Marco Oddone, pozzolese di origine ma adesso per motivi lavorativi residente a Milano, è il responsabile distribuzione e marketing, il direttore commerciale, di Generali Italia, compagnia assicurativa italiana con più di 1300 agenzie sul territorio, nata dalla fusione dei marchi storici Generali, INA Assistalia, Toro, Lloyd Italico ed Augusta, conta oggi tredicimila dipendenti e una rete distributiva composta da circa 13.000 persone, tra Agenti, Subagenti e Produttori dipendenti.
Lei si è laureato alla Università Bocconi di Milano in Economia aziendale con una tesi sull’industria assicurativa, confessando che questa costituisce da sempre la sua passione. Come è nata questa passione? E che cosa l’ha attirata?
Mio zio era agente della Toro assicurazioni a Voghera e il suo lavoro mi ha sempre affascinato, quello che mi raccontava, quello che mi faceva vedere quando lo accompagnavo nelle varie situazioni. Comprese le trattative con le persone, le relazioni umane che instaurava con i clienti. Questa parte mi ha sempre attratto e da adolescente gli dicevo che avrei voluto fare il suo mestiere. Lui mi invitava a studiare ed a percorrere la mia strada, concludendo che l’agenzia comunque era sempre lì, ad aspettarmi.
Io di strada ne ho fatta, sempre in tema assicurativo, e mi ha portato adesso ad essere il responsabile commerciale di un brand storico del mercato come Generali. Io ho avuto diversi incarichi nella mia carriera, attraverso percorsi che non mi sarei mai immaginato, occupandomi anche di distribuzione finanziaria.
Una carriera in Generali che data da ormai vent’anni.
Sono entrato nel Gruppo nel 2000, in Banca Generali, una delle realtà finanziarie più importanti del mercato per la distribuzione e la consulenza finanziaria. Nel 2009 ho fatto il salto come direttore commerciale del vecchio brand Generali. Fra il 2013 ed il 2015, mi sono occupato della prima parte della fusione dei marchi Generali, INA Assitalia, Toro, Lloyd Italico e Augusta, e poi dal 2015 al marzo di quest’anno sono stato responsabile distribuzione e marketing di Alleanza, compagnia storica del mercato italiano che si occupa principalmente di risparmio, previdenza e protezione delle famiglie.
Nel marzo di quest’anno, quindi, il ritorno alla “casa madre”, in Generali Italia, con la responsabilità complessiva della distribuzione e del marketing.
Che cosa ha portato di suo alla Generali Italia?
Vorrei portare la mia lunga esperienza in campo commerciale, dato che nel Gruppo Generali ho avuto modo di vedere diverse tipologie di distribuzione, e innovazione visto in Alleanza abbiamo affrontato un vero e proprio turnaround della rete commerciale, trasformandola da molto tradizionale ad essere oggi una rete moderna, senza dover rinunciare al proprio DNA storico, continuando ad operare con il proprio metodo che ti porta sempre nelle case dei clienti, ma con il supporto della tecnologia e con dei prodotti moderni. Non è stato un percorso facile, ma adesso Alleanza è la rete più digitalizzata del mercato italiano. E se posso portarmi a casa qualche esperienza è proprio in questo contesto, sulla innovazione che abbiamo realizzato in Alleanza, in modo da trasferirla anche in Generali.
Ha ricoperto tante cariche all’interno di Generali: qualcuna che ha sentito più sua?
Quello che faccio, lo faccio sempre con grande passione. Mi sono sempre adattato e con entusiasmo ai cambiamenti. Penso che essere flessibili oggi, pronti ad un mondo che cambia, anche la situazione di questi giorni ne è un esempio, sia la qualità che un manager deve avere. La capacità di adattarsi a contesti differenti, a cambiamenti repentini, a regole diverse. Porto tutto nel cuore perché l’esperienza arricchisce, ma guardo sempre avanti.
Generali è stata subito l’assicurazione verso la quale si è subito orientato o ce ne sono state altre prima?
Io ho iniziato, all’inizio degli anni Novanta, nella vecchia Ras (oggi uno dei marchi fusi in Allianz), occupandomi di bancassicurazione, un settore agli albori allora, per passare poi al campo dei promotori finanziari in Ing e successivamente in Finanza & Futuro.
Generali è stata una proposta di lavoro che lei ha cercato o che le è arrivata?
Entrai in Generali attraverso la banca, un progetto che stava nascendo. L’amministratore delegato dell’epoca, che mi aveva conosciuto in Finanza & Futuro, mi chiese di assumerne la direzione commerciale. Quella in banca è stata una esperienza molto intensa e ricca, perché dopo due fusioni commerciali di reti commerciali, nel 2006 contribuii anche alla quotazione in Borsa di Banca Generali.
Lei è entrato nel gruppo Generali nel 2000, sono trascorsi vent’anni. In che cosa, in particolare, è cambiato il mondo assicurativo in questo periodo?
E’ cambiato tantissimo. Oggi c’è una grandissima attenzione al cliente, e questa attenzione parte dal momento in cui si pensa ad un prodotto, ad un servizio e al modo in cui questo prodotto e servizio viene erogato. Avere una rete distributiva fisica consente di avere una ricchezza di possibilità e di relazioni con il cliente. Oggi questo aspetto umano, di relazione, ha acquisito un carattere innovativo grazie anche alle tecnologie, a prodotti e servizi moderni.
Investimenti in tecnologie, in prodotti moderni ed anche in formazione quanto sono importanti nel mondo assicurativo di oggi?
Sono tutti importanti ma non possono prescindere dal modo con il quale un professionista riesce a sintetizzarli ed a renderli utili, semplici, per il cliente. E questo professionista è il nostro agente, il nostro consulente assicurativo.
Flessibilità, capacità di ascoltare il cliente. Ci sono altre qualità che un assicuratore deve avere oggi?
L’empatia, il sapersi mettere nei panni del cliente oggi è molto importante. Capire che cosa ci si aspetta dall’altra parte, saper cogliere i bisogni. E’ importante avere tante soluzioni diverse ma anche è importante la capacità e la semplicità nello spiegarle alle persone nei loro vari aspetti, facendo capire al cliente che cosa si acquista. Bisogna sempre che il cliente abbia presente che cosa sta acquistando. Non sempre quello che si acquista ad un prezzo migliore può rappresentare il livello di copertura, di sicurezza e di servizio che una persona si aspetterebbe.
Lei quante ore lavora al giorno?
La responsabilità rende irrilevante il conteggio delle ore. Si lavora per quanto è necessario. Mi capita spesso di spegnere il computer a notte fonda.
Ma sono appassionato del mio lavoro, quindi non lo vivo con fatica. Lo sento anche come responsabilità nei confronti delle persone che coordino, verso i colleghi, verso tutte le agenzie e la rete distributiva che chiaramente si aspetta qualche cosa da parte del suo responsabile. Questa per me è una passione ed anche un impegno in termini di responsabilità.
Ho letto però nelle note che ha rilasciato per Linkedin che lei si rammarica per non avere tanto tempo per la sua famiglia.
Ho due figli, Virginia e Niccolò, che sono ormai prossimi ai dodici anni e ai dieci anni. Io spero di dedicare tempo di qualità alla mia famiglia, ai miei figli. Se non è tanto tempo che almeno sia intenso e di valore per loro. Cerco di mediare a tutto quanto magari negando qualche cosa per me.
Lei è direttore commerciale di Generali Italia: ha coronato tutte le sue ambizioni di quando è partito o c’è ancora qualche traguardo da tagliare?
Di traguardi ce ne sono sempre, ogni giorno e nella vita, ed io non mi sento per niente arrivato. E non tanto per una questione di carriera ma perché ogni giorno è fonte di apprendimento. Oggi ci troviamo a gestire una situazione che nessuno si aspettava e dobbiamo gestirla con grande lucidità, rapidità e capacità di assumersi le responsabilità delle decisioni. Da questo si impara sempre. L’aspetto carrieristico può arrivare ma perché spero che siano riconosciuti dei meriti. Per me è molto forte l’aspetto del riconoscimento del merito, non solo verso di me ma anche verso i miei collaboratori. Il riconoscimento del merito è secondo me la cosa più importante.
Quindi lei ha una notevole fiducia in sé stesso e nelle proprie capacità.
Questo sicuramente. Avere fiducia in sé stessi è importante, e non è autocelebrazione ma la consapevolezza di essere in grado di gestire le cose e di assumersi le relative responsabilità. Sapersi prendere le responsabilità significa che si ha fiducia in sé stessi e, nel bene e nel male, si è in grado di gestirne le conseguenze.
Una idea che ha saputo imporre in questi venti anni di Generali od una che coltiva per il futuro?
Posso dire di avere sempre lavorato avendo ben presente la fatica di chi era sul campo e ho sempre avuto modo di apprezzare le persone che mi hanno insegnato il mestiere e hanno riconosciuto il merito nei miei confronti.
Io sono nato in una famiglia normale, di Pozzolo, con i miei che avevano una attività commerciale in paese legata all’agricoltura. Devo ringraziare innanzitutto loro che mi hanno dato la possibilità di studiare e, quindi, tutte le persone che hanno saputo cogliere in me quel qualcosa che mi ha permesso di fare tutti questi passaggi. Io spero di poter restituire quello che ho ricevuto; nel il mio lavoro cerco di essere generoso e di riporre tanta fiducia nelle capacità di coloro che lavorano con me.
Che cosa rappresenta per lei Pozzolo e si sente molto legato al suo paese?
Io sono legatissimo al mio paese, so quali sono le mie radici, mi sento un “ragazzo di campagna”. Per me Pozzolo, il castello, i campanili delle chiese sono ben chiari e quando arrivo lì mi sento a casa mia. Anche se da tempo abito a Milano e Milano mi piace moltissimo, non mi offendo se mi danno del “mandrogno”.
Ho letto che lei è tifoso dei grigi dell’Alessandria calcio.
Sono molto tifoso dei grigi, sono “malato” dell’Alessandria calcio. Chiunque viene a contatto con me conosce bene la mia passione per l’Alessandria, è la mia passione incondizionata. Io sono regolarmente abbonato, e anche quest’anno sono riuscito a vedere cinque partite.
Questa Alessandria fa soffrire, qualche anno fa ha buttato alle ortiche con un pessimo finale di campionato una promozione in serie B che sembrava ormai acquisita.
Io quell’anno non voglio ricordarlo perché penso che sia un autentico mistero. Stavo pregustando la promozione in cadetteria che aspettavo da tanto tempo. Da quarant’anni. Mi ricordo l’ultimo anno in cui l’Alessandria ha militato in serie B perché mio padre mi portava a vedere le partite. Non ho ancora perso la speranza perché reputo la presidenza seria e non ho abbandonato questa ambizione di vedere i grigi almeno in serie B.
Questo l’Alessandria. E verso la Pozzolese?
C’è stato un campionato della Pozzolese, negli anni Ottanta, in cui giocavano tanti miei amici. Un anno particolare in quanto era salita dalla terza alla seconda categoria. Guardo sempre i risultati che ottiene ma onestamente non riesco a seguire tutto con la stessa passione
A parte i grigi ha qualche altro hobby?
No, l’hobby è la mia famiglia. Come dicevo prima, il tempo libero è poco e cerco di dedicarlo con qualità a loro
Intervista a cura di Maurizio Priano