Un dipinto di Davide Minetti si distingue in mezzo ad un’infinita moltitudine di altri,
anche simili
L’affermazione del sommario non è lanciata ha caso; trova il suo reale fondamento
nell’esaminare il tratto, nel valutare la figura, anche se, all’apparenza, non è obiettiva.
Il colore e le forme, meritano una considerazione più attenta, soprattutto quando
queste hanno l’impatto, seppure discosto, dalla visione reale, non certo da cercare
nell’esteriorità del dipinto: anzi è, per l’osservatore, un ulteriore motivo per leggere
dentro l’animo più profondo del soggetto raffigurato. E, se per caso questi elementi
dovessero sfuggire, c’è sempre la spontaneità di un forte titolo.
Chi scrive crede fermamente nello studio, nel serio lavoro di questo giovane artista,
del suo talento; pone il pegno su un carattere forte, volitivo, guidato dalla volontà di
far emergere quel senso dell’estetico, anche se parecchie volte non è quello atteso
dall’osservatore. Davide non legge in superficie: va a fondo, nella sincerità, forse
cruda. Il discorso si staglia esattamente in Resolution , in particolare osservando le
gote del suonatore di sax oppure, in misterioso , concentrato nelle dita nervose del
pianista.
Il tema della musica non è dei più facili, eppure da Davide è sentito con impeto, più
volte ripreso nelle sue opere, è entrando entro lo spirito, nello stesso tempo, è parte
della figura ritratta, al fine di ricavare quasi un unico blocco con i suoi sentimenti. Le
composizioni, uscite dalle setole dei suoi pennelli, sono lo specchio del suo modo di
essere severo, prima con se stesso, poi con la realtà circostante.
La posizione dell’artista è, oggi, ad un punto di partenza verso una meta ancora
lontana, certo raggiungibile, magari ancora da scoprire, impiegando passione, studio
e serietà, come continua a comporre le tele.
Franco Montaldo