Insigne studioso, docente universitario e discendente di quell’eccellente pittore Francesco Melzi a cui Leonardo sul letto di morte lasciò la sua eredità, il Prof. Gian Vico Melzi d’Eril, invitato dal Lions Club Tortonna Castello per celebrare i 500 anni di Leonardo, nel Salone della Biblioteca tortonese martedì 13 marzo, ha appassionato il folto pubblico presente, raccontando le incredibili disavventure toccate alle migliaia di disegni, carte, libri e progetti lasciati al suo trisavolo Francesco, allievo prediletto di Leonardo da Vinci.
Proprio una “jattura” ha perseguitato i codici leonardeschi da quel 2 maggio 1519, giorno in cui il sessantasettenne Leonardo si spense ad Amboise nel Castello messogli a disposizione dal re di Francia Francesco I. Il geniale artista aveva lasciato per testamento a quelli che gli erano stati più vicino ciò che aveva di più caro: i suoi libri e i suoi disegni. A Vaprio d’Adda, “l’aria di casa -afferma Gian Vico Melzi d’Eril- è sempre stata intrisa della presenza di Leonardo”, perché Francesco Melzi nel 1521 tornò appunto a casa, portando con sé migliaia di disegni e libri, che alla sua morte (1567), passati per successione al figlio Orazio, cominciarono ad essere saccheggiati.
La jattura della dispersione dei codici continuò nel corso dei successivi 300 anni, quando i fogli passarono tra le mani di precettori, commercianti, collezionisti, esperti d’arte, re e principesse di mezzo mondo. I Borromeo costituirono la raccolta dell’Ambrosiana, requisita da Napoleone nel 1796 e spedita al Louvre e all’Istituto di Francia e solo in parte recuperata. I Savoia riuscirono a ricomporre il Codice del volo degli uccelli, che insieme al famoso Codice Atlantico e a quello Trivulziano costituisce tutto quello che resta in Italia dell’enorme eredità leonardesca. Il prof. Melzi d’Eril ci ha aggiornato anche sul Codice cosiddetto ‘Leicester’, oggi negli USA perché acquistato all’asta nel 1980 dal petroliere Hammer per 5,12 milioni di dollari, poi venduto per 30,8 milioni di dollari a Bill Gates, che nel 1994 se lo aggiudicò all’asta superando l’offerta dell’italiana CARIPLO (25 milioni di dollari), a cui peraltro Gates aveva appena venduto il suo primo programma bancario. Una rocambolesca sorte, quella dei codici dispersi, che mette in luce ingenuità, meschinità, appetiti e miserie, fanatismi e ambizioni di questa umanità a cui Leonardo ha indicato, un secolo prima di Galileo, la via della scienza nuova e l’importanza di sperimentare e verificare tutto ciò che l’uomo può immaginare e progettare. Giustamente tra i messaggi lanciati nello spazio infinito dalla NASA nel 1974 c’è il suo “uomo vitruviano”.
Maria Luisa Ricotti