La situazione ha dell’incredibile soprattutto perché, a quanto pare, è avvenuta da parte di un ente – la Polisportiva Derthona – che dovrebbe essere apolitico perché, come noto, lo sport non dovrebbe avere colore né fare discriminazioni.
Ed invece le discriminazioni ci sono state.
Secondo quando riferito dal responsabile di CasaPound di Tortona, Andrea Mantovani, il presidente della Polisportiva Roberto Promutico avrebbe volutamente escluso da un pubblico dibattito coi candidati a Sindaco di Tortona Orazio Barabino, candidato di CasaPound.
Secondo quanto riportato da Mantovani Promutico ha chiaramente detto di “non aver voluto invitare CasaPound in quanto non lo considera movimento politico”.
Se fosse vero sarebbe a nostro avviso un’affermazione di una gravità estrema, detta da parte del massimo rappresentante delle Associazioni sportive tortonese. Un’affermazione meritevole di dimissioni che dovrebbero essere immediatamente chieste da tutte le associazioni che fanno parte della Polisportiva.
Questo è articolo è basato sul comunicato stampa che Andrea Mantovani ha inviato in redazione: se Roberto Promutico avrà qualcosa da dire per giustificare questo suo comportamento, saremmo ben felici di pubblicare il suo scritto.
IL COMUNICATO DI ANDREA MANTOVANI
Quando i “democratici” utilizzano sistemi totalitari.
Ieri sera si è svolto, a #Tortona, l’incontro organizzato dalla Polisportiva Derthona tra i cittadini e i candidati sindaci.
Tra questi ultimi però mancava Orazio Barabino escluso appositamente dall’incontro per volontà del presidente della polisportiva Roberto Promutico, che, durante la serata, ha dichiarato di non aver voluto invitare #CasaPound in quanto non lo considera movimento politico.
La censura, dopo aver colpito altaforte, escludendo la casa editrice vicina a CasaPound dal salone del libro, arriva anche a Tortona. È evidente che si tratta di censura politica.
Noi continueremo sempre a lottare per la nostra idea e per la libertà di pensiero, contro questa mafia, contro l’ipocrisia antifascista e contro la dittatura del pensiero unico.
Andrea Mantovani