Ad allertare la Polizia di Stato circa i presunti episodi di violenza nei confronti di una donna di novantuno anni sono stati i medici del pronto soccorso sanremese che, in più occasioni, avevano prestato urgenti cure all’anziana donna.
La stessa, infatti, accompagnata da familiari, era stata ricoverata al pronto soccorso per svariate ferite lacero-contuse, di cui alcune gravi al punto da necessitare punti di sutura. Venivano anche riscontrate alcune fratture alle mani, forse effetto di uno schiacciamento, ma anche vistose ecchimosi ai lati del collo. Tutte le lesioni avevano fortemente insospettito i medici del Pronto Soccorso, perché palesemente in contrasto con la causa riferita dai familiari che facevano riferimento a ipotetiche e ripetute cadute accidentali. Veniva richiesto l’intervento di personale del Commissariato P.S. di Sanremo per le opportune verifiche e, preso atto del quadro clinico, immediatamente veniva iniziata un’attività di indagine sui presunti autori delle lesioni e dei maltrattamenti di cui la donna era stata vittima.
Dai racconti della donna e dall’ascolto di quanti erano a conoscenza delle abitudini dell’anziana, emergeva subito che gli episodi di maltrattamento erano riconducibili all’interno del nucleo familiare, ed in particolare alla figlia sessantenne.
Quest’ultima, in più occasioni ed anche in strada, era stata notata trattare la madre in modo brusco (ad esempio strattonandola, offendendola anche in presenza di estranei, portandola in giro con abiti leggeri inadeguati al clima invernale). In più occasioni la figlia era stata notata trattenersi, anche per molto tempo, in alcuni bar sanremesi e, così facendo, di fatto costringendo anche l’anziana madre ad accompagnarla e presenziare contro la sua volontà all’interno dei locali.
Grazie all’attività della Polizia di Stato, che ha documentato le reiterate e gravi omissioni nel curare la madre, considerate anche le lesioni provocate e la inevitabile soggezione psicologica e fisica cui l’anziana donna – non completamente autosufficiente – era sottoposta, il Pubblico Ministero richiedeva al Giudice la misura cautelare del divieto di avvicinamento, per il reato di maltrattamenti in famiglia.