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Fermarsi, Guardare, Riflettere. Il regalo di Natale ai nostri lettori è uno dei capitoli più belli de “Le Tre scelte della vita”

E’ Natale, ma stavolta invece che farvi i soliti auguri, ho deciso qualcosa di diverso: di pubblicare integralmente quello che considero uno dei capitoli più belli del mio libro “Le tre scelte della vita”.

E’ un capitolo che ben si sposa con la frenesia antecedente le feste dove tanti si rincorrono in scambi di regali spesso inutili, perdendo di vista quello che, invece, dovrebbe essere il vero spirito natalizio.

Il capitolo si intitola “Fermarsi, Guardare Riflettere” ed incarna perfettamente quello che dovrebbe essere – secondo il mio modesto punto di vista – il modo di vivere delle persone, improntato ad amare e apprezzare ciò che abbiamo e ci circonda e non – invece – ad un’insulsa corsa verso Soldi, Potere e Successo, tre cose a cui anela tantissima gente, convinta così di trovare la felicità.

La felicità è dentro di noi ed è soprattutto uno stato mentale che consiste nel trasformare la gioia e l’allegria in qualcosa di più stabile e duraturo, perché nella vita, in fondo, non è importante avere tanto o poco, ma il valore che diamo a quello che abbiamo.

Angelo Bottiroli – Direttore di Oggi Cronaca 


FERMARSI, GUARDARE, RIFLETTERE

Uno dei tanti modi per godersi la vita è quello di fermarsi, guardare e riflettere.

E’ possibile farlo perché ognuno è padrone di quella che ha, può farne ciò che vuole e scegliere come viverla.

E’ la grande libertà che ci è concessa ma che spesso dimentichiamo di avere.

Chiunque viva in Italia o in qualcuno dei Paesi occidentalmente evoluti, ha la possibilità di scegliere come crearsi la propria esistenza coi mezzi di cui dispone e quelli che potrà acquisire nel corso del tempo.

E’ un’opportunità straordinaria della quale però ci scordiamo spesso, presi come siamo dallo stress della vita quotidiana e dal dover correre per fare questo e quello, con lo scopo di raggiungere obiettivi quasi sempre legati al benessere materiale.

La vita può essere un’avventura meravigliosa, ma se non ci rendiamo conto di viverla, che avventura è?

Per questo dobbiamo fermarci.

Dobbiamo fermarci e guardare tutto quello che ci circonda: la società in cui viviamo, le persone che la compongono, ma soprattutto la straordinaria bellezza del mondo.

Forse qualcuno potrà obiettare, sottolineando cosa ci sia di bello in una Terra inquinata o in una giornata di pioggia o di nebbia, specie in quei giorni d’inverno, quando torni a casa la sera, stanco e stressato dal lavoro, in quei luoghi dove alle cinque del pomeriggio è buio e sembra già notte.

Magari abiti nella periferia di una grande città, dove alle sette di sera i negozi chiudono e c’è già il coprifuoco, perché le strade, a quell’ora, pullulano di spacciatori e prostitute. Oppure vivi in un quartiere degradato, con pochi soldi in tasca, sei disoccupato e non trovi lavoro.

Forse sei un lavoratore dipendente che fatica ad arrivare a fine mese, con moglie e figli sempre pieni di esigenze e non ricordi neppure l’ultima volta che sei andato al cinema o in pizzeria, oppure sei un giovane di belle speranze che frequenta l’università con pochi soldi in tasca, costretto a dividere l’appartamento con altri studenti, o, ancora, i tuoi genitori, a fatica, sono riusciti a pagarti la retta universitaria ma sei costretto a prendere il treno tutti i giorni e arrivi a casa stremato, senza la voglia di fare più nulla, come la moltitudine di pendolari che quotidianamente salgono su convogli strapieni di gente o in auto imbottigliati nel traffico per recarsi al lavoro.

Magari sei una giovane commessa di un supermercato con un salario da fame, costretta a un lavoro insulso che non ti piace, o uno dei tanti trentenni appena laureati alla ricerca di un “posto” che non esiste, perché l’Italia delle pensioni d’oro e dei politici corrotti ha mangiato tutto quello che c’era senza lasciarti neppure le briciole.

Forse sei uno dei tanti cinquantenni che hanno perso il lavoro a causa della crisi e non riesce a trovarne un altro perché in questa società, quel poco che è rimasto viene svolto da immigrati sottopagati, sfruttati da persone senza scrupoli che lucrano sulla disperazione altrui, approfittando dei poveracci costretti a sbarcare il lunario come possono.

Chissà, magari fai parte della moltitudine di immigrati che scappano dalla coste africane e dagli altri Paesi, alla ricerca di una vita migliore e quando sei sbarcato in Italia hai capito subito che si trattava di un sogno infranto perché anche qui, come altrove, il potere è in mano a pochi “signorotti” della stessa casta, amici degli amici che si tramandano soldi, potere e successo e tu, uomo qualunque, sei niente rispetto a loro.

Forse sei un artigiano che vive del proprio lavoro ma quello che hai non basta perché i clienti non ti pagano e lo Stato, di cui sei creditore, fa lo stesso.

Magari sei una casalinga costretta a barcamenarsi nella quotidianità, tra sconti e vendite promozionali, facendo i salti mortali per far quadrare un bilancio monoreddito con marito e figli.

Può darsi che tu sia il figlio di un industriale ricchissimo, che non ha problemi di denaro, però maledici i genitori che ti hanno obbligato a iscriverti ad Economia e Commercio perché tuo padre vuole lasciarti in gestione l’azienda, anche se tu avresti voluto fare altro. Così malgrado i soldi, anche tu non sei felice.

Forse sei un pensionato pieno di acciacchi e dolori, che vive da solo ed è costretto a fare i salti mortali per arrivare a fine mese con quel poco di pensione che si ritrova, o infine, sei uno di quei pensionati che hanno trascorso la vita frenetica, per dare ai figli il benessere che non hai avuto, sempre al lavoro, pieno di impegni e di stress, che ti hanno fatto persino dimenticare di averli quei figli, cresciuti all’improvviso senza che te ne rendessi conto.

Se sei una di tutte queste persone ti starai chiedendo: come si fa a fermarsi e guardare la vita in queste condizioni? E per quale motivo poi?

Probabilmente risponderai che sono tutte stronzate, parole senza senso scritte in un libro da un illuso ottimista che pensa ancora che la vita sia quella dei film e delle fiabe e non invece quella reale della disperazione e della sofferenza.

Mi risponderai che non hai tempo di fermarti e guardare perché ci sono problemi più grandi, più seri e più reali del bearsi delle diversità e delle bellezze del mondo.

Fermarsi… e per guardare cosa poi?

……….non mi ricordo esattamente quando ho detto “basta” e ho deciso di fermarmi.

Sicuramente molto tempo fa. Forse ho iniziato quando ero giovane e prendevo il treno che mi portava nelle grandi città e, attraverso le finestre dei palazzi, scorgevo attimi della vita quotidiana della gente. Guardavo cosa facevano, cercando di capire quali scelte avessero fatto e come vivessero.

Non avevo ancora 21 anni quando, conoscendo i parenti di quella che poi sarebbe diventata mia moglie, ho iniziato a osservare il loro modo di vivere, cosa facevano nella vita, durante la settimana, il sabato e la domenica. Sono entrato nelle loro case e ho potuto capire da vicino i loro pensieri, come si comportavano, quale tipo di vita conducevano, il loro lavoro, gli hobby e i problemi, ma soprattutto se erano felici di ciò che avevano raggiunto nella vita.

Ascoltavo, osservavo i gesti e i loro sguardi, scrutando nei loro occhi. Volevo apprendere com’era la loro esistenza e cosa bisognasse fare per vivere felici ed essere sempre allegri anche senza soldi, potere, successo e molto altro.

Cercavo un modello di vita da seguire o, perlomeno, delle indicazioni utili per potermene creare uno diverso da quello a cui ero abituato da bambino e che conoscevo molto bene. Cercavo altri esempi e altre situazioni, con lo scopo di avere un più ampio ventaglio di conoscenze per poi costruire qualcosa di buono.

Le altre cose della vita, forse, ho iniziato a guardarle anche prima, ma il modo di vivere quotidianamente e le varie differenze che ci sono nelle famiglie, ho potuto notarle proprio in quel periodo.

Con l’esperienza e il passare degli anni, poi, ho affinato questo spirito di osservazione che unito al lavoro di cronista della vita quotidiana, mi ha convinto della necessità di fermarci e guardare quello   che ci circonda e che stiamo facendo in quel momento, perché stimola la nostra riflessione.

Fermarci e guardare perché questo è uno dei modi per apprezzare la vita. E farlo sempre, in ogni occasione anche durante una messa funebre.

E’ possibile pensare positivo durate una messa funebre?

La risposta è sì.

Una delle tante volte che mi sono fermato a guardare il mondo, apprezzando le bellezze della vita, è stato appunto durante una funzione religiosa in memoria dei nonni di mia moglie. Poca gente, atmosfera lugubre. All’esterno condizioni meteorologhe pessime: pioggia, vento e cielo plumbeo.

Dentro la chiesa, un solo sacerdote: don Alberto che, come sempre in questi casi, dice messa in modo asettico e sbrigativo. Nei primi banchi pochissime persone, quasi tutte anziane: le solite che si recano in chiesa perché hanno paura di morire e sperano nel Paradiso.

Atmosfera sommessa e triste, io stesso dovevo sembrare un uomo verso il patibolo, eppure, a metà messa ecco la svolta. E’ il momento dell’offertorio e don Alberto accende lo stereo: é “l’aria sulla quarta corda” di Bach. Una musica tristissima, ma di una tale bellezza che ti smuove dentro e stimola la riflessione. Alzo gli occhi e lo sguardo cade su un affresco a fianco dell’altare: non posso fare a meno di apprezzare la bravura del pittore e il messaggio che ha lasciato. Lo sguardo, poi, cade sui particolari della chiesa illuminata e anche qui non posso che ammirare le splendide forme barocche. La musica è sempre più incalzante e il sacerdote bofonchia le solite parole che ormai conosciamo tutti a memoria, la gente è triste e sommessa, ma io sono felice. Mi rendo conto di quanta bellezza ci sia nella vita e nelle piccole cose quotidiane.

Mi rendo conto di essere “vivo” e provo piacere nell’ascoltare una musica così bella e nel vedere ciò che i miei occhi mi consentono. Provo felicità nel cogliere l’incommensurabile bellezza delle piccole cose come quelle create dall’uomo: la musica, gli affreschi, la chiesa.

Forse il fatto di scrivere quotidianamente di incidenti stradali, persone morte ammazzate, furti, rapine e disgrazie altrui, incide non poco su questa mia presa di coscienza, sul fatto che, a differenza delle persone che sono già decedute, noi abbiamo la fortuna di essere ancora qui, con l’opportunità di poter apprezzare quello che ci offre la vita, perché di fronte alla morte e all’oblio ogni cosa assume un aspetto straordinario.

Viaggiare e visitare il mondo può essere meraviglioso, ma può essere altrettanto meraviglioso mantenere la sensibilità   di guardare e apprezzare le piccole cose: ho visto quasi tutte le città più belle di questa Terra, eppure riesco ancora ad esaltarmi per un affresco nella parrocchia della mia città!

Il tutto per cercare di cogliere qualcosa di nuovo e di diverso perché solo così possiamo costruire la nostra vita arricchendola giorno dopo giorno.

 

 

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