, è giusto vengano alla luce affinché si faccia tesoro degli errori passati per non ripeterli in futuro e si sappia che, comunque, le situazioni all’interno delle strutture (e non solo dell’ospedale) vengono comunque alla luce perché c’è sempre qualcuno che le riporta ai giornalisti.
Noi speriamo che l’ospedale di Tortona possa diventare sempre più importante e determinante per salvare vite umane ed è per questo che ci sentiamo in dovere di segnalare, quelle che secondo alcuni sarebbero state delle mancanze.
A riportare quelle che sembrano le più macroscopiche è “Lo Spiffero” giornale torinese molto seguito, secondo cui all’ospedale di Tortona e Novi Ligure c’erano “Polmoniti “strane” già a febbraio ma bisognava risparmiare mascherine”.
Il giornale rincara la dose sottolineando che “Settimane prima della balera di Sale, individuata da Icardi come primo focolaio, il virus circolava negli ospedali dell’Alessandrino. Nei Pronto Soccorso ospiti della casa di riposo Mater Dei con molti anziani della Lombardia. Un allarme sottovalutato”
” È del 22 febbraio il primo caso di coronavirus accertato in Piemonte -aggiunge Lo spiffero – un torinese ricoverato all’Amedeo di Savoia, ma nella zona di confine dell’Alessandrino con la Lombardia quei campanelli dall’allarme è da un po’ che suonano. Peccato non li senta di dovrebbe ascoltarli. Perché dall’Asl nessuno concentra l’attenzione sulla Mater Dei, istituto che ospita molti anziani provenienti anche dalla Lombardia e che alcune settimane dopo si rivelerà una delle situazioni più critiche, con numerosi decessi e contagi che ancora oggi nessuno è in grado di dire con certezza quanti siano”
Pesante il passaggio successivo “Cos’ha fatto l’Asl? – rincara la dose Lo spiffero – Quali misure ha assunto? Il 26 febbraio il direttore sanitario Paola Costanzo scrive ai direttori sanitari della “difficoltà, impossibilità dei fornitori a garantire le richieste di mascherine che rischia di lasciare sfornite le strutture sanitarie”, quindi stabilisce che “le mascherine chirurgiche e ffp2, ffp3, così come altri dispositivi di protezione personale, devono essere utilizzati esclusivamente in condizioni di effettiva necessità, come avveniva prima dell’attuale emergenza, con l’unica deroga per Dea e Pronto Soccorso”. E per rendere l’idea di cosa accadeva va letta un’altra riga: “Saranno sanzionati gli utilizzi impropri”.
Il resto di questa indagine la potete leggere al link https://lospiffero.com/ls_article.php?id=51515&fbclid=IwAR2Fb5_7m97i7UU38ZcBbpIo0Ld8MQUsYgttFEuB3WjfYZnPjUiMNvpH_Ks .
Oltre a quello riportato ufficialmente dal giornale torinese, aggiungiamo che anche noi abbiamo ricevuto diverse segnalazioni: casi di persone con sintomi possibili di Coronavirus che hanno continuato ad andare a lavorare e non sono stati sottoposti tampone oppure lo sono stati in ritardo e non immediatamente.
Non sappiamo ovviamente se e quante persone siano state contagiate da questi presunti ritardi, ma comunque quando è venuta a galla la vicenda di medici ed infermieri contagiati o comunque che sono venuti a contatto con persone contagiate e sono state messe in quarantena, non sembra sia stato individuato il cosiddetto “paziente zero” che ha portato l’infezione dentro l’ospedale. Se era – come sembra – il famoso batterista, non ci ricordiamo che dall’Asl di Alessandria o da qualche altro ente ufficiale preposto a far luce su questo, sia mai giunta una conferma in merito, così come non è mai stato diffuso il dato sui infermieri, medici e personale sanitario che ha contratto il virus, benché – lo sappiamo – al Distretto alla ex caserma Passalcqua lavora il personale dell’assistenza domiciliare che viene costantemente a contatto con persone anziane.
E’ vero che sulla vicenda Covid-19 le Asl sono state “superate” dall’Unità di Crisi regionale che ha sempre agito in maniera uniforme e trasparente con una o più comunicazioni giornaliere, ma forse la situazione locale non è mai stata così chiara come invece forse avrebbe meritato di essere.
Le segnalazioni che abbiamo ricevuto e che purtroppo non abbiamo potuto pubblicare perchè non verificate da altre fonti, parlano veramente di situazioni che potevano essere gestite meglio evitando così il contagio di molte persone.
Ci auguriamo che i vertici sanitari possano fare tesoro di eventuali mancanze per il futuro.