Al termine di prolungata attività investigativa convenzionalmente denominata “Bacco”, i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Acqui Terme hanno eseguito quattro misure cautelari personali emesse dal G.I.P. del Tribunale di Alessandria nei confronti di altrettanti soggetti residenti tra Alessandria, Acqui Terme ed Incisa Scapaccino: uno dei quali posto agli arresti presso il proprio domicilio, gli altri tre colpiti da provvedimento coercitivo dell’obbligo di dimora.
Il sodalizio, del quale si ritiene facciano parte almeno altre quattro persone residenti tra Acqui Terme e Pinerolo, deferite in stato di libertà, era dedito alla commissione in serie di falsi, truffe e ricettazioni di prodotti alimentari e vinicoli.
Le indagini, avviate nel 2015 e protrattesi per quasi un anno e mezzo, secondo l’accusa, hanno permesso di individuare l’esistenza di un vero e proprio gruppo criminale con “base” tra Acqui Terme ed Alice Bel Colle, al cui vertice vi era l’acquese 45enne Massimo BERTOLOTTI, già noto alle Forze dell’Ordine anche per analoghi reati, affiancato da Raimondo RANELLUCCI, 52enne di Alice Bel Colle, Claudio CABELLA, alessandrino di 59 anni e Pasquale LUPO, 37enne di Incisa Scapaccino.
Insieme ad essi, altri quattro soggetti, indagati al momento in stato di libertà, di Acqui Terme e Pinerolo. La protratta attività investigativa ha consentito di far luce su un numero rilevante di truffe ai danni di produttori e rivenditori all’ingrosso di prodotti alimentari – in particolar modo dolci – e vinicoli. La “banda”, infatti, cercava le proprie vittime in tutto il territorio nazionale: dalla Puglia al Friuli Venezia Giulia, dall’Emilia Romagna alla Liguria e, ovviamente, alle province piemontesi tra cui quella alessandrina.
Lo schema era piuttosto rodato. Uno dei membri dell’associazione, spesso il BERTOLOTTI, sempre secondo l’accusa, contattava i rivenditori ed i produttori a volte con il proprio nome, altre volte con nomi di fantasia, proponendosi quale acquirente di grosse partite di merci per valori quasi sempre superiori ai 2.000 euro per arrivare, come nel caso di una ditta produttrice di vini, ad un ordine superiore ai 40.000 euro.
Tra i finti nomi utilizzati, a quanto pare, quelli di ROMANO Carlo, TAVERNARO Andrea oppure Marco, con i quali il reo fingendosi un “grossista” forniva la descrizione e la visura camerale delle ditte di cui asseriva falsamente essere il titolare, l’amministratore unico e/o l’agente di commercio.
Dopo l’approccio iniziale, questi chiedeva alle ditte di mandargli al proprio indirizzo di posta elettronica – indirizzo fittizio intestato ai falsi nominativi indicati in precedenza – un prezzario con l’indicazione dei prodotti concordando alfine l’acquisto della merce. Una volta presi gli accordi necessari, si conveniva il luogo di consegna, solitamente nei pressi di zone commerciali e/o capannoni fuori mano dove la merce veniva consegnata da ignari corrieri ai quali veniva dato un assegno circolare.
A quel punto altri membri dell’associazione, tra cui il LUPO, provvedevano, secondo quanto accertato dai carabinieri, a ritirare la merce smistandola in negozi compiacenti di Acqui Terme e Pinerolo.
Particolare attenzione veniva posta dai componenti della “banda” alla scelta delle modalità di finto pagamento della merce ordinata.
A volte gli assegni consegnati ai corrieri risultavano scoperti, rubati o smarriti da parte di terze persone, risultate sempre all’oscuro dei fatti. In alcuni casi, invece, i malfattori non provvedevano ad alcun pagamento, facendo successivamente perdere le proprie tracce.
Quando invece le aziende contattate ponevano obiezioni o rifiutavano gli assegni quale mezzo di pagamento, la combriccola decideva di rinunciare alla truffa, interrompendo ogni contatto.
La merce così ottenuta veniva poi smistata in esercizi compiacenti operanti nell’acquese e a Pinerolo e proprio in uno di questi esercizi, durante le indagini, i militari di Acqui Terme hanno sequestrato oltre 12.000 bottiglie di vino e diversi quintali di caffè frutto di alcune truffe appena commesse.
In tutto, circa una quindicina le truffe consumate e scoperte per un valore pari a circa 100.000 euro. Altrettante quelle per le quali non si è potuto procedere sebbene fossero state scoperte in quanto le vittime non hanno voluto sporgere querela. Oltre venti gli episodi in cui è stato accertato come la condotta dei malfattori si sia fermata al semplice tentativo ovvero subito dopo i primi approcci.
Il rilevante materiale probatorio raccolto ha così dato luogo alle informative di reato indirizzate all’A.G. che, concordando con le risultanze prodotte dagli investigatori coordinati dalla Procura alessandrina, ha emesso le quattro misure cautelari. Nel corso delle perquisizioni contestualmente eseguite è stata rinvenuta e sequestrata copiosa documentazione tuttora ora al vaglio dei militari anche per accertare eventuali ulteriori analoghi fatti reato.