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Piccole Storie Tortonesi: la giornalista che per anni ti “succhia” le notizie e le uniche volte che hai bisogno, lei non sa nulla


Tutti, chi più, chi meno, hanno “problemi” con qualche collega, ma quello che è successo al curatore di questa rubrica è sicuramente singolare e merita di essere raccontato. I lettori perdoneranno se a volte parliamo di fatti legati al giornale, altri personali: questo è una via di mezzo.

Il “pollo” sicuramente sono io che crede ancora nella fiducia e nell’onestà della gente e continua a dare tutto sé stesso convinto che certi valori, nel mondo attuale, esistano ancora, ma purtroppo non è così.

Quella che vado a raccontare oggi è una storia durata diversi anni, fino a quando non mi sono “svegliato” ed ho sbattuto in faccia alla triste realtà.

Diffidate dei giornalisti: la maggior parte di noi sono un po’ subdoli, sempre alla ricerca dello scoop e pronti a fare qualsiasi cosa pur di ottenere un buon articolo.

La giornalista in questione, protagonista di questa storia, lo sapeva bene ed ha iniziato ad avvicinarmi tanti anni fa, proprio nel momento in cui avevo iniziato a lavorare per un quotidiano del Gruppo Espresso.

Lei invece era giornalista di un importante gruppo editoriale, tra i maggiori in Italia, molto più importante e quotato di quello in cui lavoravo io, eppure – incredibile ma vero – aveva bisogno di me, e sono state davvero innumerevoli le volte che leggendo i suoi articoli altrove, era come se leggessi qualcosa di mio perché aveva dato le informazioni che io le avevo “passato”.

Ci siamo conosciuti ad una delle tante conferenze stampa a livello provinciale e quando ha saputo che facevo la cronaca nera, mi ha avvicinato  e ci siamo scambiati il numero di telefono.

Da lì in poi quando capitava qualche grave fatto di cronaca che riguardava la mia zona di competenza mi chiamava regolarmente: “Ciao Angelo, senti hai qualche notizia dell’omicidio? Chi è il tizio chi hanno arrestato? E la rapina in banca? Cosa sai di più di quello che è stato detto in conferenza stampa? Grazie, mi raccomando, se hai bisogno di qualcosa chiamami.”

Questo fino a quando non ho aperto “Oggi Cronaca” poi le telefonate sono state leggermente diverse: “Ciao Angelo, ho letto quello che hai scritto su Oggi Cronaca, ma… senti, le cose sono andate veramente così? E c’è qualcosa che non hai scritto che si può aggiungere? Posso prendere la foto che hai pubblicato? Grazie, mi raccomando, se hai bisogno di qualcosa chiamami.”

Qualcuno potrà pensare che la collega in questione fosse una bella donna, giovane e prorompente e – come fanno molte donne nei confronti degli uomini – fosse “mielosa” usando le “arti magiche” ben conosciute dall’Universo femminile per avere quello di cui aveva bisogno; no niente di tutto questo: era più vecchia del sottoscritto e persino brutta.

Perché la aiutavo? Perché – anche se molti pensano il contrario – sono fondamentalmente un buono e credo nei valori della collaborazione e dell’onestà reciproca.

Mi sbagliavo naturalmente.

In genere io dò molto e sono restio a chiedere favori (non ne ho mai chiesti) o anche una semplice informazione perché cerco sempre di arrangiarmi in tutti i campi della vita, ma qualche tempo fa, dopo anni che le informazioni giornalistiche hanno seguito sempre un’unico flusso (da me a lei), l’ho chiamata per avere informazioni su un grave fatto di cronaca e le mi ha risposto che era dispiaciuta ma non sapeva assolutamente nulla. Va beh, può essere…..

Passano alcune settimane e la chiamo di nuovo per avere qualche conferma su una voce che circolava in giro, inerente  un altro grave episodio di cronaca nera. Niente. Era “stranamente” all’oscuro di tutto, anche se  in città ne parlavano tutti. Non ha avuto neppure l’accortezza di fare finta, di passarmi qualche “dritta” a cui chiedere. Due indizi fanno una prova e all’improvviso (per modo di dire perché ne avevo già sentore da tempo) mi sono reso conto con quale razza di persona ipocrita avevo a che fare.

Da quel giorno quando mi chiamava al telefono, per avere notizie, prima ho fatto come lei: “Oh no, mi dispiace non so nulla” poi sono passato alla fase successiva. “ma dai, davvero è successo così? – le rispondevo – non lo sapevo, non ero a conoscenza di questo fatto di cronaca, grazie per avermelo detto, grazie davvero, vado subito a metterlo online.” E siccome io avevo un giornale online e lei no, dopo un paio di telefonate così ha smesso di chiamarmi e non l’ho mai più sentita…..

                                                                                                                                                                                                             Angelo



PS. Leggendo l’articolo alcune persone potrebbero individuare la protagonista del racconto in una mia particolare collega, ma se fosse lei la “vampira” avrei titolato “L’amica giornalista” e non semplicemente “la giornalista”.

 

 

 

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