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Rotture dell’acquedotto nel Golfo Dianese: se gli amministratori non fanno un’azione di forza sarà così ancora per anni. Vi spieghiamo perché

Gli oltre 20 mila abitanti (fra cui tutti coloro che risiedono nel Golfo dianese) che ogni volta che si registra una rottura importante  all’acquedotto che da Imperia porta l’acqua nel Golfo Dianese rimangono all’asciutto e senza acqua potabile per molte ore devono mettersi il cuore in pace: senza una reiterata azione di forza che vede coinvolti in primis i sindaci del Golfo, ma anche tutti gli Amministratori, nonché soggetti pubblici e privati la situazione è destinata a rimare così ancora per anni.

Il motivo è molto semplice: L’acquedotto del Roja che porta l’acqua del Golfo Dianese è vecchio e soggetto a rotture, soprattutto ad Imperia Oneglia, nella spianata o verso l’incompiuta.
Le rotture avvengono quasi sempre a Imperia, soprattutto, ma anche a Diano Marina.

Prima di analizzare le possibili soluzioni, però, va ricordato che in Provincia di Imperia sono  attualmente attivi ben due diversi soggetti che si occupano della gestione dell’Acqua come bene pubblico: la vecchia società Amat ancora proprietaria della rete ormai vetusta lungo la quale si verificano continue rotture, e la nuova società Rivieracqua incaricata di prendere in gestione il settore, ma che a quanto pare, non ha ancora acquisito le vecchie reti in capo all’Amat.

Fatta questa premessa le soluzioni per risolvere il problema delle continue rotture e della chiusura dell’acquedotto per consentire le riparazioni alla rete che si stanno verificando a letteralmente a pioggia, sono principalmente due: o sostituire il tubo che da Imperia arriva a Diano Marina, passando dall’incompiuta, oppure trovare un’altra fonte di approvvigionamento realizzando una nuova condotta idrica.

Nel primo caso, come ipotizzato dal sindaco di Diano Marina sarebbero necessari circa 15 milioni di euro, forse anche di più, che nessuno possiede, inoltre anche se ci fossero l’impianto dovrebbe passare esattamente su quello esistente che però è gestito dall’Amat e non da Rivieracqua, con tutte le implicazioni che questo comporta.

Nel secondo caso, invece, si sta occupando Rivieracqua che può realizzare nuove reti idriche e per questo ha già avviato uno studio di fattibilità per realizzare un nuovo collegamento tra Andora (che dispone di fonti idriche diverse) e Diano Marina. L’idea è quella di posare un tubo sull’ex sedime ferroviario da Andora fino a Diano Marina.

Sarebbe la soluzione ottimale: una nuova rete con nuovi tubi e una nuova fonte di approvvigionamento. I problemi però sono molteplici: siamo in presenza di uno studio di fattibilità che per stessa ammissione del presidente di Rivieracqua Massimo Donzella di Sanremo sarà pronto entro fine anno, forse anche oltre.

Una volta individuati fattibilità e costi bisognerà trovare i soldi che a spanna vista la distanza tra Imperia e Diano Marina e quella tra quest’ultima e Andora, dovrebbero essere simili a quelli ipotizzati da Chiappori. parliamo quindi di 12-15 milioni di euro, calcolando che il lavoro per la posa dei tubi nell’ex sedime è sicuramente più facile e meno costo di quello della sostituzione di una rete idrica interrata già esistente.

Rivieracqua a quanto pare qualche problema di denaro dovrebbe averlo visto che, oltre a non avere ancora acquisito la rete dall’Amat, dopo quasi due anni non ha ancora restituito al Comune di Diano Marina oltre 2 milioni di euro di bollette pagate ed ha costretto il sindaco Chiappori ad emettere un’ingiunzione di pagamento forzosa, quindi c’è da chiedersi dove Rivieracqua troverebbe i soldi per realizzare questa nuova rete da Andora a Diano Marina

C’è poi un altro problema: anche nel caso in cui venissero reperiti i fondi stiamo parlando di realizzare una rete in un terreno di proprietà delle ferrovie per cui prima di avviare i lavori per la nuova rete l’ex sedime dovrebbe essere dato in gestione a regione e Comuni e visti i tempi precedenti avvenuti in passato  per quanto riguarda l’ex linea ferroviaria nel Ponete Ligure, non c’è da stare allegri.

Ecco perché il problema delle continue rotture conseguente chiusura dell’acquedotto, visto che parliamo di una delle zone turistiche più importanti della Liguria non può rimanere circoscritto a livello locale, ma deve assumere una dimensione più rilevante a livello provinciale e regionale.

Per far questo, però, è necessaria un’azione congiunta e collettiva dei sindaci  in primis e a cascata di tutti i soggetti possibili, fra cuoi anche gli organi di informazione.

Prima si fa, prima si risolve il problema.

Angelo Bottiroli 


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