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Sul cantiere di Pozzolo e a Cascina Romanellotta con l’Osservatorio Ambientale per verificare la situazione dello smarino

Il 27 settembre l’Osservatorio Ambientale ha accompagnato in sopralluogo l’amministrazione del Comune di Pozzolo Formigaro (AL) presso la galleria artificiale di Pozzolo e il sito di deposito delle terre da scavo Cascina Romanellotta.

Per l’OA erano presenti il presidente Claudio Coffano con Federica Torazza (Provincia di Alessandria) e Andrea Carpi (Regione Piemonte), coordinatori rispettivamente del Gruppi di lavoro idrogeologia e amianto; Donatella Bianchi di Arpa Piemonte, sindaco e vicesindaco di Pozzolo, Domenico Miloscio e Felice Pappadà, con i consiglieri comunali; Mariano Cocchetti per RFI, la direzione lavori di Cociv e componenti dello staff del Commissario per il Terzo Valico.

Il cantiere

La visita ha preso avvio dai lavori sul tratto di linea in galleria artificiale: qui sono state illustrate le tecniche di scavo, impermeabilizzazione e ritombamento. Su una lunghezza di 2 chilometri, 1,6 km vengono realizzati con tecnica cut-and-cover (taglia e copri), cioè con scavi “a cielo aperto”, la parte restante con il metodo cosiddetto Milano, che prevede prima la realizzazione di diaframmi e soletta di copertura e poi lo scavo a foro cieco con rivestimento delle pareti. In quest’area non sono presenti terre che possono contenere amianto.

Particolare attenzione da parte dei presenti è stata posta sull’aspetto idrogeologico: l’Osservatorio Ambientale ha illustrato le misure implementate per ridurre il rischio d’impatto sulle falde acquifere, che sono oggetto di monitoraggio continuo. A oggi non si sono verificati fenomeni di isterilimento, così come non stati coinvolti i pozzi a uso agricolo.

Lo stato di avanzamento complessivo del cantiere ha raggiunto il 75 per cento.

Il sito di deposito

Tappa successiva del sopralluogo, Cascina Romanellotta, nelle due aree del deposito intermedio e della cava.

Al deposito intermedio vengono conferite le terre da scavo delle Tbm, suddivise in aree distinte, una per ciascuna delle quattro Tbm utilizzate sul Terzo Valico. Queste terre arrivano al deposito dopo essere state classificate come sottoprodotto – cioè riutilizzabili all’interno della stessa opera o per interventi di riqualificazione ambientale – e permangono fino a compimento del processo di biodegradazione dei tensioattivi di cui sono addizionate in fase di scavo per facilitare l’avanzamento della fresa, dopodiché vengono trasferite al sito di deposito definitivo. Il processo è soggetto a controlli incrociati svolti da laboratori terzi incaricati da Cociv e da Arpa, sulla base di un’intercalibrazione delle rispettive procedure di campionamento e analisi effettuata anche su input del Commissario di governo.

Per evitare qualunque contaminazione delle acque durante la biostabilizzazione delle terre, il deposito intermedio è totalmente impermeabilizzato e dotato di sistemi di raccolta e depurazione (filtraggio) delle acque comprensivi di uno stadio di ultrafiltrazione per garantire assenza di eventuali fibre di amianto nello scarico finale. A ulteriore sicurezza, è attivo il monitoraggio dell’aria per individuare l’eventuale presenza di fibre di amianto aerodisperse. Finora, non sono stati rilevati valori soprasoglia (1 fibra al litro).

La visita si è conclusa presso la zona cava apri-chiudi, da cui viene estratto materiale destinato ai cantieri piemontesi del Terzo Valico, passando per l’impianto di frantumazione che si trova all’interno del sito. Il vuoto di cava viene riempito con materiali provenienti dai lavori di scavo e successivamente restituito a uso agricolo. Anche in quest’area sono presenti le centraline per il controllo dell’amianto aerodisperso.

 

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