In Piemonte, in
un decennio, è stata quasi del tutto dimezzata la quota di giovani giocatori
ritenuti problematici. Infatti la quota degli studenti con profili di gioco
problematico è scesa sensibilmente, dall’8.8% del 2008 al 4,6% del 2017. Si è
registrata poi una calata anche tra quegli studenti giocatori che rischiano di
sviluppare potenzialmente problematicità: dal 15,7% del 2008 al 12,5% del 2017.
Ogni anno in Piemonte si spendono 6,5 miliardi di euro in gioco d’azzardo,
mentre nel 2018 poco più di 4,5 miliardi per il gioco fisico e 2 per quello
online. Il primato, come in ogni contesto regionale, lo detengono new slot e
VLT, con una percentuale che però è scesa al 64% nel 2018 rispetto all’oltre
70% del 2017.
“Il dato dell’ultimo anno è in
contrazione (in termini assoluti circa 750 milioni in meno in due
anni – dal 2016 al 2018 – introdotti negli apparecchi di gioco) probabilmente
anche grazie al forte impegno che la Regione già da anni ha messo in campo su
questo tema”, ha precisato la Regione in una nota che presenta i dati e annuncia l’avvio di
uno studio GAPS – Gambling Adult Population Survey – che prenderà concretamente
avvio nei prossimi giorni e rappresenta un approfondimento dello studio
nazionale IPSAD®, configurandosi come una tra le iniziative che compongono il
Piano integrato delle attività di contrasto, prevenzione, diagnosi e cura del
gioco d’azzardo patologico (GAP) adottato dalla Regione.
Negli 80 comuni del Piemonte partecipanti, oltre 30.000 residenti tra i 18 e gli 80 anni, sorteggiati casualmente, riceveranno il questionario GAPS, un questionario cartaceo, assolutamente anonimo con una serie di domane. Le informazioni raccolte completeranno il quadro regionale già chiaro grazie allo studio ESPAD, che dirà come, tra gli studenti del Piemonte, si sia effettivamente verificata una diminuzione della quota di studenti con profilo di gioco problematico (4,6% nel 2017) e come resta alta quella degli studenti potenzialmente a rischio (12,5% nel 2017). Ancora un passo in avanti sulla lotta alla ludopatia che conferma come il Piemonte sia tra le principali protagoniste della lotta all’azzardo. Nel 2016, infatti, la Regione ha approvato la legge 9/2016 sulla lotta al gioco d’azzardo patologico, con l’attivazione di numerose e varie azioni per la riduzione delle forme di dipendenza dal gioco.
Una battaglia regionale con un più vasto orizzonte nazionale, voluto dal Governo e dal Movimento5Stelle in particolare, dal momento che Luigi Di Maio ha fatto, della lotta all’azzardo, il suo cavallo di battaglia. Una battaglia contro il settore cominciata con il Decreto Dignità ed il suo contestatissimo articolo 9, e proseguita poi con l’aumento del Preu per il comparto degli apparecchi da intrattenimento e la pubblicazione delle Linee Guida Agcom.
“A oltre due anni di distanza
dall’applicazione di queste norme(dall’estate 2016 la riduzione degli orari
di funzionamento degli apparecchi; dall’autunno 2017 l’applicazione del
cosiddetto “distanziometro”) è di fondamentale importanza capire gli eventuali
effetti di queste normative non solo sui volumi di gioco e di perdite
(sicuramente ridotti nel complesso) ma anche su altri aspetti che definiscono
il fenomeno. La semplice osservazione delle variazioni nei volumi di gioco non
permette infatti di valutare in modo esauriente gli effetti delle misure messe
in campo. Per la Regione è importante,
infatti, capire non solo quanto sia diminuito il denaro investito
dai cittadini piemontesi in gioco d’azzardo, ma anche se e come si sia
modificata la composizione della spesa, quanti siano i piemontesi che giocano e
quali le abitudini più diffuse. “Sappiamo infatti che esistono tipologie di
giocatori molto diversi tra loro, da quelli che giocano raramente piccole cifre
a coloro che giocano assiduamente grosse somme di denaro, a quelli che, per
altri fattori concomitanti, potrebbero essere più a rischio di sviluppare
dipendenza” – si legge
nella nota.
L’idea del progetto GAPS nasce così, con l’obiettivo di acquisire informazioni
di livello locale sulla diffusione del gioco d’azzardo, dei profili di gioco a
rischio e problematico, non solo come unico strumento di monitoraggio ma anche
come la possibilità di offrire un’analisi di possibili effetti innescati da
misure di contenimento dell’offerta attuate sia a livello regionale sia
comunale. Un progetto ambizioso, il cui successo dipende dall’ampiezza e
vastità della partecipazione.