Giro di vite del Piemonte sui centri culturali islamici. Il Movimento nazionale per la sovranità ha presentato una proposta di legge di regolamentazione dei centri culturali islamici che per la prima volta introduce il referendum comunali sugli edifici di culto e li sottopone ai vincoli introdotti dalla legge regionale n. 7 del 1989, sui luoghi di culto. Verranno introdotti anche un registro delle moschee presenti in Piemonte ed un albo regionale degli Imam .
“Il progetto di legge in esame intende regolamentare le attività pertinenti alle pratiche religiose delle comunità musulmane in maniera conforme all’ordinamento italiano, regolamentando edificazione, ristrutturazione, cambio di destinazione d’uso dei luoghi di culto islamici, sia il censimento degli imam” si legge nel testo della relazione della proposta di legge, presentata in conferenza stampa da Gian Luca Vignale, primo firmatario e da Marco Botta, coordinatore regionale del MNS.
Oggi la proposta di legge inizia l’iter di discussione in II Commissione consiliare.
Le nuove regole valgono per i centri culturali nati dopo l’entrata in vigore delle norme, mentre per quelli esistenti già prima, la possibilità di svolgere attività legate al culto è vincolata all’adeguamento a quanto previsto dalla PdL n. 211 entro 180 giorni dall’approvazione.
La concessione per la costruzione di nuovi edifici di culto per le confessioni che non hanno sottoscritto un’intesa con lo Stato, verrà concessa dalla Regione Piemonte previa consultazione da parte della popolazione del comune interessato.
Viene previsto anche un registro regionale delle moschee e degli Imam. Ciascun Imam dovrà essere noto alla Regione, indicando anche eventuali finanziatori italiani o esteri.
Tra i requisiti indispensabili per provvedere all’iscrizione, vi sono la residenza legale in Italia per almeno cinque anni, la maggiore età, il non aver riportato condanne penali, nonché la conoscenza e la condivisione dei principi ispiratori del processo di integrazione della comunità degli immigrati di fede islamica nella comunità nazionale italiana. L’iscrizione viene revocata in caso di condanne penale o se il comportamento dell’imam pregiudica l’ordine o la sicurezza pubblica.
I Comuni avranno la possibilità di vigilare sullo svolgimento delle attività compiute all’interno della moschea.
“Questa proposta di legge – spiega Gian Luca Vignale, capogruppo in Regione Piemonte del Movimento Nazionale per la Sovranità – risponde alla duplice esigenza di garantire contemporaneamente la trasparenza e la sicurezza di tutti i luoghi di culto, dando ai Comuni regole certe su centri culturali che spesso sono vere e proprie moschee senza alcuna regolamentazione, né sicurezza per i fedeli”.
“ Le ultime notizie – conclude Marco Botta, coordinatore regionale del MNS – su infiltrazioni terroristiche nei luoghi di culto o su attività di fiancheggiamento creano insicurezza e paure. Per riportare il dialogo e rassicurare i cittadini servono norme certe. D’altronde con questa norma non facciamo altro che applicare anche alla fede islamica paletti e regole certe che hanno tutti gli altri istituti di culto presenti in Italia e far emergere dall’anonimato decine di luoghi di preghiera”.