Site icon Oggi Cronaca

Alcune poesie di Giulia Quaranta Provenzano che parlano d’amore in questi tempi bui da Coronavirus


In data 16 marzo 2020 abbiamo pubblicato la notizia della messa a disposizione gratis da parte della poetessa ligure Giulia Quaranta Provenzano (Classe 1989) della sua raccolta di poesie dal titolo “L’Amore è…”, componimenti richiedibili tutti all’indirizzo mail giulia40.1989@tim.it oppure giulia.1989@alice.it. Oggi abbiamo deciso invece di percorre nello specifico, insieme all’autrice alcuni suoi versi particolarmente significativi e del sottile volume emblematici.

In tempi bui da Coronavirus, dove le persone sono costrette a rimanere in casa, l’iniziativa della dianese che a dianese Giulia Quaranta Provenzano mette a disposizione dei lettori di Oggi Cronaca le sue poesie è sicuramente da elogiare.


Aiutami

Aiutami” recita <<Non ricordo/ quante volte/ mi sono persa alla finestra del cuore,/ E desidero ormai soltanto più riuscire/ a staccarmi da te.// Dipendente dal tuo sguardo,/ sono una bambina nella stanza/ dei balocchi, sorriso pieno/ e frenesia.// Tu solo, l’unico/ di cui son certa no, non mi stancherò/ mai Ma, tanto amato,/ fragile nelle mie mani.// Aiutami a scoprire l’infinito/ o infine, invece, io/ a morire>>. Ed è la trentenne imperiese a spiegare <<Questa poesia racconta d’un sentimento facilmente non corrisposto, come è tipico di chi è passivo e così rinuncia già in partenza ad esperire l’entusiasmante moto propulsore del bello che eppur pressoché tutti aneliamo sempre e da sempre… In questo contesto ogni emozione tanto più forte quanto abortita, rende debole l’osservante e parimenti soggetto al frantumarsi dell’illusione l’oggetto del desio>>.

Di “Confino” si legge <<Dipendo adesso da te,/ attendo d’essere almeno un po’ tua/ mentre cieca,/ e follemente innamorata dell’Amore, mi trovo/ persa nei tuoi occhi.// Vorrei non averti mai incontrato, perché/ preda d’un violento volere, sono/ assetata e arsa inesorabilmente/ dal più potente fuoco della passione./ Nei tuoi occhi il mio destino// Signore dell’ancora inconoscibile>>. Ivi Giulia spiega <<Di nuovo siamo di fronte ad una persona inerte, che subisce le situazioni e con esse le emozioni alle quali indolente si sottomette dunque. La protagonista non esperisce infatti la piacevolezza del sentimento amoroso, bensì rimane a livello dell’ideale, dell’idealizzato “Amore” che crede di ravvisare negli occhi dell’uomo che neppure davvero conosce>>.     

Poi “Insieme”, inizia <<Il tuo tormento/ ti rende combattente/ e senza fili, strappati/ ogni volta ad inseguire/ la Libertà.// Due cuori sanguinanti/ sono la più alta offerta/ d’amore ai giorni venturi/ se entrambi berremo/ alla medesima coppa.// Non comprendi/ che possiamo,/ dobbiamo// Amarci?!>>            . Qui la Quaranta Provenzano afferma <<In questa poesia si possono notare due amanti, nell’accezione di coloro che hanno forte inclinazione verso qualcosa/qualcuno e la traspongono in fatti concreti come indica chiaramente già in principio l’appellativo di “combattente” e l’essere “senza fili” in quanto “strappati/ ogni volta ad inseguire/ la Libertà”. Individui i presenti che impastano l’eterno adesso con amore e sofferenza spesso derivante per l’appunto dall’amato ma che li rende comunque sarà l’avvenire ‘vincitori’. ‘Vincitori’ qualora della propria umanità, come l’“Amar” rivela caratterizzando, sapranno godere simbolicamente bevendo alla “medesima coppa”… non per niente la “coppa” è altresì il trofeo assegnato a chi trionfa in una gara, qual che sia>>.

Comincia in tal maniera invece “Non sei” <<La mano un tracciato/ di linee, punti,/ intreccio di rami spesso secchi/ e spezzati: i pugni sul mio viso,/ il marchio d’un amaro/ disincanto E graffi/ sul cuore, specchio/ di desii.// Comprendo soltanto adesso/ che ti ho sempre aspettato,/ senza saperlo davvero E, ormai,/ quando sembrerebbe averti,/ sfuggi aldilà d’ogni umana/ comprensione.// Non sei di questo/ mio/ triste mondo>>. E traduce la giovane poetessa <<Il “mondo” al quale qua si fa riferimento è quello interiore della donna che ancora una volta appare come comparsa nella sua stessa esistenza terrena. Forte il contrasto, che appunto ha il compito di mettere maggiormente in evidenza l’ossimoricità tra ‘voluntas’ e ‘noluntas’ quale soppressione del desiderio. “I pugni  sul viso”, non ‘faccia’ che appunto ‘si fa’,  simboleggiano una specificità remissiva come anche sottolinea l’inverno di chiome senza frutti né fiori, segna la povertà interiore indicata dai “rami secchi/ e spezzati” ragione per cui inutile è qualsiasi ulteriore attesa>>.

Avviandoci alla conclusione, “Senza passato”: <<Oh come Ti Voglio,/ Ora, per sempre lontano da tutti,/ da qualsiasi altro futuro./ Amami!// laddove soltanto io e te/ saremo quel Noi senza età/ né spazio, né imperfetto/ a sfibrare la mente,/ il cuore: io Ti Amo,/ non basta?>>. Chiarifica e confida la scrittrice e critica <<Da codesti versi si evince, grazie all’uso soprattutto delle maiuscole utilizzate, una propensione platonica e al mondo dell’ideale come se soltanto in Iperuranio risiedesse o così volesse chi interroga>>.    

Infine Giulia omaggia i lettori con “Ti amo” che è la più forte voce di chi scrive nonché credo ed ammissione che <<L’Amore esiste solo/ in Poesia. Quando senza chiedere/ perché sento che Ti voglio.// Incarnato l’amore è mezzo/ e più non sono buona/ Ma qui Ti amo,/ Ti amo alla follia>>.

Exit mobile version