Pubblichiamo di seguito al lettera di un noto tortonese che illustra una parte di Tortona ai tempi del Coronavirus.
Egregia redazione,
dal 1984 abito nel quartiere di Porta Voghera, a breve distanza dalla caserma dei Carabinieri e mai ho visto Tortona così ferita e deserta.
Quello che colpisce è il silenzio. Irreale e a tratti persino surreale, rotto ogni tanto, da qualche rara auto in transito ma soprattutto dal continuo rumore delle ambulanze che passano vicino o in lontananza. Fino a poco tempo fa sentire la sirena dell’ambulanza capitava di rado e quando succedeva era per incidenti stradali o malori.
Adesso non leggo più di incidenti stradali in città, per cui immagino trasportino malti di Coronavirus.
Porta Voghera è sempre stato un quartiere pieno di vita: la presenza della vicina scuola in viale Einaudi, la sede dell’Unitre, il museo Orsi, e tanta gente che si recava al centro Commerciale Oasi. Adesso, invece, via Emilia è quasi deserta e il silenzio regna ovunque.
Persino i vicini di casa stanno zitti.
Sino a poco tempo fa sentivo rumori sopra e sotto il mio appartamento, di musica a tutto volume, persone che facevano festa e gridavano, a volte anche per litigi familiari, in casa o fuori, schiamazzi all’aperto o tra le mura domestiche, e divergenze, soprattutto fra genitori e figli.
Ora neanche quelli: il Coronavirus ha messo tutti d’accordo, non ci sono più divisioni, divergenze, litigi.
C’è solo il silenzio, ed è un silenzio di morte.
Speriamo solo che il futuro non sia questo.
Lettera Firmata