Ha preso il via anche in Liguria la raccolta firme sulla petizione Coldiretti #stopcibofalso, indirizzata al Parlamento Europeo, e finalizzata ad introdurre l’obbligatorietà dell’indicazione del Paese d’origine, o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario di un alimento, in modo da permettere ai consumatori di conoscere da dove arriva il cibo che portano ogni giorno in tavola.


Si tratta di una mobilitazione popolare, sostenuta da Coldiretti e Campagna Amica, nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. Infatti, nonostante i passi avanti fatti sulla via della trasparenza e tracciabilità, permangono ancora ampie zone d’ombra e ogni giorno rischiano di finire nel piatto alimenti di bassa qualità e origine incerta.

A rischio “fake” nel carrello della spesa ancora un prodotto alimentare su quattro, che non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta: dai salumi alle marmellate, dai ragù ai sottoli, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini.

“9 italiani su 10 – afferma il Presidente di Coldiretti Liguria, Gerolamo Calleri – ritengono importante per la sicurezza della propria famiglia conoscere la provenienza del cibo che consumano. È per questo, che da oggi (mercato di Genova – zona Darsena) e per i prossimi due mesi, su tutti i mercati Campagna Amica della Liguria, da levante a ponente, sarà possibile firmare la petizione e appoggiare quest’iniziativa a nostro parere fondamentale per garantire maggiore trasparenza possibile in campo alimentare. Inoltre è possibile, per chi non riesce a raggiungere i nostri mercati, firmare online sui siti www.coldiretti.it e www.campagnamica.it o presso gli uffici zona di Coldiretti Liguria”.

 

L’obiettivo che si vuole raggiungere è dare la possibilità a livello europeo di estendere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti, dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso.