In data 28 gennaio si è verificato un increscioso episodio, che dimostra una volta di più quanto la considerazione che Trenitalia sembra avere nei confronti di coloro che essa definisce “suoi clienti”.

Innanzitutto la nuda esposizione dei fatti.


Causa un guasto a una porta il Treno RV2518 Genova Brignole – Torino Porta Nuova è soppresso.

I viaggiatori di tale treno hanno le seguenti soluzioni alternative: chi è diretto ad Alessandria, Asti e Torino può utilizzare l’IC510 in partenza da Genova Brignole alle 15.30, mentre chi è diretto a Ronco Scrivia e ad Arquata Scrivia può utilizzare il R21154 delle 15.20.

In entrambi i casi il danno conseguente alla soppressione è dell’ordine dell’ora di ritardo rispetto all’orario di arrivo previsto.

Ben diversa è la situazione per i viaggiatori diretti a Novi Ligure, che hanno come primo treno utile il RV2522 delle 16.21, ciò che comporta un danno di due ore di ritardo.

La soluzione più logica sarebbe stata quella di garantire la fermata straordinaria dell’Intercity a Novi Ligure, ma alla mia richiesta effettuata presso lo sportello “Accoglienza Viaggiatori” ha fatto seguito un fermo diniego. Di conseguenza, i viaggiatori diretti a Novi Ligure sono giunti a destinazione con due ore di ritardo.

Ovviamente, lo stesso discorso vale per i viaggiatori in partenza da Novi Ligure diretti a Torino, che avrebbero dovuto arrivare alle 16.30, avrebbero potuto arrivare alle 17.40 (se fosse stata concessa la fermata dell’IC) e sono invece arrivati alle 18.30.

Ora alcuni commenti.

È inaccettabile che una ditta, qualunque essa sia, nel momento in cui essa stessa è causa di un danno alla sua clientela, non cerchi di limitare il più possibile gli effetti negativi da esso derivanti.

In un momento in cui si fa tanto parlare di analisi costi-benefici, quali sarebbero stati i costi e i benefici conseguenti alla concessione di tale fermata straordinaria?

Costi: un allungamento del tempo di percorrenza di circa 3’, completamente assorbiti da una traccia incredibilmente dilatata rispetto alle potenzialità della linea (nella tratta Alessandria – Torino ha un tempo di percorrenza di 5′ superiore a quello del RV).

Benefici: per una cinquantina di persone si sarebbe limitato il danno a un’ora di ritardo anziché due. Credo che non si debba essere esperti di economia dei trasporti per capire quale delle due soluzioni sarebbe stata la più conveniente per la collettività.

In tutta la mia lettera ho parlato espressamente di “danno”, e non di “disagio”, come nel lessico ferroviario in relazione a tali eventi.

Bisognerebbe che i dirigenti di Trenitalia forse capissero meglio che arrivare a destinazione due ore dopo comporta un totale sconvolgimento dei programmi della giornata. Se si verificano ripercussioni sul piano lavorativo (nel mio caso ho perso due ore di lavoro e ho dovuto disdire un appuntamento) si tratta di danni materiali, quantificabili anche dal punto di vista economico, mentre se si hanno ripercussioni sulla vita personale e familiare si tratta di danni morali, non direttamente quantificabili, ma certamente non meno rilevanti dei primi.

Ma evidentemente al dirigente che ha negato la fermata dell’IC a Novi Ligure tutto questo non interessa.

Con profonda amarezza.

Riccardo Leardi