Egregio direttore,
le scrivo in risposta al suo recente articolo: “Tortona è viva? No, fino a quando ci saranno menefreghismo, campanilismo e ottusità”.
Il punto non è mantenere in città i pochi imprenditori rimasti, ma attirarne di nuovi, che facciano gli investimenti.
Con il tempo gli “ingredienti” per un sano sviluppo economico sono venuti un po’ meno: molti imprenditori Tortonesi hanno chiuso l’attività, l’hanno trasferita altrove, sono morti o sono finiti in galera.
Dubito che l’economia cittadina riesca a risollevarsi se non si riescono ad attrarre nuovi capitali.
Basta fare un giro per le nostre campagne per vedere come i macchinari (trattori e quant’altro) usati qui da noi siamo obsoleti, molto più che in altri territori simili al nostro. Sembrerebbe che neanche più chi vi abita, creda ancora in questo territorio. Ci facciamo andare bene tutto: fusti nello Scrivia, copertura telefonica (e connessione internet) a intermittenza su buona parte del territorio, mancanza del segnale TV, distruzione sistematica del patrimonio storico e culturale a vantaggio di pochi (vedi porto fluviale romano), ecc…
Inoltre, per quanto il Comune si sforzi di realizzare tante manifestazioni (alcune di ottimo livello), non è strutturato per la promozione, non ha un ufficio apposito (come ad esempio succede a Novi Ligure). Un ufficio che lavorasse per la promozione del territorio non dimenticherebbe la prima fase di ogni azione di sviluppo del brand: la comunicazione interna. Parlare ai cittadini, ascoltarli prima di prendere decisioni e informarli poi a decisione avvenuta, è necessario perché tutti partecipino alla causa comune.
Ognuno farà il battitore libero fino a quando non sentirà come proprie le scelte comuni e questo avverrà, tiro acqua al mio mulino, quando l’ente pubblico potrà avvalersi di un ufficio di comunicazione e promozione efficiente.
Stendo un velo pietoso, ma segnalo il caso perché lo ritengo sintomatico, su come siano state trattate “Le città del Bio”, un ente costituito per aiutare i territori ad attrarre investimenti, che in tutta Italia è ben visto, proprio perché in grado di portare sviluppo. Ecco, qui da noi non è riuscito neanche a incominciare a lavorare, a mio giudizio, ma non solo mio, perché gli “imprenditori” agricoli hanno avuto paura di perdere i finanziamenti alle singole imprese, le sovvenzioni statali con cui in molti campano, parliamoci chiaro! Anche in questo caso, agli investimenti comuni si è preferito guardare al proprio orticello senza la minima lungimiranza…
Per chiudere con una proposta, rilancio l’idea di un luogo, inteso come ufficio con tutte le professionalità necessarie per sviluppare un marketing del territorio, facendo leva sulla comunicazione per coinvolgere cittadini e imprenditori interni ed attrarre investimenti esterni. Se mi passate questo slogan: “informare è un po’ sviluppare”.
Buona giornata Direttore
Claudio Cheirasco