È arrivata presto ad una conclusione l’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Imperia, avviata a seguito della notizia di rapina in abitazione consumata nella mattinata del 15 ottobre scorso. La prima segnalazione del fatto al 112 NUE riferiva di aggressione da parte di due sconosciuti nei confronti di un uomo, addetto alla cura di abitazione isolata situata su Capo Berta, al confine tra i comuni di Imperia e Diano Marina.
I primi a raggiungere il luogo dell’evento erano i militari della Stazione di Diano Marina e quelli del Nucleo Operativo, che acquisivano dall’interessato i preliminari elementi sulla dinamica dei fatti: dalle dichiarazioni era emerso che la vittima, dopo essere giunta all’abitazione di buon’ora, trovava tre soggetti ad attenderlo, con volto travisato, che – dopo averlo afferrato – lo inducevano ad aprire le porte della casa, facendosi condurre nei vari ambienti perché indicasse cassaforte e sala server, dove le telecamere di videosorveglianza registravano. Dopo di ciò lo portavano in una delle stanze della casa, dove restava impaurito per circa tre ore, quando – una volta constatato l’allontanamento degli aggressori – ne usciva e richiedeva i soccorsi. Gli autori del reato, nel frattempo, avevano asportato il sistema di registrazione delle immagini ed aperto la cassaforte, asportando il contenuto. L’intervento del Nucleo Investigativo permetteva di svolgere un attento sopralluogo della scena del crimine; alcuni particolari lasciavano, tuttavia, emergere qualche dubbio sulla narrazione degli eventi: la casa non completamente rovistata, le modalità di apertura della cassaforte, l’assenza di ulteriori, significative tracce. Immediatamente i militari provvedevano a raccogliere le dichiarazioni dell’uomo, per poi sentire il proprietario che casualmente lo stesso giorno sarebbe arrivato dall’Inghilterra. Il proprietario precisava di avere sempre con sè le uniche chiavi esistenti della cassaforte, e di aver provveduto a chiuderla quando aveva lasciato la casa circa un mese addietro. All’interno aveva lasciato 4500 euro circa in contanti. Dopo alcuni approfondimenti sulla personalità e sulla vita privata del custode dell’abitazione, avuto contezza di un periodo di difficoltà economiche che stava attraversando, i militari del Nucleo Operativo rappresentavano tutti gli elementi raccolti all’A.G. che delegava un interrogatorio.
All’esecuzione dell’atto di P.G. assisteva il difensore di fiducia, e nel corso dell’attività si provvedeva a contestare a M.B. tutte le incongruenze sulle sue dichiarazioni: questi, infine, confessava di aver inscenato la rapina per giustificare la sottrazione del denaro che casualmente aveva trovato nella cassaforte dimenticata aperta o, forse, aperta con una copia delle chiavi. Per lui adesso seguirà un processo per furto aggravato e simulazione di reato.