La trentenne imperiese Giulia Quaranta Provenzano ancora una volta fa parlare di sé classificandosi finalista al XX° Concorso Internazionale di Poesia “Habere Artem” , in cui a premiarla i presidenti di giuria Giuseppe Aletti e Francesco Gazzè .

La giovane poetessa ligure è stata infatti nuovamente notata ed apprezzata dai detti con il suo componimento dal titolo “ Là dove ”, che recita <<M’appello al tempo che ride/ all’altare dell’io. Si diverte/ inclemente dinanzi al mio affanno,/ fa dispetti e spallucce, ancora, lui.// Giulia rattoppa speranze,/ la disillusione e il patire le ha/ trafitte, spesso; un orso e quell’acceleratore/ in una pozza d’inconsolabile pianto.// Volevo e vorrei riscatto, nello sfacelo dei giorni,/ volevo e vorrei esser migliore – un vortice/ di profumi e colori, negati allora/ e pur oggi all’adesso. Sono superstite// ma non posso ingannare la voragine/ d’un vivere al limite. E sono superstite, sì,/ nei discorsi abbandonati tra l’incuria/ degli altri, preda di rizomi/ ostinati, quanto sterili infine,// ormai// Che Là dove altro non v’è/ che indifferenza, sul bordo di risvolti in rovina/ vorrei firmare un armistizio con il dolore se nulla è dato/ eccetto il rumore del vento che rapisce il silenzio privo di margine/ alcuno.// Ho speso anni tra i morti, ignorando i vivi/ e per un pugno di polvere quale merce di scambio./ Non proferii mai parola – la voce si ruppe così nell’errore/ di visi lunghi e malafede; E sogni su rami troppo corti/ da afferrare. Lo stento del vivere sempre sulla soglia/ ha rattrappito ali e reso orba ad ogni appello./ Ora però sono qui: non c’è tempo/ di fronte a questa prima nostra Philia/ e a quanto poi forse verrà// (…)>>.


È la Quaranta Provenzano ad affermare: “Non può che farmi piacere tale titolo di finalista tributatomi. Il Premio Letterario Habere Artem , quest’anno giunto alla sua ventesima edizione, è il concorso con più storicizzazione della casa editrice Aletti Editore. La prima uscita pubblica – ha già ricordato Giuseppe Aletti – che fecero fu ‘Al locale’ in Vicolo del fico n. 6 a Roma. Tale storico locale della scena artistica italiana vide suonarci tra gli altri Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè. Motivo questo per cui è stato scelto di dividere la presidenza della giuria con Francesco Gazzè”. Ed ancora Giulia ricorda, citando quest’ultimo, quanto il fratello di Max ha scritto per coloro che fanno parte del cenacolo letterario del Premio <<Il confronto, le collaborazioni e in generale l’attitudine a esporsi sono tappe fondamentali per il poeta che abbia un minimo di ambizione… l’ambizione di migliorare>>.

A tal proposito la poetessa dianese commenta e conclude: “Personalmente credo che almeno un minimo di amor proprio vi sia in ogni artista, ma che l’ambizione come desiderio assiduo ed egocentrico di affermarsi e distinguersi soltanto appunto per amore di sé non sia ciò che permette di migliorare la propria posizione ed essere apprezzati, arrivando al cuore delle persone. L’empatia, la comunione nel e del comunicare un senso abbracciabile per simpatia o per lo meno forza espressiva è importante. Poi, comunque, mi domando chi e se v’è colui che può oggettivamente valutare i meriti di un artista e su quali (insindacabili?) basi”.