Così il Verbano-Cusio-Ossola rimane in Piemonte. Se Chiamparino esulta dicendo “La comunità del VCO ha dimostrato saggezza e responsabilità, respingendo una proposta illusoria che avrebbe messo seriamente a rischio le certezze e quindi le prospettive di quella provincia”, in realtà un referendum fallito che non raggiunge il quorum non esprime né saggezza nè responsabilità. Esprime solo il menefreghismo di una società che calpesta quel diritto di voto che è espressione di un libero pensiero, un dovere prima ancora che un diritto.
Ieri alle urne si è presentato solo il 33,2% degli aventi diritto, che ha peraltro votato per il cambio di regione a stragrande maggioranza. I sì sono stati l’82,93%, contro il 17,07% di no.
Così, in una società fatta di grandi esperti da bar sulle partite di campionato o sul crollo del Ponte Morandi, passando attraverso il revisionismo delle inchieste giudiziarie e le scie chimiche, quando si tratta invece di far valere la propria opinione nelle sedi deputate attraverso un referendum, si dimostra una volta di più pregna di quell’ignavia oramai dilagante in ogni strato sociale e di età. Confermando per l’ennesima volta che è molto più facile alzare la voce su internet che le chiappe da davanti al computer.
“È stata comunque una pagina di storia” commenta l’ex senatore Zanetta, promotore del referendum. Peccato che sia una pagina davvero triste, per le modalità con cui è fallita.
Forse la provincia di Alessandria è più saggia e il referendum per il passaggio in Lombardia nemmeno prova a farlo. Tanto i politici lo sanno: possono dormire sonni tranquilli, contando le pecore (e i pecoroni) che, comunque vada, li voteranno ugualmente.