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Martedì a Cervo in scena il Quartetto Schumann, una famiglia di artisti sul sagrato dei Corallini

Nomen omen, si dice. Con un cognome così, tre fratelli musicisti non avrebbero potuto trovare altra denominazione per il proprio gruppo. Erik, Ken e Mark Schumann fondarono un trio nel 2007 alla Hochschule für Musik di Colonia, cui si è aggiunta, nel 2012, la violista estone Liisa Randalu.

Martedì 8 agosto – ore 21.30 – sul Sagrato dei Corallini sarà protagonista il Quartetto Schumann, con un repertorio che parte dal classicismo di Haydn e arriva al romanticismo di Schubert e – “naturalmente”- di Schumann.

Erik Schumann – violino

Ken Schumann – violino

Liisa Randalu – viola

Mark Schumann – violoncello

Concerto in collaborazione con FAI – Fondo Ambiente Italiano – sezione Liguria

Formazione giovane, è già tuttavia conosciuta ed apprezzata nel panorama cameristico internazionale: i quattro artisti hanno forti personalità individuali, ma anche una straordinaria capacità di dialogare, che ha permesso loro di trovare una preziosa sintonia e forte coesione.

Le incisioni, lo studio con il Quartetto Alban Berg e con altri grandi artisti, le prestigiose collaborazioni e la vittoria a concorsi internazionali hanno fatto dello Schumann uno dei Quartetti più in vista della nuova generazione.

 

PROGRAMMA:

  1. Haydn Quartetto Op. 33 n° 3 in Do maggiore “Vogelquartett“

 

  1. Schumann Quartetto in Fa maggiore Op. 41 n° 2

 

  1. Schubert Quartetto in La minore D804 “Rosamunde”

 

I concerti saranno preceduti da due cicli di guida all’ascolto nell’Oratorio di Santa Caterina – dalle 20.45 alle 21.00 – a cura di giovani dell’Associazione San Giorgio Musica.

“Scrivevo ciò che mi sembrava buono, poi lo correggevo secondo le regole dell’armonia. Non ho mai avuto bisogno di altri stratagemmi. Un paio di volte mi sono preso la libertà di offendere non l’orecchio, ma le regole dei trattati, e ho sottolineato quei passaggi con le parole: con licenza. La gente si metteva a gridare: ‘un errore!’, e cercava di provarmelo usando il trattato del Fux. Io chiedevo ai miei avversari se con il solo udito erano in grado di provarmi che c’era un errore, ed essi non potevano che rispondermi di no”. Joseph Haydn, musicista raffinato e compositore “per l’orecchio”, è considerato il padre del quartetto d’archi: il numero delle sue composizioni, nel genere, è impressionante. Il Quartetto “dell’uccellino” appartiene al gruppo dei sei “Quartetti Russi” dell’op.33, che possono essere considerati, nella storia musicale, i primi quartetti nella perfetta forma classica, con una curiosità: lo Scherzo al posto del Minuetto come secondo movimento. “L’uccellino” ha questo nome (attribuito a posteriori) per la presenza massiccia di trilli e vocalizzi “ornitologici”.

Robert Schumann compose i tre Quartetti per archi op. 41 in uno dei suoi periodi di furore creativo, nell’estate del 1842: anno della musica da camera, che vide nascere anche il Quintetto op. 44, il Quartetto op. 47 e i Phantasiestiìcke op. 88 con pianoforte. L’incontro del pianista Schumann con il genere cameristico – studiato dai classici e portato ai massimi livelli – fu breve, intenso e molto felice. Elaborazione contrappuntistica, concisione, cantabilità, fantasia, giochi melodici e ritmici sono le caratteristiche principali anche di questo  Quartetto n. 2.

 

Un titolo “imprestato” e l’utilizzo da parte di Schubert di materiale da lui composto in precedenza: per la precisione, un tema preso dalle musiche di scena per la Rosamunde di Helmina von Chézy, che diventa l’elemento tematico principale del secondo movimento. Poi un’altra autocitazione: il motivo principale del Menuetto è preso dal Lied Die Götter Griechenlands (Gli Dei della Grecia), composto da Schubert nel 1819 su testo di Schiller, motivo per altro già riutilizzato nell’Ottetto, composto quasi contemporaneamente al Quartetto in la minore. La prima esecuzione del Quartetto avvenne subito dopo che Schubert l’ebbe completato, il 14 marzo 1824 presso il Musikverein di Vienna a cura del Quartetto Schuppanzig e, fatto quanto mai straordinario per Schubert, il pezzo fu anche pubblicato pochi mesi dopo la composizione.

 

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