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Giovedì al Teatro Civico di Tortona c’è “La Donna leopardo” di Alberto Moravia


Ancora un appuntamento col teatro a Tortona: Giovedì  21 novembre alle ore 21 va in scena LA DONNA LEOPARDO dal romanzo di Alberto Moravia con adattamento drammaturgico Michela Cescon e Lorenzo Pavolini.

In scena Valentina Banci, Olivia Magnani, Paolo Sassanelli, Daniele Natali. Impianto scenico, video e luci Diego Labonia, Simone Palma, Claudio Petrucci stylist Grazia Materia, musiche Andrea Farri, cura del movimento Chiara Frigo, assistente alla regia Elvira Berarducci, progetto fotografico Fabio Lovino, regia Michela Cescon.


Produzione TEATRO DI DIONISO e TEATRO STABILE DEL VENETO

con il sostegno di Intesa Sanpaolo e in collaborazione con Fondo Alberto Moravia, Bompiani e Zachar Produzioni srl

         Quattro personaggi: un giornalista-Lorenzo – Colli, il suo editore e le rispettive mogli Nora, creatura inquieta e affascinante e Ada innamorata e tradita, che si trovano ad affrontare un viaggio in Africa, nel Gabon.

Dalle atmosfere borghesi di una Roma conosciuta e notturna – dove le relazioni sono più nascoste e trattenute – all’Africa, che come dice Moravia è «il più nobile monumento che la natura abbia mai eretto a sé stessa», dove tutto diventa vero, senza struttura, esplode: l’uomo tende a dominare, la donna a sottrarsi, il possesso definitivo è impossibile e l’amore, come la vita, è uno stato d’allarme continuo.

         I quattro attori/personaggi si muoveranno in uno spazio grande e libero, senza confini e strutture teatrali che lo delimitano. Non ci sono mura, non ci sono soffitti. Non ci sono oggetti, non si sfiora mai il teatro borghese: gli unici strumenti di rappresentazione sono il corpo e la voce degli attori, impegnati in una performance fisica, che avranno a che fare con strutture modulari, fondali illuminati, luci, ombre, fotografie, video e una forte drammaturgia sonora.

         «Con il testo che lascia sulla sua scrivania in una cartellina blu la mattina della sua morte, Alberto Moravia chiude il cerchio aperto sessanta anni prima con gli Indifferenti. Se nel 1929 la questione che si poneva era quella di “fondere la tecnica del teatro con quella del romanzo” vediamo a quale grado essenziale fosse giunto nel risolverla alla fine del secolo scorso, muovendo i suoi personaggi dalla scena del salotto romano alle rive estreme dell’Africa, dove il gioco di specchi dell’amore coniugale si fa definitivo e accecante come la luce dei tropici.

         Due coppie ingaggiano una danza elegante e brutale, si sfidano allo scambio e alla disgregazione, alla guerriglia mondana e al compromesso di poteri e ruoli – tra moglie, marito e amante, direttore imprenditore e giornalista, colonizzatori e colonizzati – spingendosi nei territori d’ombra inesplorata, fino a restare nudi di fronte a se stessi. Ma sulla scena che non conosce la Storia, dove potremmo vedere improvvisamente un mammuth passeggiare sulla spiaggia, sarà la donna autonoma come un felino a segnare il confine oltre il quale amare significa non capire»

                                                                                     Lorenzo Pavolini

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