Lo sapevate che tutte le plastiche sono riciclabili? Che solo in poche occasioni gli imballaggi si possono evitare e che la bioplastica potrà sostituire solo il 10% al massimo delle materie plastiche nei prossimi 4 anni?

E che la Plastic Tax non risolverà il problema dell’inquinamento della plastica negli oceani (che è provocato al 90% da 10 fiumi che non sono in Europa) ma che, invece, rischia di penalizzare fortemente un settore dell’economia italiana?


Sono alcune verità che sfatano tanti falsi miti di cui gran parte della popolazione è convinta ed è per questo che tanti operatori sono contrari all’introduzione della nuova tassa sulla plastica voluta dal Governo Giallorosso che – come per tutte le altre tasse – ricadrà nelle tasche dell’utilizzatore finale, che sono i consumatori, cioé la gente.

Per saperne di più sulla questione, oggi ne parliamo con Gian Luca Lavezzo e Massimiliano Bianco.

Gian Luca Lavezzo, 50enne, tortonese doc è molto conosciuto a Tortona perché è sempre stato un imprenditore, figlio di ristoratori. I suoi genitori, infatti, sono stati i titolari della Trattoria Campanella dal 1975 al 2005. Oggi è l’amministratore unico della GLPS S.r.l., società di rappresentanze, consulenze commerciali e formazione.

Massimiliano Bianco, invece, Titolare ed amministratore delegato della SAF BIANCO SRL di Schio (VI), azienda produttrice di imballaggi plastici primari per l’industria alimentare e rappresentata primaria della GLPS.

SAF BIANCO nasce nel lontano 1945 con lo stampaggio dei termoplastici. Dai primi anni ’70 la SAF BIANCO progetta e produce contenitori in plastica per l’industria alimentare.

Nella giornata di domani, Giovedì 5 dicembre, tutto il comparto dello stampaggio materie plastiche si fermerà 1 ora per spiegare e riflettere con tutti i lavoratori, fornitori, clienti ed autorità sul tema della “Plastic Tax” e in questa occasione Gian Luca Lavezzo sarà a Schio, presso la sede dell’azienda per essere in prima linea all’iniziativa di protesta in programma dalle 11 alle 12 che riguarderà molte aziende italiane.

Il tortonese illustrerà le false motivazioni su cui sembra basarsi questa nuova tassa cercando di sfatare alcuni falsi miti.

Lo abbiamo avvicinato per capirne di più.

L’intervista a Gian Luca Lavezzo

Perché siete contrari alla Plastic Tax?

La plastic tax rischia di affossare la competitività di un settore di eccellenza che sta già da tempo intraprendendo una transizione verso soluzioni più sostenibili. La nostra preoccupazione è quella di scongiurare il ripetersi di provvedimenti inappropriati che possono solo danneggiare il Paese.

Faccio presente che il settore è costituito da 3.000 aziende operanti in Italia che danno lavoro ad oltre 50.000 dipendenti diretti con un fatturato di circa 12 miliardi di euro all’anno.

In aggiunta va ricordato che la zona di Tortona e Voghera presenta realtà che sono vitali per il lavoro già precario nelle nostre zone. ​

Ma non doveva essere una tassa a favore dell’ambiente?

Inanzi tutto bisogna ricordare che già oggi il 15% della plastica proviene da economia circolare e che il trend è in continua crescita.

Purtroppo stiamo parlando di una tassa senza alcuno scopo ambientale ma che serve solo a fare “cassa” e che provocherà danni all’ambiente, all’industria ed ai lavoratori. Per supportare questa nostra presa di posizione vorremmo evidenziare dei “miti” che vengono quotidianamente divulgati che però si scontrano con la realtà.

Cioé vuoi dire che non è vero che gli imballaggi si possono evitare?

Certo: solo in poche occasioni si possono evitare gli imballaggi, basti pensare che il “food waste” (spreco di cibo) vale 15 miliardi di euro (quasi un punto di PIL). [Fonte Università di Bologna, Dipartimento Scienze e Tecnologie Alimentari

E ce ne sono altri?

Il Mito che la plastica non ha futuro

Se tutto il petrolio fosse destinato a produrre plastica l’esaurimento delle risorse, per la sua produzione, sarebbe un problema lontanissimo; meno del 4% del petrolio e dei gas estratti oggi sono destinati alla produzione di plastica. [Fonte PWC, scenario evaluation no data at global scale]

E del fatto che gli imballaggi in plastica si possono facilmente sostituire con altri cosa mi dici?

La realtà è che la plastica può non piacere (ed oggi sembra la causa di tutti i mali), può non essere un materiale “chic”, però ha tali caratteristiche fisiche (resistenza, resilienza e peso) da essere, in molti casi, insostituibile. Oltretutto, in caso di sostituzione, l’impatto ambientale sarebbe ben superiore.

Di recente è nata la bioplastica che può sostituire la plastica, però

Altro mito da sfatare o almeno da ridimensionare perché, purtroppo, nessuno si sofferma sul fatto che da oggi al 2023 la produzione di bioplastiche per imballaggi potrà sostituire meno del 10% di quelle realizzate con plastiche “tradizionali”. Esistono, comunque, già oggi, aree di applicazioni in cui le bioplastiche possono essere positivamente impiegate. [Fonte, European bioplastics, nova-institute (2018)]

Ma è vero che la plastica non è riciclabile, gli imballaggi in plastica hanno un problema di gestione del fine vita?

Assolutamente no: TUTTE le plastiche SONO riciclabili! La sfida è passare da RICICLABILE a RICICLATO. Purtroppo la politica non ha ben chiaro questo passaggio e non sta a me sindacare se per incompetenza o convenienza.

Quindi non è neanche vero che le attuali politiche europee e nazionali bastano per risolvere il problema dell’abbandono dei rifiuti negli oceani.

Come riconosciuto dalla commissione europea, il 90% dei rifiuti plastici, non direttamente prodotti in acqua o sulla spiaggia, è portato negli oceani dai fiumi ed il 90% di questo 90% è attribuibile a 10 grandi fiumi tutti extra europei.

Ultima domanda: è vero che la “plastic tax” può essere lo strumento per orientare e obbligare l’industria italiana, insensibile e pigra, a guardare al green new deal?

Giova ricordare che, l’industria italiana degli imballaggi in plastica è al vertice, se non la prima, impegnata in un percorso di sviluppo e riconversione dei materiali. Aggiungendo la plastic tax, agli effetti della campagna mediatica di demonizzazione/DISINFORMAZIONE, si rischia concretamente una forte contrazione dei fatturati con il rischio di perdite di posti di lavoro.

L’intervista a Massimiliano Bianco

Anche lei ritiene che la Plastic Tax non serva all’ambiente?

E’ una tassa contro l’ambiente: la misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti. L’industria italiana ha investito da tempo nell’economia circolare guadagnandosi la leadership europea attraverso miglior utilizzo delle materie prime, maggiore efficienza nei processi produttivi, meno rifiuti e una positiva percezione da parte del mercato e dei consumatori.

E per il lavoro e la ricerca?

E’ una tassa contro il lavoro e la ricerca perché andrebbe a punire un industria che sta facendo grandi sforzi nella direzione della sostenibilità impiegando importanti risorse per investimenti e innovazione

Quindi conferma che la plastica, oggi non si può sostituire?

Al momento, la plastica, non è comunque sostituibile in numerosi mercati e prodotti, confermandosi la miglior soluzione per l’ambiente. La Plastic tax è una tassa contro i comuni e la collettività.

Le imprese del settore già oggi pagano il contributo ambientale CONAI per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni di euro all’anno. Di questi 350 ​milioni vengono versati ai comuni per garantire la raccolta differenziata

Per concludere?

Direi che è una tassa contro le famiglie perché determinerebbe un aumento medio pari al 10% del prezzo di prodotti di larghissimo consumo contribuendo a indebolire la domanda interna.

In ultima analisi il messaggio deve essere questo: NON TASSATE MA DATE CREDITO A 3.000 IMPRESE CON 50.000 DIPENDENTI E 12 MILIARDI DI FATTURATO: LO RESTITUIRANNO CON GLI INTERESSI, ANCHE ALL’AMBIENTE.