Come Sindacato di categoria, in questo momento di emergenza, nel quale infermieri, medici ed oss sono impegnati nella lotta al diritto alla salute pubblica ed alla sopravvivenza, viviamo sulla nostra pelle tutta la tensione, la responsabilità e la paura di chi sa cosa significa trovarsi in prima linea a mani nude e siamo vicini ai nostri colleghi infermieri e a tutti gli operatori sanitari che si stanno spendendo in questa guerra in maniera esemplare, coraggiosa e commovente.
GLI ERRORI DEL PASSATO
Ma perché siamo sprofondati in questo incubo? E’ vero che nessuno di noi si aspettava una pandemia, ma loro gli sciagurati che hanno ridotto il nostro SSN ad uno scolapasta, pur definendosi degli Esperti, non hanno mai tenuto conto che taglio dopo taglio la nostra sanità non avrebbe retto nemmeno ad una epidemia di dimensioni più modeste, figuriamoci ad una pandemia.
Per analizzare i danni perpetrati alla sanità prendiamo in considerazione solo gli ultimi 20 anni circa, perché se dovessimo fare un balzo nel tempo ancora indietro a partire dagli anni 80 la situazione sarebbe anche peggiore.
POSTI LETTO
Nel 1992 il Ssn aveva a disposizione 365mila posti letto, nel 2017 erano 191mila, 174mila posti in meno! Chiusi presidi più piccoli a vantaggio della sanità privata. Secondo le stime della fondazione Gimbe sono stati tagliati negli ultimi decenni 35 miliardi, 25 solo nel periodo 2010-2015, con un’impennata sui tagli a partire dal governo Monti e a seguire: siamo passati dai 5,8 posti letto per mille abitanti del 1998 a 3,6 nel 2017.
PERSONALE SANITARIO
Per quanto riguarda il personale sanitario dal 2010 ad oggi sono stati falciati circa 72mila operatori, spesso con premi ai dirigenti che si occupavano di questo sfoltimento in nome della spending review.
LA SITUAZIONE COVID-19 IN PIEMONTE
Ma torniamo alla pandemia di Covid-19: la nostra Azienda Locale, al fine di incrementare i posti letto, ha convertito parecchie strutture in reparti Covid-19 per fronteggiare una situazione che in Piemonte e nell’Alessandrino volge al collasso, basti pensare che i pazienti più gravi vengono trasferiti fuori Regione perché necessitano della terapia intensiva.
Ma non sono solo i posti letto a mancare, ad essere assenti del tutto o inidonei, ma anche i Dpi, fondamentali per contenere il contagio e sui quali decreto dopo decreto c’è solo confusione, perché sull’utilizzo la priorità cambia in relazione alla quantità disponibile o indisponibile.
L’Oms raccomanda di utilizzare maschere ffp2 o ffp3 su paziente Covid-19 accertato e per manovre invasive effettuate a meno di un metro e/o che creano dropplets e aerosol tipo intubazione, broncoasprirazione, pulizia cavo orale, ecc.
Ricordiamo che la bibliografia a riguardo indica che per queste manovre è indicata la maschera ffp3, unico dispositivo utile a proteggere dal virus Covid-19, eppure le suddette spesso sono del tutto assenti e gli operatori sanitari si trovano a fronteggiare il nemico privi di armatura.
Una questione spinosa è ancora quella dei tamponi ai sanitari, tralasciando per un attimo le dichiarazioni del governatore del Piemonte Cirio che ha dichiarato di voler sottoporre al tampone tutti gli operatori sanitari indistintamente – a oggi sono solo dichiarazioni – in ogni caso le disposizioni sugli asintomatici prevedono che a chi è stato a contatto con Covid-19 senza Dpi, sia in ospedale che fuori, venga effettuato il tampone.
Eppure notiamo che questa amministrazione abbia figli e figliastri, ad esempio su segnalazione di medici o chirurghi è stato effettuato il test velocemente con esito consegnato in poche ore, mentre infermieri, oss e tecnici, il più delle volte, sono stati messi in “gentile attesa”, o peggio ancora a tamponi effettuati messi in attesa del risultato per giorni. Un modus operandi che sta andando in direzione pericolosa e contraria a Oms, Iss, Governo e Regioni, che stride con il contenimento dei contagi.
Si spendono parole come eroi, guerrieri e angeli (speriamo di no) sugli infermieri, ma Decreti e amministrazioni pongono una spada di Damocle sugli stessi: senza Dpi, senza tampone e senza quarantene, con solo 100 euro in tasca come premio a chi si sta immolando sull’altare della patria (secondo il presidente Gimbe) il “numero di operatori sanitari infetti è enorme. L′8,3% dei casi totali è una percentuale più che doppia rispetto alla coorte cinese”.
Lo stress e la paura di affrontare il Covid-19 in prima linea, sommata ai decreti peggiorativi, alla mancia offensiva del Governo, alla questione Dpi che scarseggiano e alla situazione tamponi fa di noi solo carne da macello.
Francesco Pesce delegato Aziendale NurSind – Sindacato Infermieri