In questi giorni nell’ Aula Magna del plesso Carbone dell’I.I.S. Marconi, ha preso avvio il progetto pluridisciplinare “La storia ritrovata”, che coinvolge le classi4^BS Scienze Applicate, 4^AR e 5^AR Amministrazione, Finanza e Marketing.
Il primo incontro a cura di Matteo Leddi, esperto storico ed appassionato collezionista di oggetti militari dal Risorgimento fino alla Prima Guerra Mondiale, è cominciato con un un breve discorso introduttivo sulle cause remote ed il casus belli stesso dello scoppio della “Grande Guerra”: alla vigilia delle ostilità il contesto politico è caratterizzato da forti tensioni tra cui la spartizione dei territori coloniali, il conflitto austro-russo nella penisola balcanica e il contrasto austro-italiano per il controllo delle terre irredenti e, particolare curioso, ma tipico dell’epoca, tutti i principali regnanti europei, come lo zar Nicola II, re Giorgio V e il kaiser Guglielmo II, sono direttamente imparentati, seppur schierati in opposte fazioni. Dal canto suo l’Italia si trova, fino all’aprile 1915, al centro di un acceso dibattito tra neutralisti, capeggiati da socialisti e cattolici, ed interventisti, tra cui spiccano Gabriele D’Annunzio e Benito Mussolini, fuoriuscito dal Partito Socialista.
L’intervento di Matteo, però, si è incentrato soprattutto sulla guerra “vissuta”: quella dei soldati sui fronti, in particolare su quello italiano, quella di logoramento, di trincea, quella che, davvero, ha cambiato il mondo, ha trasformato il concetto di combattimento ed ha distrutto una generazione. Il sistema delle trincee viene ideato a partire dall’autunno 1914 sul fronte occidentale e consiste in una serie di fossati più o meno profondi e ampi che ammassa i soldati in condizioni igieniche e di vita penose e inumane. Tra una trincea e quella nemica esiste, in mezzo, la cosiddetta “terra di nessuno”: una striscia di pochi metri disseminata di filo spinato e oggetti contundenti per ferire il nemico.
Matteo Leddi ha poi sottolineato come, benché organizzato con tecniche ancora prevalentemente ottocentesche e seppur segnato da una serie di disfatte, il fronte italiano sia stato uno dei più impervi, cruenti e decisivi per la Triplice Intesa. Al tempo l’esercito italiano vanta infatti un metodo di organizzazione militare che nessun’altra nazione presentava, a partire dalla suddivisione specialistica dei diversi corpi d’armata, fanti, alpini, carabinieri, finanzieri, bersaglieri etc. e, a partire dal 1916, i primi corpi speciali: i Moschini, gli Arditi e i Teleferisti, tutto ciò mentre il progresso introduce l’uso di nuove armi come i carri armati, le mitragliatrici, le granate, i gas e gli aerei, usati ancora, per lo più, a scopo ricognitivo.
Il fronte italiano, lungo circa 60 km, si snoda quasi interamente sul crinale di cime impervie, caratterizzate da forte innevamento, come lo Stelvio e le Dolomiti, da cui appunto la definizione di “Guerra Bianca”. La cronaca di questo atroce conflitto ricorda eroi come Giovanni Guidobono, Francesco Baracca e Ernesto Cabruna, celebre pilota tortonese protagonista dell’impresa di abbattere undici aerei avversari da solo, ma l’estrema durezza dei combattimenti e le pessime condizioni di vita dei soldati, nonostante la propaganda bellica e la speranza nella vittoria, sono stati causa di mutilazioni, massacri e ribellioni.
La passione, la competenza e la freschezza con cui Matteo sa intrattenere gli studenti, gli aneddoti, i documenti e gli oggetti presentati lo rendono protagonista assoluto di ciò che spiega e coinvolgono l’uditorio in modo totale: davvero la storia riaffiora con tutti i suoi valori e le sue verità, superando le pagine del libro di testo e le barriere del passato.
La 5^AR ha compreso al meglio i contenuti proposti dal relatore e, completamente assorbita dalle spiegazioni, …ha rifiutato in modo convinto la ricreazione!
Luigi GRILLO – 5AR Amministrazione, Finanza e Marketing