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L’ospedale di Tortona, com’era prima, è morto, ma il Pronto Soccorso è vivo e aiuta la gente

Sono dovuta ricorrere alle cure del Pronto Soccorso per un banale incidente domestico. Tornare a distanza di mesi nell’Ospedale cittadino (o per meglio dire, in quel che ne resta…), vivere la realtà del Pronto Soccorso oramai declassato a tutti gli effetti mi ha consentito ulteriori spunti di riflessione.
La speranza di salvare i nostri reparti non c’è più, cancellata dalla ferma applicazione di una delibera di giunta regionale.

La disillusione, figlia dell’operato di una politica fedifraga, si ferma davanti alle porte scorrevoli di accesso al triage.
Quella soglia è un portale verso la dimensione umana della sanità, della medicina, delle cure.
Qui regna il rispetto. Il rispetto per il paziente, il rispetto per il dolore, il rispetto per l’operato di medici ed infermieri.

Il rispetto per l’etica, la professionalità, l’abnegazione. E per il cuore, quel cuore grande di chi ogni giorno accoglie, visita, medica, prescrive, somministra, ricovera, dimette.

Quando siete lì dentro, che sia un DEA o un semplice Pronto Soccorso, voi rappresentate la speranza per ognuno di noi.
Continuate così, non mollate mai.

C’è un tempo per essere incudine ed un tempo per essere martello. Ripartiremo da qui. Da voi. Dalla vostra professionalità indiscussa.

L’Ospedale di Tortona non si lascia cancellare così, non è un reparto chiuso, non è un corridoio con le luci spente.

L’Ospedale è ancora vivo e voi ne siete il cuore pulsante.

Ritorneremo. Statene certi.

Un ringraziamento speciale al Dottor Cecconi, sempre in prima linea

Annamaria Agosti


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