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Una grande “Antigone” nella versione moderna e asciutta di Laura Sicignano spopola a Tortona

Sono passati oltre 2.400 anni da quando Sofocle scrisse “Antigone” un classico della tragedia greca e, in tutto questo tempo, la civiltà ha fatto passi da gigante, si è evoluta ed è arrivata la globalizzazione e con essa la l’informatizzazione di un mondo stravolto dall’informatica e dai social, ma le emozioni e le reazioni umane non sono cambiate.

E’ cambiato il contesto, forse, ma è stato sufficiente adattare il testo di Sofocle sostituendo gli interventi sul coro che qui sono soldati e non più anziani, modernizzare il testo ad un linguaggio più moderno, che ci troviamo di fronte ad un’opera di incredibile impatto emozionale.


Questa è la grande arte del drammaturgo greco Sofocle che ha saputo descrivere intensamente la diatriba e le sofferenze degli esseri umani giunte fino a noi e di estrema attualità grazie alla traduzione e adattamento della regista Laura Sicignano che ha reso quanto mai moderna e attuale un’opera classica della tragedia greca senza stravolgerne i contenuti, anzi, mantenendo intatto il messaggio che Sofocole, ai tempi, ha diffuso.

Laura Sicignano è anche regista della commedia che è stata portata in scena ieri sera al Teatro Civico di Tortona, riscuotendo calorosi applausi di un pubblico dal palato sempre più nobile, che sta dimostrando ad ogni stagione che passa, grande apprezzamento ed entusiasmo per la vera arte teatrale che non è solo commedia “leggera” o comica portata in scena da attori della TV o del cinema ma, come ampiamente dimostrato ieri sera da tutti gli attori sul palco, è espressione dei sentimenti umani, interpretazione di situazioni che ognuno di noi, nella vita, ha affrontato o potrebbe affrontare.

Così è stata “Antigone” ieri sera, una “commedia” magistralmente interpretata da tutti gli attori che sono saliti sul palco e, in primis, i due protagonisti: l’impeccabile Sebastiano Lo Monaco nei panni di Creonte, Re di Tebe, e una straordinaria e impavida Barbara Moselli, nei panni di Antigone.

Tutti sono stati impeccabili e la capacità di Laura Sicignano, regista e adattatrice del testo è stata anche quella di dare ad ognuno degli attori in scena il suo momento di gloria con un apposito monologo. Tutti, praticamente lo hanno avuto, anche i singoli soldati, e dire chi è stato più bravo, nel ruolo a lui assegnato è davvero un’impresa.

Tutto questo a testimonianza della grande coesione di questa compagnia del teatro stabile di Catania.

Una menzione a parte merita Edmondo Romano, l’unico sulla scena che non era un attore e ha cercato di apparire meno possibile nascondendosi al pubblico. Parliamo del musicista, l’uomo che utilizzando strumenti musicali originali e curiosi, è riuscito a creare un’ incredibile atmosfera, accompagnando i dialoghi a volte con la musica, altre col vento o con cinguettio degli uccelli, alternando soavi o sinistri rumori vocali.

Gli strumenti utilizzati sono tutti fiati e percussioni tranne un cordofono che si chiama  santur , strumento turco, che in realtà è comune anche alla Grecia (giusto per dare l’idea in Grecia si chiama “santuri”, una sola i di differenza ed è di fattura molto simile).
“La musica greco/turca – dice Romano – si è sviluppata in modo sinergico per molto tempo, quindi mi sembrava giusto utilizzare strumenti di quest’area, cioè Grecia, Turchia, Egitto, Siria. Le pelli sono il bendir, grande e profondo tamburo a cornice comune con piccole varianti a tutta questa zona e il riqq, un tipico tamburo con anelli tradizionale a tutta l’area araba (in Italia con le dovute differenze nel legno e nelle pelli utilizzatesi trasforma nel tamburello napoletano e anche nella tamorra, I fiati che ho usato sono diversi: la zurna turca, strumento appartenente alla famiglia degli oboi, il mizmar, egiziana trombetta solo in canna un doppio flauto in canna che nell’antica Grecia si chiamava Aulos (fatto costruire appositamente per l’inizio dello spettacolo dal bravissimo artigiano Giovanni Saviello) e un piccolissimo fluier in legno. Lo strumento più moderno che utilizzo è il profondo e affascinante chalumeau, figlio diretto del bellissimo duduk armeno, unica licenza moderna/antica nei vari suoni utilizzati durante lo spettacolo “Antigone”; tutto il resto è creato dal vivo tramite l’utilizzo del fischio, della mia voce, del mio soffio…”

Gli applausi del pubblico e i complimenti nel Dopo-teatro che i tortonesi hanno tributato alla compagnia, hanno sancito il successo di una serata teatrale davvero molto apprezzata.

Angelo Bottiroli

Di seguito alcune immagini.

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