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In provincia di Alessandria le infermiere troppo esposte ai rischi: dal Sindacato un esposto in procura


Esposto in Procura di NurSind (il sindacato delle professioni infermieristiche) di Alessandria contro il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e i vari ministri che hanno firmato il Decreto numero 14, del 9 marzo, dove viene sancito lo stop della quarantena per i professionisti sanitari, e la sospensione delle garanzie sugli orari di lavoro. L’azione è firmata dal legale rappresentante alessandrino di NurSind, Salvatore Lo Presti che denuncia l’alto rischio a cui il personale sanitario è esposto in questi difficili giorni di emergenza.

Nella lettera inviata dal segretario territoriale di Alessandria Salvatore Lo Presti si legge: “con il presente atto, il sottoscritto pur consapevole dell’estrema difficoltà del periodo e dell’arduo compito anche per le alte cariche istituzionali dello Stato di emanare provvedimenti idonei a tutelare la salute e il lavoro dei cittadini, intende evidenziare, allo scopo di tutelare gli esercenti le professioni infermieristiche (in prima linea nella lotta contro la malattia da virus Covid-19),  la totale inadeguatezza delle misure prescritte per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro e adottate con il D.L. 9 marzo 2020 n. 14, ritenute per di più lesive della salute e della professionalità del personale infermieristico”.


Del Decreto Ministeriale del 9 marzo, infatti, viene contestata l’assenza di misure atte a contenere il contagio del virus soprattutto tra chi in prima linea lavora ogni giorno per la salute dei cittadini.

“Seppur la parola d’ordine in questo momento per il nostro Stato sia “contenimento del contagio”, attraverso il distanziamento personale/sociale e l’uso di dispositivi di protezione individuale – afferma Salvatore Lo Presti di NurSind – misure atte ad abbassare la curva del contagio per non intasare i nostri nosocomi già in sofferenza, va sottolineato come le stesse valgano per tutti, ma non per gli operatori sanitari, sottoposti quotidianamente a gravi pericoli per la loro salute e autorizzati, inoltre, a ricoprire, di fatto, il ruolo di “untori” della comunità”.

Nell’esposto si fa cenno anche all’ormai già nota ed assodata carenza di dpi (dispositivi di protezione individuali) nelle strutture ospedaliere. “Il Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro – prosegue Salvatore Lo Presti – prevede al punto 6 che “qualora il lavoro imponga di lavorare a distanza minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative è comunque necessario l’uso delle mascherine, e altri dispositivi di protezione (guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, ecc) conformi alle disposizioni delle autorità̀ scientifiche e sanitarie”; purtroppo tale norma non vale per gli operatori sanitari poiché negli ospedali i dpi scarseggiano e, laddove presenti, non rispondono ai requisiti dettati dalla autorità scientifiche; ciò espone tutto il personale sanitario a rischi enormi di contagio, con violazione dei più noti e basilari principi costituzionali di salvaguardia della salute pubblica”.

Infermieri ed operatori socio sanitari rappresentano sicuramente le categorie a più alto rischio di contagio in questo momento critico reso ancor più buio a causa delle carenze di organico mai sanate ed alla mancanza di dispositivi adeguati alla situazione. In questo modo la probabilità di contagio cresce esponenzialmente mettendo a rischio tutti gli operatori del settore. “In questa situazione – afferma Lo Presti – la categoria degli infermieri, ed oss, potrebbe subire ingenti perdite umane, dovute alla totale inadeguatezza delle misure adottate dal Governo e poste in essere per il tramite delle Regioni e ASL/AO per superare l’emergenza sanitaria e alle gravi carenze di dpi e di organico presso ASL/AO, già denunciate in passato, ma che in questo momento emergono in tutta la loro drammaticità per le nefaste conseguenze che si riverseranno nei confronti della categoria stessa, essendo, con tutta evidenza, quella maggiormente esposta al pericolo di contagio”.

Ma non è tutto. Nel decreto del 9 marzo 2020 vi è un’ulteriore norma che va a colpire lavorativamente (invece di tutelare) chi sta combattendo la battaglia contro il Covid-19 negli ospedali d’Italia. “Personale infermieristico ed oss – conclude Lo Presti di NurSind Alessandria – sono fortemente penalizzati dall’adozione di un’ulteriore norma, ovvero dell‘art. 13 comma 2) del citato D.L., il quale prevede che al personale impegnato a far fronte alla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, non si applichino le disposizioni sui limiti massimi di orario di lavoro prescritti dai CCNL di settore; ciò fa sì che le aziende sanitarie possano legittimamente far fronte alle difficoltà del momento utilizzando il personale (infermieristico ed oss), senza alcun rispetto dell’orario di lavoro, dei turni di servizio, in violazione del diritto al riposo settimanale, e ciò a causa dei pesanti tagli economici subiti dal comparto Sanità negli ultimi decenni e della carenza di personale”. 

Dott. Stefano VerganoUfficio Stampa Nursind 

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