Da più parti si sostiene che l’inquinamento e i cambiamenti climatici sono colpa dell’uomo. Dietro questa considerazione si è sviluppata, negli ultimi cinquant’anni, un’ideologia nichilista e contraria alla vita che ha varato piani massicci di riduzione delle nascite e programmi di austerità per i Paesi poveri, favorendo la cultura dello scarto e moltiplicando le vittime. In realtà bisognerebbe meglio precisare la vera origine dei fattori inquinanti. Anche perché gran parte dell’umanità, più che essere responsabile dell’inquinamento, ne rappresenta la vittima. Non vi sono dubbi sul fatto che la principale forma di inquinamento del pianeta è generata dal consumo di combustibili fossili, e cioè carbone e petrolio, i più sporchi e inquinanti del mondo. Pochi hanno un’idea delle dimensioni di questo consumo. Per trasporti e produzione di energia si consumano quotidianamente circa 100 milioni di barili di petrolio, che equivalgono a 15 miliardi e 900 mila litri di petrolio bruciati ogni giorno. Miliardi di piccoli fuochi che emettono una quantità gigantesca di gas tossici. Per non parlare dell’uso del carbone, che continua ad essere la fonte più utilizzata per la produzione di energia elettrica. I consumi annuali ci dicono che ne bruciamo più di 5.000 milioni di tonnellate (Mtce) all’anno. Il carbone è la fonte di energia fossile più vecchia e inquinante. Circa il 45% dei gas inquinanti provengono dalla sua combustione. A parità di energia prodotta, le emissioni di gas inquinanti prodotte dal carbone sono del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale. Sarebbe dunque fuorviante attribuire all’uomo la responsabilità dell’inquinamento dell’aria e dell’incremento delle temperature. L’uomo, di questa situazione, rappresenta anzi la prima vittima, soprattutto se povero. La responsabilità va ricercata principalmente in coloro che continuano a speculare sull’utilizzo dei combustibili fossili, i cui benefici sono molto minori rispetto ai danni che stanno portando all’uomo, alla società e al pianeta. A questo proposito ha scritto Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’: «Molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici. Ma molti sintomi indicano che questi effetti potranno essere sempre peggiori se continuiamo con gli attuali modelli di produzione e di consumo. Perciò è diventato urgente e impellente lo sviluppo di politiche affinché nei prossimi anni l’emissione di biossido di carbonio e di altri gas altamente inquinanti si riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile». Sostituire quanto prima i combustibili fossili, questa è la priorità. Solo nel campo dei trasporti basterebbe decidere di sostituire in pochi anni tutto il parco auto, moto, bus, tir, ed anche navi e aerei, con motori ibridi ed elettrici. L’occupazione e la produzione nelle industrie crescerebbe enormemente. I consumatori potrebbero godere di incentivi e sconti per sostituire l’auto o la moto, tutti ne guadagnerebbero perché si ridurrebbe di molto l’inquinamento atmosferico e di conseguenza le malattie da esso generate. Insieme alla riduzione dell’inquinamento da gas di combustione bisognerebbe incrementare i piani di riforestazione, soprattutto nelle regioni aride ai margini del deserto del Sahara. Progetti di questo tipo potrebbero essere finanziati e sostenuti proprio dai Paesi che, negli ultimi decenni, sono stati i maggiori esportatori di petrolio nel mondo. Sarebbe una sorta di compensazione ambientale, un modo per rinfrescare il pianeta, ricreare un ciclo di piogge conquistando territori che, da aridi e sabbiosi, potrebbero tornare ad essere verdi e coltivabili. Insomma, un altro mondo è possibile. Anche in assenza di una volontà politica condivisa, non si potrà prescindere dall’urgenza per il bene dell’umanità e del pianeta.
Antonio Gaspari, www.frammentidipace.it