Paolo Desana divenne senatore nel 1958 e, mentre il suo mandato stava per
terminare, nel 1963 riuscì, con abili manovre politiche, a far approvare una legge
istitutiva delle Doc, la denominazione ad origine controllata dei vini.
“ Quando mio padre-ricorda Andrea Desana- fece approvare la legge sapeva
benissimo che l’Italia era indietro di decenni rispetto ad altre nazioni come la Francia
che in materia ne avevano approvata una già nel 1935. E quella legge cambiò tutto in
quel settore che mio padre amava tanto.”
Negli anni Novanta i riconoscimenti facili di vini doc.
Nel 1966 fu costituito il comitato nazionale per la tutela dell’origine dei vini del quale
Paolo Desana ricoprì la carica di presidente per ventitre anni. Nel 1989, quando cessò
dalla carica, i vini a denominazione di origine controllata erano circa duecento.
“Questo-ha affermato Andrea Desana-nonostante che mio padre non fosse molto
elastico nel concedere i riconoscimenti ai vini, era un uomo di principi. Oggi i vini a
denominazione di origine controllata sono più che raddoppiati ed intorno al vino è
nato un mercato del turismo che conta oltre ottocento milioni di appassionati nel
mondo e che promuove anche i territori di produzione. C’è però da dire che, a partire
dagli anni Novanta, i riconoscimenti della denominazione di origine controllata dei
vini e successivamente con l’aggiunta del termine garantita, sono stati troppo facili.”
E, del resto, l’introduzione del suffisso “garantita” stava a significare la
consapevolezza di avere riconosciuto la denominazione doc in maniera troppo
elastica.
Obiettivo: la costituzione della “strada del vino”.
Fra gli obiettivi che invece si è posto Andrea Desana è la costituzione di una “Strada
del vino e dei sapori del Monferrato casalese.” e della quale dovrebbero fare parte le
cantine vitivinicole, ristoratoti, bar ed agriturismi, bed and breakfast, case vacanze
nonché i produttori di altri prodotti tipici territoriali come il miele, con tutte le
organizzazioni ed altre aggregazioni di appartenenza. Della “Strada del vino e dei
sapori del Monferrato” dovrebbero far parte anche collaborazioni e sinergie fra
pubblico e privato, dai Comuni del Monferrato alla Provincia ad enti come Alexala ed
alla Camera di Commercio di Alessandria. “Una rivista turistica come Lonely Planet-
ha messo in evidenza Andrea Desana-ha realizzato dei servizi sui vini del Monferrato
sottolineando che è il loro momento. Dobbiamo fare in modo, con la costituzione
della Strada del vino e dei sapori del Monferrato che questo si concretizzi,
coinvolgendo i vari attori, anche istituzionali.”
Enrico Mandirola: “Rimasto nella mia azienda vinicola per passione.”
E’ intervenuto quindi nel dibattito Enrico Mandirola, giovane agricoltore di Casasco,
piccolo comune del Tortonese, titolare di una azienda vitivinicola le cui origini
risalgono al 1913 quando il suo bisnonno Enrico acquistò una proprietà di circa 10/12
ettari per la maggior parte coltivati a vite, frumento e mais. Adesso l’azienda è
costituita da circa trenta ettari, 11 coltivati a vigneto, 11 a seminativo, 2 a frutteto e 6
a bosco. Fra i vini prodotti Barbera, Moscato e Timorasso. L’azienda annovera anche
circa quattromila piante di susine, uno dei numeri più alti dell’intera regione.
Enrico Mandirola è laureato in Agraria ed in Enologia ed Enzo Baldon gli ha infatti
chiesto se non avesse ricevuto offerte di lavoro da aziende importanti, anche
dall’estero. Enrico Mandirola ha risposto affermativamente ma ha anche detto che,dopo avere frequentato per qualche tempo la regione francese della Borgogna, ha
fatto prevalere la passione per la sua azienda. Parte della produzione della quale è
rivolta al mercato estero. Enrico Mandirola ha sottolineato come nella sua azienda si
tengano sempre presenti le esigenze ambientali. Al suo interno è stata infatti operata
la scelta di utilizzare materiali riciclabili al cento per cento ed è stato realizzato un
impianto fotovoltaico per l’energia pulita.
Enrico Mandirola ha inoltre spiegato come i fattori che rendono unica la produzione
sono da una parte l’esposizione dei terreni e dall’altra il fatto che, ere geologiche fa,
nella pianura Padana ed anche a Casasco vi era il mare il quale ha lasciato dei
minerali. Questi vengono assorbiti dalle piante ed arricchiscono il vino.
Il Timorasso, un vino bianco anomalo, dal grande presente al notevole futuro.
Riguardo al Timorasso ha evidenziato che si tratta di un vino bianco anomalo sia per
la gradazione, maggiore rispetto ad un bianco tradizionale, sia per il fatto che
migliora invecchiando. “Un gruppo di coltivatori ha creduto nel Timorasso che
adesso ha già un nome, una clientela in continua espansione, ma che potrebbe avere
un grande futuro. In fondo vini come il Barolo od il Brunello, all’inizio, erano ai
livelli del Timorasso. Hanno avuto la fortuna di avere persone che ci hanno creduto.
Lo stesso potrebbe avvenire per il Timorasso.”
Mentre ancora spiegava, sono passati membri dell’associazione “La Frascheta” a
distribuire i bicchieri per la degustazione di Timorasso, prima, e Barbera, dopo,
intervallati da un grissino e dal lavaggio degli stessi bicchieri al fine di togliere il
sapore del primo vino.
La manifestazione si è quindi conclusa con un rinfresco offerto dall’amministrazione
comunale di Pozzolo.