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A Tortona torna la “grana” dell’acqua non pagata dai nomadi. Sei mesi fa l’incarico al Settore Servizi alla persona per cambiare il regolamento ma…


Eravamo rimasti che la Giunta-Berutti, con l’assessore Laura Castellano, dopo che il Comune di Tortona aveva pagato decine di migliaia di euro di soldi pubblici per acqua potabile utilizzata dai Sinti del campo nomadi anche per lavare le auto, aveva assicurato che ogni piazzola del campo nomadi sarebbe stata dotata di contatore, in modo che ogni famiglia avrebbe pagato il dovuto e in caso di morosità sarebbe rimasta senz’acqua.

Dichiarazioni pubbliche che sembravano aver risolto un problema che aveva “tenuto banco” per diverso tempo in città, sollevando le ire della popolazione contro il Comune.

Anche noi ci eravamo fidati, convinti che il problema fosse in fase di risoluzione in tempi brevi, ma così non è stato.

A distanza di diversi anni da quelle dichiarazioni, infatti, abbiamo visto una determina (la numero 116 del 2017) firmata dal dirigente dei Servizi alla persona del Comune di Tortona, Luisa Iotti, in cui il Comune stanzia 7.500 euro per pagare l’acqua consumata dalle persone che vivono al campo nomadi.

Leggendo la delibera si scopre che ogni famiglia nomade è dotata di singolo contatore per l’energia elettrica e quindi ognuno paga il suo, ma  per quanto riguarda l’utenza dell’acqua potabile, esiste ancora un unico contatore intestato al Comune di Tortona in quanto proprietario dell’area che paga la bolletta e poi cerca di rivalersi chiedendo la somma (ripartita) alle singole famiglie dei nomadi che abitano nel campo.

La situazione, quindi, non è cambiata ed è rimasta immutata, malgrado le rassicurazioni a suo tempo fatte dalla Giunta-Berutti e dai portavoce degli stessi nomadi: i rappresentanti della Comunità Sinti, diversi anni fa avevano manifestato piena adesione alla proposta dell’Amministrazione di installare i contatori per le utenze direttamente ai nuclei familiari e non più, come avveniva in passato, con un’unica utenza al Comune, ma poi non se n’è fatto più nulla preferendo soprassedere e chiedere il rimborso della somma anticipata dal Comune agli stessi nomadi.

Il problema è che il regolamento del campo nomadi – che risale all’anno 2000 – all’articolo 7 (quello delle sanzioni) non prevede alcuna sanzione nei confronti di chi non adempie alla richiesta del Comune di pagare l’acqua potabile, per cui, per i nomadi che non pagano, paga il Comune.

Non sappiamo se e quante famiglie, nel corso degli anni, abbiamo pagato al Comune il consumo dell’acqua potabile (e sarebbe interessante, a questo punto saperlo attraverso un’interrogazione della minoranza, se mai ci sarà) e quanti soldi il Comune abbia sborsato per pagare l’acqua potabile consumata dai nomadi, ci risulta però, che la Giunta-Bardone sei mesi fa, abbia dato incarico al settore Servizi alla Persona, diretto da Luisa Iotti, di modificare il Regolamento del campo nomadi, andando a “coprire” mancanze come quella dell’assenza di sanzioni nei confronti di chi non paga l’acqua potabile.

Responsabile dall’anno 2000 della gestione del Campo nomadi, infatti, ai sensi dell’arti. 3 del regolamento, è affidata al Dirigente del Settore Servizi alla persona, cioé Luisa Iotti, che “adotta le decisioni operative generali e richiede gli interventi necessari di manutenzione” oltre ad altre cose.

A distanza di 6 mesi dall’incarico, però, il Regolamento non è stato ancora modificato

Lo sara? E quando?

E si deciderà di mettere dei contatori in ogni piazzola anche se la spesa presunta per un intervento del genere ammonterebbe a circa 50 mila euro sempre di soldi pubblici?

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