Le parole dell’assessore alla sanità regionale Saitta, a quanto pare hanno partorito l’ennesimo granchio, forse emerso da una fervida fantasia che, per quanto riguarda la nostra zona, infatti, non corrisponde alla realtà: questa volta si è trattato di un cesareo.

L’annuncio in pompa magna risale a poco tempo fa e riguarda alcuni importanti indicatori fissati a livello ministeriale, che nell’intento dell’assessore dimostrerebbero come in Piemonte siano migliorate qualità e sicurezza della sanità.

“Si dimostra” – ha affermato l’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta – “che la qualità della sanità piemontese sta migliorando e quindi aumenta la sicurezza per i pazienti.” Tra i vari parametri sotto osservazione del Ministero ed enfatizzati da Saitta, il contenimento del ricorso al cesareo: il comunicato stampa evidenzia come la proporzione di parti con taglio cesareo sarebbe scesa dal 26,7% al 19,0%.(1)

Ma dove? A Torino, forse. Qui, nelle terre dimenticate del basso Piemonte, il punto nascite di Novi Ligure, eletta eccellenza a discapito di Tortona, ha aumentato il numero di interventi con taglio cesareo invece di diminuirli! Addirittura sono ancora di più rispetto al 2012, ultimo anno prima dello “scippo” ai danni di Tortona, con la chiusura del polo neonatale.

La scelta di Novi Ligure a discapito di Tortona oltre a rivelarsi antieconomica, dimostra di andare contro gli stessi enunciati per i quali è stata motivata: partorire in sicurezza. Questo fattore deve tassativamente ritornare al centro dell’attenzione della politica.

 

I dati

Il regolamento del Ministero della Salute sugli standard quantitativi e qualitativi dell’assistenza ospedaliera fissa al 25% la quota massima di cesarei primari per le maternità con più di 1000 parti annui e 15% per le maternità con meno di 1.000 parti annui.

La struttura di Novi Ligure nel corso dell’anno 2015 ha assistito 758 parti di cui 261 avvenuti con taglio cesareo (34,4%), mentre a Casale, per fare un esempio, nello stesso periodo i parti sono stati 417 e i tagli cesarei 144 (34,5%).  Percentuali sovrapponibili, stessa incidenza, stesso debordo dagli standard previsti.

Una fantasiosa narrazione che emerge in tutta la propria evidenza nel riprendere, a distanza di cinque anni, la Conferenza Unificata Stato-Regioni atto n.137 (2) da cui iniziò il tutto:

“Nei punti nascita con un numero di parti inferiori a 500, privi di una copertura di guardia medico-ostetrica, anestesiologica e medico-pediatrica attiva h24, sarebbe ragionevole attendersi una minore prevalenza di patologie, invece si eseguono più cesarei, mentre nelle unità operative più grandi e di livello superiore, il tasso di cesarei è molte volte inferiore”.

Inoltre il documento stigmatizza le possibili “carenze strutturali, tecnologiche ed organizzativo – funzionali, quali organizzazione della sala parto, preparazione del personale, disponibilità dell’équipe ostetrica completa, del neonatologo e dell’anestesista h24”nelle strutture con meno di 500 parti annui.

 

La situazione al 2012

Il documento “ASL AL valutazione sulle performance 2013” evidenzia come il punto nascita di Novi nel 2012 presentasse la percentuale più alta di tagli cesarei di tutto il distretto: 31,6%, contro il 25,8% di Tortona.

Andrebbe anche ricordata l’esistenza a Novi di una sala operatoria situata in un piano diverso dell’edificio rispetto alla sala parto, cosa che rende complicatissimo un eventuale intervento di assoluta urgenza, in barba alle “carenze strutturali, tecnologiche ed organizzativo – funzionali” tanto care alla Conferenza Stato-Regioni.

Certo, a rileggere il documento sulle performance si potrebbe avere l’impressione che l’ASL AL nel 2013 abbia parteggiato per Novi, enfatizzandone “il trend virtuoso iniziato nel corso del 2013 e progressivamente migliorato fino ad arrivare agli ultimi due mesi dell’anno con una percentuale di cesarei primari pari al 25,8% (dato di partenza 2012: 31,6%, dato annuale 27,8%) che prosegue anche nel 2014 con un dato complessivo del primo trimestre di 18,8% cesarei primari sul totale dei parti”. Una domanda capziosa: perché difendere a spada tratta Novi Ligure, quando a Tortona il ricorso al cesareo era già in sostanza allineato con i limiti ministeriali, la struttura era maggiormente adeguata e la sala parto era adiacente al blocco operatorio? Non si è andati contro i dettami del Ministero della Salute, scegliendo di spostare il punto nascite a Novi?

 

Il tempo, inoltre, non è stato galantuomo, e ha pienamente sconfessato le rosee previsioni dell’ASL AL. Nel 2015 la percentuale di cesarei a Novi è andata ben oltre l’esito auspicato, assestandosi al 34,4% e di questo sforamento la Regione Piemonte ne è pienamente a conoscenza, poiché riporta tale informativa nell’“Avviso pubblico per il conferimento di incarico di Dirigente Medico Direttore di Struttura Complessa Ginecologia ed Ostetricia (PO Novi Ligure)” pubblicato nel bollettino della Regione al riferimento BU48 01/12/2016. (4)

 

Chiedere la riapertura del punto nascite si può?

 I vizi dei provvedimenti che hanno portato al trasferimento del punto nascite violano, fra le diverse norme, gli articoli 32 e 97 della Costituzione Italiana; non solo viene violato il diritto fondamentale alla salute, che non può essere compromesso per contenere la spesa pubblica, ma i dati evidenziano come la scelta di Novi Ligure a discapito di Tortona abbia ignorato i principi di efficacia ed efficienza cui dovrebbe soggiacere la pubblica amministrazione, oltre a vari motivi che evidenziano la violazione o falsa applicazione di norme di legge, al vizio di eccesso di potere (avendo anticipato al 30 aprile la chiusura inizialmente prevista per il 30 giugno 2013), oltre alle carenze d’istruttoria (relazione dei tecnici che indicava Tortona come struttura migliore.)

I termini per il ricorso al TAR sono scaduti abbondantemente, insieme a quelli per il ricorso straordinario al Capo dello Stato. Anche i termini per richiedere l’annullamento d’ufficio sono decorsi. Peraltro nella Riforma Madia del 2015 parrebbe non sia prevista alcuna decorrenza dei termini per richiedere la revoca dell’atto aziendale che ha soppresso il punto nascite a Tortona.

Sembrerebbe percorribile la strada di un’istanza di riesame all’amministrazione in modo da poter correttamente considerare se i nuovi fatti sopravvenuti, il mutamento dello stato di fatto o una nuova valutazione dell’interesse pubblico siano preponderanti rispetto alla conservazione dell’atto. Certo, l’assenza di riferimenti a un termine nella disposizione sulla revoca va considerata una lacuna del nostro ordinamento e la sua applicabilità andrebbe confermata da un legale; questa, peraltro, potrebbe rappresentare l’ultima speranza di riportare il punto nascite a Tortona, un fattore chiave per invertire la rotta attuale e riappropriarsi delle sorti dell’ospedale cittadino.

Annamaria Agosti



(1)http://www.regione.piemonte.it/pinforma/sanita/2114-migliora-la-qualita-e-la-sicurezza-della-sanita-piemontese.html

(2) http://www.statoregioni.it/dettaglioDoc.asp?iddoc=30072&idprov=9075&tipodoc=2

(3)http://www.aslal.it/allegati/ASLAL_RELAZIONE%20SULLA%20PERFORMANCE_2013_140627114436.pdf

(4)http://www.regione.piemonte.it/governo/bollettino/abbonati/2016/48/attach/co_azienda%20sanitaria%20locale%20al_2016-11-23_56921.pdf