Se potessimo metterci in spalla a Dorando Pietri, storico maratoneta e mezzofondista olimpico che di questi luoghi respirò l’aria, Carpi forse ci apparirebbe come un piccolo scrigno. Uno scrigno murato, a 20 chilometri da Modena, incastonato nell’Emilia laboriosa ferita dal sisma del 2012, a cavallo di uno dei distretti industriali (soprattutto tessile con la lavorazione della maglia) storicamente più produttivi dello stivale e facilmente raggiungibile da città come Milano, Bologna, Mantova e Verona, solo per citarne alcune. Troppo ghiotte le premesse per non salire in sella al nostro cicerone d’altri tempi: partiamo!
PIAZZA DEI MARTIRI, UNA DELLE PIU’ GRANDI D’ITALIA
Solo dal nostro punto di vista privilegiato possiamo cogliere appieno la bellezza della rinascimentale Piazza dei Martiri, riconosciuta da alcuni come la più grande d’Italia con i suoi 212 metri di lunghezza e 17 mila mq di superficie. Scrolliamoci di dosso metri e misure, potrebbero indurci a trascurare la “misura” artistica di questo gioiellino.
Uno dei due suoi lati maggiori è occupato dal Castello dei Pio, un trionfo di torri, torrioni, avancorpi di varie epoche che trovano una sintesi armonica nella facciata. Sul lato opposto corre il Portico Lungo, una fuga di 52 arcate sotto le quali trovano ospitalità ristoranti, bar oltre ai negozi dello shopping carpigiano.
Sul lato più corto ci imbattiamo nella cattedrale di Santa Maria Assunta e nel Portico del Grano, ma dobbiamo fare i conti con un altro pezzo da novanta del patrimonio storico locale. Il riferimento è all’ottocentesco Teatro Comunale, gioiello affacciato sulla piazza, del quale anche il non intenditore non potrà non notare i palchi e il foyer, mentre i più navigati ne apprezzeranno senz’altro le decorazioni in stile neoclassico.
Dulcis in fundo, a premiare l’attesa errabonda, il maestoso Duomo cinquecentesco composto da tre navate interne, la cui costruzione si concluse solo nell’Ottocento, e che, come in un gioco di cadute e rinascite, è stato riaperto lo scorso marzo dopo le ferite inferte dal terremoto del 2012.
CARPI E LE FORTI TESTIMONIANZE DELLA STORIA
Il nostro Pietri, che pure perse per una discussa squalifica la medaglia alle Olimpiadi di Londra del 1908, si dimostra campione a cinque cerchi nel mostrarci ogni angolo di questo gioiellino architettonico, da palazzo Pio alla chiesa di Sant’Ignazio, e nel ricordarci che Carpi non è solo produttività e arte, ma è anche e soprattutto Storia, storia cruda.
Carpi è Resistenza, è il campo di concentramento di Fossoli, una macchia indelebile quanto incolpevole, la cui potenza evocativa è palpabile anche oggi (pelle d’oca e forti emozioni davanti al Museo Monumento del deportato) e si agita, nella mente e nelle mani di chi vi sta scrivendo. Carpi è però abituata a fare la parte della Fenice che si risolleva dalle ceneri, un po’ come fece Pietri quando, a Londra nel 1908 si rialzò a pochi passi dal traguardo e claudicante, con l’aiuto dei giudici di gara, giunse comunque all’arrivo, salvo poi essere squalificato e privato della medaglia.
E a proposito di medaglia, Carpi è stata insignita di quella al Valor Militare per la guerra di Liberazione, per i sacrifici delle sue popolazioni, per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale e per il sostegno dato dai cittadini alle persone internate a Fossoli per alleviare le loro sofferenze.
E medaglia al valore, postuma, fu attribuita a Odoardo Focherini, dirigente d’azienda considerato lo Schindler carpigiano, per aver messo in salvo numerosi ebrei negli anni dell’Olocausto. Un’opera che, nel 2013, ha aperto per lui le porte del processo di beatificazione. Anche oggi, in piena Migrazione del Secolo, la città si presenta come un coagulo di etnie spesso ben amalgamate nel tessuto sociale.
UN LUOGO DOVE NUTRIRSI DI FILOSOFIA, SPORT, SAPORI
E d’altronde vivere (a) Carpi restituisce quella serenità che spesso si sfilaccia sotto i colpi della routine metropolitana. Un nutrimento artistico per gli occhi, ma anche per la mente, con uno dei festival della filosofia più importanti d’Italia. C’è nutrimento ludico con i goal del Carpi che tenta lo storico ritorno calcistico in Serie A nel piccolo stadio “Cabassi”, e c’è nutrimento gastronomico, e non poteva essere altrimenti, con i prodotti della cucina emiliana e la tipica mostarda fine, da cui trae nome Mostardino, maschera carnascialesca molto amata da queste parti.
Rimaniamo profondamente colpiti dalle sensazioni profonde che Carpi sa dispensarci, ma proprio quando chiediamo a Dorando Pietri dove intende portarci a mangiare, lui rammaricato ci comunica di aver già preso un impegno e che quindi la nostra “maratona” (non quella in onore di Enzo Ferrari che si tiene qui ogni anno la terza domenica di ottobre) si avvicina alla conclusione.
Qualcuno sussurra che il nostro Pietri debba partecipare a un caffè con Ciro Menotti, protagonista carpigiano della Carboneria. Un caffè, c’è da giurarlo, segreto, come il fascino di questo scrigno emiliano che aspetta solo di essere visitato