Nel pomeriggio dell’Epifania è ormai consuetudine da diversi anni che alcune comunità orionine viciniori concelebrano l’Eucaristica presieduta dal vescovo diocesano Mons. Vittorio Francesco Viola ed al termine vivono un momento di fraternità. Il rettore don Renzo Vanoi a voluto che questa celebrazione al termine del tempo di Natale fosse un ricordo particolare per coloro che ci hanno lasciati in questo ultimo periodo quali don Romeo Gardella parroco di San Matteo in Tortona e il papà di don Luciano Mariani sacerdote orionino presente alla concelebrazione.
La celebrazione ha due parti proprie che Massimiliano Readelli ha solennemente cantato: l’introito “Ecce advenit” e l’annuncio del giorno di Pasqua. È da questa data, giorno della Risurrezione del Signore che il vescovo ha iniziato la sua riflessione. “Carissimi il 1 aprile è Pasqua! Ci da speranza in questo giorno nel quale celebriamo il manifestarsi di Gesù alle genti rappresentato dai Santi Magi. A noi viene presentato il manifestarsi di Gesù nel nostro tempo e la possibilità di poter immergerci nella sua Pasqua per prendere vita e intorno ad essa in tutti i misteri del Signore Gesù cui siamo chiamati ad essere partecipi”. È da questo “essere partecipi che Mons. Viola evidenzia alcuni aspetti di questo Vangelo che entrano nella nostra vita e ci chiamano da vicino. In primo luogo richiama il rivivere il mistero dei Magi. “I Magi giungono a Gerusalemme seguendo la stella, chiedono dove è il Re dei Giudei e vedere la stella c’è contrasto tra la paura di Erode e la gioia dei Magi. La stella indica il compimento di una promessa. Il bambino Gesù opera un giudizio nel cuore dell’uomo: ancora non parla ma giudica”. Secondo punto di riflessione è quel desiderio di vivere nel nostro cuore il bello, il buono ovvero di vivere di Dio. “I Magi non conoscono le profezie di Israele ma hanno nel cuore un desiderio di conoscenza, di ricerca di pienezza, di vita, di bello, di vero, di nuovo, difronte alla quale non possiamo far finta di nulla. Il nostro cuore, dice mons. Viola, cerca qualcosa di bello di vero di buono: cerca Dio. I Magi si mettono in cammino, per contrasto Erode e tutta Gerusalemme sembrano essersi dimenticati che stanno attendendo il Re dei Giudei. Da una parte l’uomo che cerca Dio e dall’altra l’uomo che si dimentica di Dio. I Magi anche loro hanno bisogno di una parola di rivelazione, hanno il desiderio di vedere e incontrano Gesù e Maria adorando quel bambino con i loro gesti profetici”. Pone poi alcuni domande: E noi dove siamo in questo fatto? Ci fa paura o mette nel nostro cuore una grandissima gioia? Siamo Erode o siamo i Magi? Se ci guardiamo bene dentro questo due atteggiamenti li ritroviamo nel nostro cuore. Nella nostra vita accade che eliminiamo dalla nostra esistenza Gesù come Erode quando i nostri pensieri e sentimenti non sono i suoi. Per poterlo incontrare anche noi abbiamo molte stelle comete: ma Don Orione non è una stella cometa nel nostro cielo? I nostri Santi sono parola vissuta, vangelo di carità che per noi sono la vita di Don Orione: gesti concreti, fatti, sentimenti e tutti siamo continuamente amati da Dio attraverso questi segni che vengono confermati dalla Parola che ci viene data. Vorremo poter incontrare il Signore e adorarlo. La conclusione dell’omelia sia la nostra preghiera al termine di questo periodo del Santo Natale: “Ogni nostra offerta a Dio é sempre una restituzione, fosse anche la nostra vita consegnata a Lui. Lo possiamo adorare con la nostra vita trasformata dallo Spirito nella Sua, permettendo che questo bambino che ci è stato dato, trasformi tutta la nostra vita, i nostri pensieri, gesti, sentimenti e vengano trasformati nei suoi. Così diamo gloria a Dio: prendendo esistenza dal vivente che ci è stato donato ed è vivo grazie a Lui, al dono della vita che ci è stato fatto in questo Bambino. Vogliamo chiedere perdono per quando Erode è dentro di noi e vogliamo chiedere di essere liberati dalla paura di Erode e ringraziare il Signore perché il nostro cuore sia come quello dei Magi: alla ricerca di Dio per adorarlo con la nostra vita. Il Signore ci conceda di riconoscere i tanti segni, le tante stelle con le quali guida la nostra vita. Apra il nostro cuore all’ascolto della Parola per poter riconoscere il Verbo fatto carne, presente. É così che accogliamo la sua Manifestazione e il nostro cuore si riempie di una grandissima gioia”.
Fabio Mogni