Dopo più di un anno, il decesso a soli 37 anni di Simona Casciano la mamma morta tre giorni dopo il parto per un’embolia polmonare la sera del 13 febbraio 2016 all’ospedale Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, per il momento, non ha ancora una spiegazione.
La signora Simona, funzionaria di Banca Barclays, era alla sua prima gravidanza ed era stata ricoverata lunedì 8 febbraio 2016, ma dopo la nascita della bimba, avvenuta mercoledì 10 febbraio 2016, finiva nel reparto di rianimazione per le complicanze dovute ad una diastasi pubica confermata dalle radiografie.
Dopo tre giorni di agonia cessava di vivere per un’embolia polmonare.
“L’insorgere di complicanze in queste condizioni – dice il marito Davide Riccobono – può essere prevedibile, per cui non deve meravigliare il fatto che sabato 13 febbraio le condizioni di mia moglie a letto col catetere da tre giorni, fossero peggiorate al punto che sopravveniva la morte per arresto cardiaco da embolia polmonare massiva, come è emerso dall’autopsia effettuata mercoledì 17 febbraio 2016 dal dottor Roberto Testi di Torino.”
A questo punto, il marito sporgeva denuncia ai carabinieri affinchè fosse avviata un’inchiesta da parte della procura della repubblica di Alessandria. Il dottor Riccobono, assistito dagli avvocati Mauro Anetrini e Roberto Stroppiana di Torino, richiedeva ed otteneva anche il sequestro della cartella clinica, messa subito a disposizione degli inquirenti.
“La pm Marcella Bosco – aggiunge il marito – apriva un fascicolo per omicidio colposo e iscriveva nel registro degli indagati i medici e i paramedici che avevano avuto in cura la donna, in tutto si trattava di quindici persone, tuttavia il pm Andrea Zito – che nel frattempo aveva preso in carico il fascicolo – aveva richiesto l’archiviazione del caso, ma io mi sono opposto all’archiviazione ed il gip Paolo Bargero, nel mese di ottobre, respingeva la richiesta di archiviazione ordinando nuove indagini e nuove perizie.”
Purtroppo, però la vicenda finanziaria è bel lungi dall’essere risolta: “Il primo medico legale incaricato dal gip Stefano Moltrasio per analizzare da capo la situazione – aggiunge Davide Riccobono – è stato il dottor Matteo Luisn Acqui Terme che rifiutava l’incarico per conflitto di interessi in quanto la moglie aveva partorito ad Alessandria e il secondo perito, il dottor Vittorio Merchesotti medico legale di Alessandria, accettava e consegnerà i risultati delle analisi all’udienza fissata per il 19 giugno prossimo. A questo punto resta la speranza che il giudice Moltrasio che conosciamo bene e che sappiamo essere un magistrato preparato e molto corretto, che non guarda in faccia a nessuno, rinvii a giudizio i responsabili. Io mi posso rassegnare anche al fatto che non ci siano colpe per quello che è accaduto a mia moglie, ma voglio che lo si stabilisca in un’aula di tribunale. La mia bambina sta crescendo senza una mamma e io non posso accettare che la sua storia sia ancora sospesa, ferma in un ufficio della Procura della repubblica di Alessandria”.