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Medico dell’ospedale di Casale Monferrato ucciso da un collega, che confessa tutto ai carabinieri./Tutta la vicenda


A conclusione di serrate indagini, coordinate dal p.m. presso la procura della repubblica di Vercelli, sost. Proc. Dr.ssa Roberta Brera e condotte dal personale del nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di casale monferrato unitamente ai colleghi del nucleo investigativo del reparto operativo del comando provinciale di Alessandria, avviate a seguito del rinvenimento, nelle prime ore del mattino, del cadavere di Juvara Andrea, 47enne, medico presso l’ospedale di Casale, trovato all’interno della propria camera da letto in cascina varacca 34 di Rosignano Monferrato, in una pozza di sangue, ucciso da diversi fendenti di arma da taglio al torace, veniva rintracciato e sottoposto a fermo, quale indiziato del delitto, Ammenti Massimiliano, 51enne, medico, collega della vittima presso lo stesso nosocomio.

L’allarme scatta poco prima delle 10.00, quando la compagna della vittima, recatasi presso l’abitazione di Juvara lo trova riverso a terra in camera da letto. Inutile l’intervento del 118 che a sua volta chiama i carabinieri. Sul posto intervengono immediatamente i carabinieri di Casale e, in rapida successione, il pubblico ministero, il medico legale, dott. Luca Tajana dell’asl di Torino, ed il personale della del nucleo investigativo del reparto operativo anche con la sezione investigazione scientifiche per procedere ad accurato sopralluogo della scena del crimine.

Vengono contestualmente attivate indagini volte a far luce sulla vita del vittima e sulle sue relazioni personali e professionali e, nel contempo, sentiti i vicini e tutti coloro che, man mano individuati, sono ritenuti in grado di poter fornire utili elementi di informazione.

Vengono così raccolti, in breve, una serie di elementi (tra cui tracce di sangue verosimilmente lasciate dall’omicida durante la fuga, per cui vengono avviate ricerche in tutti gli ospedali della zona al fine di accertare se qualcuno è ricorso o ricorrerà alle cure dei sanitari per ferite da colluttazione e/o da taglio; vengono raccolte testimonianze che descrivono un’auto vista nei pressi dell’abitazione della vittima la mattina stessa dell’omicidio) che in breve indirizzano gli inquirenti nei confronti di colui che sarà poi sottoposto a fermo.

E’ anch’egli medico presso lo stesso ospedale di Casale monferrato ove presta servizio la vittima, con la quale fino a poco più di un anno fa condivideva lo stesso reparto, il 118. L’uomo si è fatto medicare nelle prime ore della mattinata, presso l’ospedale di Novi ligure, una profonda ferita da arma da taglio al palmo della mano.

I carabinieri lo braccano, in breve tempo fanno luce sul suo mondo, acquisendo ulteriori elementi che rafforzano i sospetti su di lui, e nel pomeriggio lo rintracciano. Seguono, immediate, le perquisizioni dei luoghi ritenuti nella sua disponibilità, ove vengono rinvenuti, tra l’altro, abiti ed oggetti sporchi di sangue che l’uomo indossava al momento di commettere il delitto. Anche l’auto, una bmw cabrio di colore nero, è sporca di sangue.

Gli elementi di prova sono ritenuti “schiaccianti”. Interrogato a lungo dal pubblico ministero, ammenti dapprima nega ogni responsabilità, ma alla fine, di fronte all’evidenza, rende piena confessione. Per lui scatta così il fermo, disposto dal p.m. ed esguito dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Casale, che in nottata lo conducono presso la casa circondariale di Vercelli. L’accusa e’ di omicidio volontario aggravato anche dalla premeditazione.

 

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