È terminata con l’applicazione della misura cautelare in carcere la vicenda di S.V., indagato per i reati di danneggiamento seguito da incendio (in concorso con la sua compagna A.D.S., che gli aveva fatto da “palo”) e tentata estorsione continuata.
Il soggetto, neanche un mese fa, per “convincere” le sue vittime ad assecondare le sue richieste economiche, aveva appiccato il fuoco a un portone di Via Belgrano ove le stesse hanno uno studio professionale, dopo averle precedentemente più volte minacciate.
Per tali fatti, la Polizia di Stato di Imperia aveva eseguito un fermo in provincia di Genova, ove il predetto si era “rifugiato”; il GIP genovese, pur valutando gravi gli indizi a carico del fermato per il reato di tentata estorsione continuata, aveva ritenuto sufficiente a fronteggiare il pericolo di recidiva la misura dell’obbligo di dimora e di presentazione alla P.G. anziché la più grave misura della custodia cautelare in carcere.
Tuttavia, quel giudice ha trasmesso il fascicolo, per competenza territoriale, all’A.G. imperiese ed il p.m. di Imperia ha richiesto (e stavolta ottenuto) dal locale GIP l’applicazione della misura cautelare in carcere.
Decisivi sono stati, al riguardo, gli accertamenti delle violazioni della prima misura emessa nella provincia di Genova, dato che il soggetto è stato in più di un’occasione fermato fuori dal territorio del comune ove aveva l’obbligo di dimorare.
Alla luce di queste sopravvenute circostanze e sulla scorta del provvedimento emesso dal GIP di Imperia, nella tarda serata di ieri gli agenti della Squadra Mobile di Imperia, che fin dall’inizio avevano seguito l’indagine, hanno eseguito la misura cautelare in carcere e tradotto il reo nella casa circondariale di Genova/Marassi.