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Concessione delle spiagge: uno studio dell’Unione Europea dà ragione alla Liguria


“Anche l’Unione Europea condivide la posizione da sempre espressa come Regione Liguria in materia di concessioni balneari. Ci rallegriamo per questo, sapevamo di essere nel giusto, è evidente che in questi anni il Governo ha perso tempo, ora deve prendere atto di quanto espresso dallo studio del Parlamento europeo in materia di legittimo affidamento, di periodo transitorio e sulle  differenze esistenti tra i diversi Paesi europei a svantaggio dell’Italia”. Lo dice il coordinatore delle Regioni in materia di Demanio e assessore regionale della Liguria Marco Scajola, commentando così uno studio redatto su mandato della Commissione Europea sulle petizioni per conto del dipartimento “Diritti dei cittadini e affari costituzionali” del Parlamento europeo.

Lo studio conferma che “la riforma delle concessioni balneari deve tenere conto del legittimo affidamento agli attuali imprenditori e della necessità di tutelare gli interessi economici di chi fin’ora ha investito in queste attività”. Sempre nello studio  si sostiene che “altri Stati europei hanno risolto positivamente la questione della Bolkestein, pertanto occorre che, anche in Italia, si armonizzi il settore senza disparità, ma anzi prendendo esempio dalle esperienze di Spagna, Portogallo e Croazia con lunghe concessioni dai 30 ai 75 anni”.


“Direi che si tratta di un’importante presa di posizione del Parlamento Europeo che testimonia le lacune del Governo e il tempo perso – interviene l’assessore Scajola – Lo studio parla di ampi spazi di tutela degli attuali imprenditori che non possono non avere garanzie e dice pure che l’Italia non può essere l’unico Paese a istituire le gare sulle spiagge, senza alcuna tutela per chi ha svolto questo lavoro fino ad oggi”. “Come abbiamo già fatto in passato come Regione Liguria convinti di adoperarci per il meglio a tutela di migliaia di aziende, ancora di più oggi – continua Scajola – Il Governo fino ad oggi ha dimostrato di aver perso tempo prezioso e di non tenere in alcuna considerazione i diritti di proprietà degli attuali imprenditori che hanno costituito e sviluppato delle aziende che non possono essere espropriate, ma vanno tutelate”.

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