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Quando non si rispetta il dolore dei genitori di fronte alla morte di un figlio, c’è da chiedersi quanto valore abbia l’informazione oggi…


Ieri siamo stati il primo giornale in assoluto che ha dato notizia della morte di Stefano, il seminarista di di 29 anni di Tortona che si è suicidato impiccandosi nella casa dei genitori ed è stato scoperto dalla mamma.

Essendo i primi, in  QUESTO ARTICOLO abbiamo cercato di far capire, a tutti gli altri colleghi giornalisti che avrebbero dato la notizia dopo di noi, l’importanza di rispettare il dolore di due genitori che hanno visto morire il loro unico figlio. Abbiamo volutamente omesso il cognome del giovane, l’indirizzo di casa, ed evitato di pubblicare foto che lo ritraevano se non una di gruppo dove lui è insieme ad altre 50 persone.

Lo abbiamo fatto per rispetto del dolore dei genitori e abbiamo scritto che non ci interessa cosa faranno gli altri giornali perché noi crediamo che questo sia un modo per avere rispetto del dolore di chi, adesso, sta soffrendo per la sua scomparsa.

In qualche modo speravamo, con questa frase, di lanciare un segnale agli altri colleghi giornalisti, per far capire che la notizia di fronte al dolore delle persone non può essere data nuda e cruda e che a volte, anche l’informazione, deve avere rispetto o forse anche pietà del dolore umano.

A nostro avviso scrivere il cognome del giovane, dove abitava e pubblicare il suo volto – visto che si è trattato di un suicidio (che tra l’altro rientra nella sfera privata) e non di un fatto inevitabile come un incidente stradale  – nulla aggiunge ad un episodio di una tristezza assoluta. Queste sono informazioni che per per noi si sarebbero potute omettere.

E lo si poteva fare proprio per dare un segnale forte, per far capire che di fronte a certi episodi, noi giornalisti sappiamo comprendere il dolore e che quando scriviamo certe cose, e pubblichiamo certi articolo, è perché siamo – in qualche modo – siamo costretti a farlo.

Purtroppo stamattina, scorrendo i giornali cartacei e online, dobbiamo rilevare che non tutti hanno seguito questo “consiglio” e che in diversi hanno pubblicato nome e cognome del giovane, la via dove abitano i genitori ed è successo il fatto. Qualcuno ha anche pubblicato la sua  fotografia tratta dal profilo Facebook. E spiace che a farlo siano stati alcuni giornali importanti e pure uno vicino alla Diocesi di Alessandria.

Per carità, ogni giornale è libero di scrivere e fare informazione come meglio crede e come ritiene più opportuno. Noi  rispettiamo le scelte dei colleghi ci mancherebbe altro, ma questo è un modo di fare informazione che non ci appartiene.

E lo vogliamo dire in questo articolo, affinché non veniamo accomunati con altri giornali che fanno un altro tipo di informazione.

Noi siamo diversi.

Noi crediamo che i valori umani siano importanti e che il diritto di cronaca e il rispetto delle persone, possano trovare anche nell’informazione, il giusto equilibrio.

E lo abbiamo dimostrato.

A livello personale e come giornalista, però, sono deluso: non sono d’accordo su come si danno le notizie oggi.

Un sistema che non sembra tenere conto del rispetto e del buon senso, ma sembra solo una corsa sfrenata alla ricerca dello scoop, della notizia che altri non hanno, dei like, dell’audience e di chi ha più sponsor l’uno dell’altro.

Un mondo che mi appartiene sempre di meno.

  Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca   


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