Carissimo Direttore,
mi rivolgo a Lei per capire cosa è mai capitato alla nostra vecchia Tortona; utilizzo marcatamente il termine “vecchia” perché è così tale l’abbandono e la dissoluzione dell’anima dei suoi abitanti, che pare di vedere un’anziana signora, raggrinzita e curva sui suoi anni, seduta su una sedia, come se si fosse arresa e che osserva il mutarsi di quello che la circonda, senza ormai non farne più parte, come dimenticata.
Cosa rimane di Ella? Pochi negozi storici che resistono strenuamente al degradamento e al declassamento, dove invece città del terzo mondo risalgono con maggiore velocità lo sviluppo, mentre noi siamo condannati al decadimento, che porta inesorabilmente allo smorzamento della vitalità.
Dov’è finita la Grande Via Emilia? Quando i colori dei negozi racchiudevano il cuore pulsante di una città allegra; dove il vociare dei giovani si mescolava alle urla improvvise dei più piccoli, che spezzava il dialogo fatto in compagnia di amici incontrati casualmente nelle lunghe passeggiate serali dopo cena o durante il fine settimana, in cui si parlava serenamente di un futuro che era di tutti noi. Oggi invece la si percepisce fredda, spenta, come quella vecchietta, i cui occhi hanno visto generazioni di persone crescere speranzose e che ora anche quel sentimento pare se ne sia andato.
Non esiste più centro, tutto decentrato; non esiste più sicurezza, tutto lasciato alla sorte di chi incontri la notte; non esiste più la moralità del cittadino, tutto è concesso; non esiste più il cambiamento, tutto è uguale; non esiste più la volontà.
Vorrei che si tendesse la mano alla nostra vecchia, per sorreggerla nell’alzarsi dalla sedia, per farla camminare, per farle capire che la strada, anche se in salita, assieme, è possibile percorrerla, per farle sentire che ancora c’è qualcuno che crede ad un possibile cambiamento; ma chiedere oggi al tortonese domani come sarà, Lui non ti risponderà ma inarcherà le spalle e aprendo le braccia , volgerà lo sguardo verso il cielo, come se la risposta cadesse da lì, perché dentro noi non ne abbiamo.
Lettera Firmata