“Speruma che suta el capè et posi truvè anchasi la testa” (speriamo che sotto il cappello tu possa trovare anche la testa, o meglio la saggezza). Sono le parole pronunciate da mamma Borsalino quando il figlio Giuseppe nel 1848 ha palesato il desiderio di partire, da Precetto, per raggiungere la vicina Alessandria, ad imparare il mestiere di cappellaio.
Dunque, la frase è rimasta impressa. Sarà stata pronunciata per ironia? Per convinzione? È impossibile saper la verità, però ha portato fortuna a questo figlio, capace di sfruttare le sue doti, creando un impero industriale.
Nessuno di noi ha udito le autentiche parole, forse vere, forse consegnate alla legenda, tuttavia è carino credere nell’autenticità, pronunciate in una situazione reale, spontanee per una mamma tanto apprensiva, come Rosa Veglio.
Giuseppe nasce il 15 settembre 1834, compiuti i quattordici anni, lascia il Paese, portando con sé nulla, solo la ricerca di un avvenire, in un centro di maggiori dimensioni, lontano dai campi, per realizzare le sue capacità.
Alessandria è importante economicamente, è la seconda città del Piemonte, ha un’economia agricola, pochi sono gli artigiani, una situazione con difficoltà a trovare lavoro; in famiglia c’è buona accoglienza, soprattutto il mangiare non manca, eppure il giovane ha la ferma intenzione di lasciare papà Giuseppe Renzo per metter alla provare le sue attitudini.
La città lo accoglie in un periodo discretamente florido, alla fortuna occorre aggiungere la volontà, l’intelligenza, la costanza, la capacità di apprendere, elementi di cui il nostro Giuseppe è ben dotato.
Il giovane, con il tempo, crea un piccolo laboratorio; già al compimento del ventitreesimo anno, è titolare di un’aziendina, seppure a livello artigianale, di tutto rispetto.
Le commesse, ossia gli ordini, arrivano per l’ottima qualità del prodotto ove la resistenza è accompagnata dalla leggerezza, quale marchio di forza dei cappelli Borsalino, richiesti quasi da ogni parte del mondo.
Giuseppe abbandona questa terra nell’anno 1900, a soli 66 anni.
Lascia in eredità, al figlio Teresio, un’industria avviatissima, con oltre settecento dipendenti, una produzione annuale di oltre settecento mila cappelli.
Franco Montaldo