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Come noi avevano preannunciato a maggio, Diano Marina boccia la richiesta di un Referendum sulla Pista Ciclabile

Nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 7 agosto, il Comune di Diano Marina, come avevamo preannunciato noi prima in QUESTO ARTICOLO del 27 maggio e poi  in QUESTO ARTICOLO del 12 giugno scorso spiegandone anche i motivi,  ha sancito ufficialmente l’impossibilità di allestire un referendum su dove si vorrebbe realizzare la futura Pista ciclabile.

La richiesta ufficiale di un referendum era stata avanzata dai quattro consiglieri di minoranza che non contenti delle dichiarazioni rilasciate dalla maggioranza anche attraverso il nostro giornale, hanno voluto una risposta ufficiale che è giunta questa sera.

Le motivazioni per cui non è possibile allestirlo sono chiare: la proposta della minoranza è inammissibile in quanto promossa in palese violazione dell’art. 34 comma 3 dello Statuto che vieta il referendum qualora abbia ad oggetto “atti di pianificazione, di programmazione, di organizzazione” o lo  Statuto del Comune di Diano Marina  individua due forme di referendum, quello ad iniziativa popolare (adottato con Delibera del Consiglio comunale nel 1994) e quello di iniziativa consiliare che non è mai stato oggetto di Regolamento attuativo: pertanto la proposta avanzata dai consiglieri di minoranza non è neppure procedibile in assenza di apposita disciplina regolamentare ad hoc.

 

A prescindere da questi due motivi ostativi, comunque la proposta di referendum non avrebbe dovuto neanche essere accolta, in quanto irricevibile poiché sottoscritta da un numero di componenti del Consiglio Comunale pari a quattro (4) che non rappresenta il quorum richiesto dall’art. 34 comma 4 dello Statuto Comunale ossia “almeno un terzo dei Consiglieri Comunali” essendo i consiglieri 13. (il sindaco per legge è a tutti gli effetti considerato un consigliere comunale in quanto vota).

 

Il sindaco Giacomo Chiappori ha anche precisato che la scelta di tenere una consultazione referendaria che avrebbe costi assai elevati stimabili  circa 50.000 euro esporrebbe gli amministratori ad una rilevante ed indubbia responsabilità per danno erariale.

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