Abbiamo appena concluso i corsi d’italiano per migranti in Alessandria, a Fubine e in cinque Comuni della Bassa Valle Scrivia. Sono scuole popolari ultradecennali e funzionano ad opera dei volontari dell’Associazione Verso il Kurdistan.
Accanto ai corsi di prima accoglienza, abbiamo avviato i corsi di A1 e di A2 per il conseguimento dell’attestato utile ad ottenere la carta di soggiorno, e, a Sale, in collaborazione con il CTP, anche i corsi per il conseguimento della licenza media.
I nostri corsi si rivolgono a donne e uomini migranti e non, e, da sempre, hanno avuto carattere totalmente gratuito, così come prevede anche la nostra Costituzione.
In questo modo, l’Associazione onlus Verso il Kurdistan, che svolge cooperazione internazionale e lavora, da anni, con migranti e rifugiati, cerca di costruire, non muri, ma ponti di speranza.
Per noi, speranza, sono queste nostre scuole d’italiano per persone che vengono da lontano, da luoghi di povertà e di sofferenza, in cui le condizioni di vita sono disperate, per chi fugge da guerre e persecuzioni, donne e uomini che quando arrivano qui si adattano spesso a fare lavori che noi disdegniamo.
Il nostro modello è quello di una scuola popolare dove non s’impara solo l’italiano, ma un luogo dove si discutono e si affrontano i problemi che i migranti incontrano ogni giorno e, tutti insieme, si tenta di risolverli.
Scriveva Don Milani nella sua famosa “Lettera ad una professoressa”, nel mitico sessantotto di cui celebriamo quest’anno mezzo secolo: “Ho scoperto che il mio problema è anche quello degli altri. Uscirne tutti insieme è politica, uscirne da soli è avarizia”. Vale a dire il più meschino e triste dei vizi.
Un ringraziamento sincero, non formale, va fatto a tutti gli insegnanti volontari che, con il loro sforzo e il loro sacrificio, ci hanno permesso di realizzare questa straordinaria esperienza di solidarietà, veri e propri “medici scalzi” dell’era moderna e va fatto ai Sindaci e a quei Comuni che hanno creduto in questi progetti fin dall’inizio.
Ma questa esperienza, solo se viene allargata e fatta propria da tutta una popolazione, solo se riesce ad aprirsi, potrà avviare un discorso di relazione, di conoscenza, di condivisione, di parità, reciprocità, mutuo riconoscimento tra persone e “culture” diverse, che s’incontrano. Altrimenti, resta più che mai attuale il motto di Don Gallo: “Tu sei chi escludi”.
Antonio Olivieri – Associazione per il Kurdistan