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Piccole Storie Tortonesi: alcuni nomi dei tanti “Peones” alla ricerca della loro identità su Facebook. Una volta c’erano le “Vasche”

Stavolta facciamo uno strappo alla regola ed elencheremo di seguito i nomi di alcune persone che, purtroppo per loro, pur facendo parte della Comunità Tortonese, hanno una storia non bella da raccontare.

Prima però, è d’uopo una premessa e riguarda il ricordo, invece, di una bella storia che il progresso ha cancellato: i portici di Tortona.

Chi ha i capelli bianchi ricorda senz’altro, con nostalgia, il quotidiano appuntamento giornaliero, che fino a circa 30-35 anni fa, si verificava sotto i portici, pieni di gente, della nostra città.

Ci riferiamo alle tradizionali “Vasche” cioé quell’andirivieni avanti e indietro dal bar Bardoneschi fino alla pasticceria Vercesi (qualcuno anche oltre) di centinaia e centinaia di giovani che da soli o in compagnia, si davano appuntamento nel centro cittadino.

Tutti in giorni.

L’ora di punta era rappresentata dalle sei di pomeriggio dove per mezz’ora e anche oltre, si radunava tutta la gioventù di età compresa fra i 16 e i 25 anni.

Era un rito irrinunciabile e ci si incontrava tutti. Si formavano “capannelli” di amici vicino ai pilastri, incuranti delle auto che sfrecciavano sfiorando la miriade di gente che spesso scendeva dal marciapiede perché la calca era così tanta che si faceva persino fatica a camminare.

Ci si incontrava, si faceva progetti per la serata e per il week end, si parlava, ma soprattutto si guardavano e ragazze che “sfilavano” sotto i portici. E le ragazze guardavano noi.

E poi, sia noi che loro, addocchiavamo qualcuno che ci piaceva, e a quel punto si cercava l’amico o (l’amica) che conosceva entrambi per farci presentare.

Tanti hanno trovato l’amore della loro vita così, in questo modo.

Erano altri tempi, che i “vecchi” ricordano con nostalgia, perché c’era più sincerità e sicuramente ipocrisia di oggi.

Il tempo è passato e la tradizione è finita. Poi è arrivato Facebook, che non assomiglia minimamente alla vasche sotto i portici di Tortona, però funge da contenitore, e copre la solitudine interiore di tante persone che non vivono la loro vita ma smaniano di curiosità per conoscere la vita altrui.

Persone che nel tempo libero (ma anche sul lavoro) sono costantemente attaccate al telefonino, attraverso il quale vanno in chat alla ricerca di emozioni e di amici. E quando “l’amico” critica qualcuno, loro si accodano, si sostengono a vicenda perché hanno paura di rimanere soli.

E’ la voglia di aggregazione, perché l’unione fa la forza e tanti da soli non hanno il coraggio delle proprie azioni e così sostenendosi l’un l’altro riescono a dire ciò che hanno dentro.

In un certo senso erano così anche le vasche solo che i commenti, belli o brutti, rimanevano tra amici: la ragazza cessa che si faceva figa, quella che la dava a tutto il mondo, quella con le tette penzolanti e il naso arcigno, il ragazzo stronzo che si “faceva” tutte o quello timido e così via.

C’era più educazione non c’erano insulti pubblici come avviene oggi su Facebook, dove la gente invidiosa per ciò che hai e ciò che fai, ti prende di mira.

A Tortona accade spesso: e più che i gruppi pubblici (che sono pochi e poco frequentati, basta vedere i profili delle persone.

L’invidia è una brutta bestia, soprattutto per chi soffre di solitudine, perché vive – come scriviamo in un’altra apposita rubrica – in un mondo di merda.

E allora cerca di risollevarsi insultando la gente, chi è onesto e chi fa un servizio alla Comunità, come un giornale libero e gratuito. L’unico giornale che ha il coraggio e le palle per scrivere certe cose che non scrive nessun altro, per dire pane al pane e vino al vino.

Loro purtroppo, non possono farlo, perché hanno paura a prendersi le proprie responsabilità e perché non hanno coraggio. E allora si coalizzano contro chi – più coraggioso e fortunato di loro – riconosce le tante nefandezze di questa società e lo scrive.

E stavolta abbiamo deciso di fare alcuni dei tanti nomi, nella speranza che riconoscendosi, certe persone, possano capire che – anche se viviamo in un mondo di merda – la vita può essere ugualmente bella.

Barbara, Gianni, Luciano, Renato il pensionato, Gianpaolo, Andrea, Marco, Carlo, Mara, il giovane David, Matteo, Pierluigi, Fabrizio che riveste un incarico pubblico, Franco ex presidente di un’importante associazione, Francesco, Marco, Dario, Pier Emilio che ama scrivere, Mattia, Walter, Andrea e tanti altri: forza coraggio, guardate gli aspetti positivi della vostra vita e non quella degli altri. E cercate di viverla meglio possibile.

Non sapete come fare?

Conosco un metodo infallibile: è scritto nel libro “Le tre scelte della vita” in ristampa nella seconda edizione perché la prima è andata esaurita.

Ma questo è un altro capitolo.

Angelo 



 

 

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