Nasce in Alessandria è promettente corridore ciclista, è al fianco di Fausto Coppi, ha lavorato accanto al padre per costruire biciclette .. e che biciclette!!! ora importante collezionista delle due ruote Papà Vitalio Meazzo arriva nella nostra città dall’Italia nord orientale di passaggio, diretto nel Nuovo Continente, probabilmente a far fortuna. Alessandria avrà certo avuto qualche chance per il nostro viaggiatore, tanto da decidere di risiedere almeno per qualche tempo fra Tanaro e Bormida ; del resto è un bravo contadino, pertanto non trova difficoltà a lavorare. La bicicletta è sempre stata una sua passione: invece di andare nei campi, ingegnoso com’è, decide di diventare meccanico ciclista. « Eravamo in via Marengo, nel tratto fra Spalto Gamondio e via Cairoli .
Era il 1928, mio padre iniziò l’attività e io nascevo, incomincia con le riparazioni: tutto si aggiustava, la bici nuova era una rarità», racconta Giovanni, il quale sin da giovanissimo inizia ad aiutare il genitore nell’attività, come racconta: …
«Ero bambino e già riparavo le camere d’aria» ; prosegue… «Ogni giorno c’era qualcosa di nuovo da imparare, fino alla prima bicicletta fatta con le proprie mani. Il suo fisico è gracile, eppure lo spirito non può ignorare il ciclismo agonistico essendo, ogni giorno, a contatto con le due ruote così, sedicenne, inizia l’attività sportiva ad alto livello. Gli inizi sono entusiasmanti, da dilettante è iscritto alla SIOF di Pozzolo Formigaro, corre a fianco ad importanti nomi di quel tempo, diventa professionista con l’ingaggio dalla Società Ganna di Varese, attraverso la quale ottiene ottimi risultati con la partecipazione al Giro d’Italia, nonché alla Milano Sanremo nel 1950.
La fastidiosa tendinite lo blocca lentamente per cui è costretto a lasciare il mondo delle corse, non disdegna di seguire il padre nella sempre più affermata officina, divenuta una fucina di prestigiose biciclette, tuttora ricercatissime … e chi è fortunato di possedere una MEAZZO non la cede a cuor leggero, nemmeno … per tutto l’oro del mondo. La sua sposa Giovanna , un giorno entra nel laboratorio, come racconta .. « per far riparare le rotelle dei pattini. E mi resta bene impressa l’immagine di quel ragazzino timido che s’intravvedeva appena, nel retrobottega. Avevamo la stessa età».
Franco Montaldo