Venerdì 22 giugno alle ore 17,30, in occasione del quarto compleanno del cinquantesimo sito italiano Unesco (I Paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato), sarà inaugurata nelle sale del secondo piano del Castello del Monferrato la mostra a ingresso gratuito Landscape Perception, un evento di valore internazionale..
Il percorso espositivo, visitabile fino al 22 luglio, è dedicato, attraverso le fotografie di Mark Cooper, a Langhe, Roero e Monferrato, uno scrigno di ricchezze per il patrimonio naturale, artistico e culturale del Piemonte.
L’esposizione sarà visitabile il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19 (saranno possibili visite anche nei giorni feriali su appuntamento ai numeri 0142 444271 e 0142 444330). Sabato 23 giugno, in occasione dell’appuntamento con Aperto per Cultura, la mostra sarà aperta anche dalle 21,30 alle 23,30.
Mark Cooper, in Piemonte da oltre vent’anni, di origine inglese, fotografo di fama, ha realizzato reportage viaggiando a lungo soprattutto nel Medio Oriente e in Africa settentrionale. Le sue foto documentano una svolta importante nella storia dell’arte contemporanea, classici esempi dell’astrattismo restando fotografie del reale.
Mark Cooper negli ultimi anni si è dedicato al progetto Earthscapes – L’arte del paesaggio, i molteplici punti di vista dai quali è possibile svelare aspetti inusuali della realtà, da altezze vertiginose (letteralmente appeso a un elicottero in volo) oppure da pochi millimetri…
Durante le operazioni di allestimento della mostra l’artista ha acconsentito a rispondere ad alcune domande sul suo lavoro.
Altezze vertiginose? Ci può spiegare?
«Sono conosciuto principalmente per le mie foto dall’alto ma dopo tanti anni mi sono reso conto che mi mancava il colore e negli ultimi tempi la mia ricerca muove verso il caos, il paesaggio urbano. Chi vedrà le mie opere più recenti, alle quali nella mostra sarà dedicata una piccola sezione, non penserà che siano state fatte dallo stesso artista delle altre.
C’è ovviamente un filo conduttore, forse un po’ schizofrenico: ho radici punk e probabilmente questa fase è un ritorno a quello che prima non potevo fare.
Tornando alle foto dall’alto, ho iniziato per caso, per un lavoro legato all’edilizia. In volo con l’elicottero avrei dovuto fotografare case ma ho di fatto fotografato solo il territorio. Dal primo volo ho capito il mondo al quale appartenevo; inizialmente mi sporgevo, poi mi sono fatto togliere il portello, quindi abbiamo studiato una speciale imbragatura per fotografare in perpendicolare… Ora è da un po’ che non lo faccio più ma mai dire mai. Recentemente mi piace spostarmi dal micro al macro, da vedere le cose da 1000 metri a vederle, perché no, da 5 centimetri di distanza».
Dopo aver viaggiato così tanto il Monferrato riesce a offrirle ancora stimoli dopo 25 anni?
«Perché si evolve. Se uno è in volo sulle risaie, semplicemente facendo avanti e indietro cambia la luce, cambiano le prospettive. I miei lavori sono opere che immortalano l’opera dei contadini. L’agricoltore esce dal campo e io immortalo la scena. Loro nelle mie foto non ci sono quasi mai ma sono i veri protagonisti».
In che modo il suo lavoro ha contribuito all’entrata del Monferrato nel prestigioso elenco dell’Unesco?
«Penso che sia attraverso gli osservatori del paesaggio che sono serviti a sensibilizzare sulla bellezza che abbiamo intorno. Quando sono arrivato da queste parti 25 anni fa ho visto tante fotografie banali, non c’era sufficiente valorizzazione».
Le sue immagini sembrano così lontane dalla realtà che ci potremmo immaginare…
«Sono cresciuto senza genitori. Quando, a 7 anni, mia nonna mi regalò una macchina fotografica mi disse che era una scatola magica in grado di fermare il tempo e io ho iniziato a nascondermici dietro. La fotografia può catturare la realtà ma anche l’immaginazione. Ando GIlardi (Storico della fotografia, fondatore della Fototeca Storica Nazionale) mi ha detto che sono io a decidere cosa racconta la foto. Bisogna aprire l’immaginazione, a chi guarda le mie opere chiedo di fermarsi e di usare la propria, è una questione di sentimento, io faccio mostre soprattutto per me, con quello che mi emoziona».
A Landscape Perception parteciperà anche il giovane Manuel Cazzola…
«In Manuel Cazzola vedo la nuova generazione, quella di un ragazzo nato con la fotografia digitale. In lui vedo una passione che mi fa quasi commuovere, quella che avevo io ai miei inizi, dalle sue immagini questo sentimento viene fuori e io voglio dargli la possibilità di essere conosciuto, merita di essere sentito, ha un discorso dietro, ama questo territorio e usa la tecnologia per far emergere la sua visione. Tra qualche anno sarà molto noto».
In mostra anche il giovane Manuel Cazzola
A far parte dell’esposizione Landscape Perception è presente, su invito dello stesso Mark Cooper, anche una sezione dedicata alla serie “L’Emozione di un Paesaggio” di Manuel Cazzola, un artista appassionato di fotografia che realizza immagini per la promozione del patrimonio ambientale e delle attrattive turistiche residenti nel territorio Monferrino. Cazzola, classe 1989, cresciuto a Montechiaro d’Acqui, si diploma Geometra a Nizza. Laureato in ingegneria Edile, sta ultimando i suoi studi ponendo attenzione ai temi del Recupero Edilizio e della valorizzazione del Territorio.
L’emozione di un Paesaggio è una serie fotografica che nasce grazie alla passione per un territorio e alla scoperta della passione per la fotografia. La Mostra fotografica ha iniziato a prendere forma a partire dal 2015.
Oggi giunge alla sua Terza Edizione. Gli obiettivi preposti sono quelli di voler far conoscere le bellezze paesaggistiche del Suol d’Aleramo, comprensorio montano situato in Piemonte: il territorio destinato a questo progetto infatti, si individua in una porzione delle Langhe e del Monferrato, approssimativamente intorno ad Acqui Terme, in provincia di Alessandria.
Il girovagare per queste colline, già filosofia di Cesare Pavese, viene visto per l’Autore, come un vero e proprio viaggio alla scoperta di questo luogo, che non parte dal “…cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.
L’autore si intercala così nel ruolo di un viandante che in realtà viaggia senza una meta ben precisa, ma che si sofferma solo alla ricerca di qualcosa di sfuggente: un dettaglio, un particolare, qualcosa di effimero che troppo spesso ci lasciamo alle spalle per inseguire altri obbiettivi più immediati.
Il concetto di viandante non è da intendersi soltanto come qualcuno che viaggia verso una destinazione fisica, ma come uomo in cammino in cerca di sé stesso, che esiste e vive immerso in ciò che lo circonda.
La “Mission” è quella di contribuire alla valorizzazione e alla promozione di questo Territorio. La serie continua ancora oggi ad essere in continua evoluzione.
Venerdì inaugura anche Filari di Luce Monferrato
Contestualmente a Landscape Perception verrà inaugurata anche l’esposizione Filari di Luce Monferrato a cura di Club per l’Unesco di Vignale Monferrato, con opere di Silvano Ghirardo, Alberto Maffiotti e Domenico Rota. Si tratta di un’esposizione articolata in tre unità: le vigne, le colline boscate ed i villaggi; immergersi nel Monferrato vuol dire riscoprire la luce ed il suo modificarsi, ora lento, ora rapido, nel giorno e nelle stagioni: radiose albe su fondo azzurro in inverno, la nebbia nel fondo valle in primavera, i colori dei fiori in estate, le vigne durante la vendemmia, tramonti infuocati dove la luce evapora all’apparire delle prime stelle in autunno.
Anche questa mostra fotografica, visitabile fino al 22 luglio nelle sale del secondo piano del Castello, sarà aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Sabato 23 giugno, in occasione dell’appuntamento con Aperto per Cultura, anche dalle 21,30 alle 23,30.