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Una profonda analisi della Sinistra Italiana di Imperia sul problema dei migranti: “Una situazione che si protrae da anni non è un’emergenza”


Siamo alle porte dell’estate 2017, a stretto giro leggeremo nuovamente sui quotidiani o ascolteremo dai telegiornali che l’Italia e le sue città di confine, come Ventimiglia, Como o l’Isola di Lampedusa sono, nuovamente, in prima linea per l’emergenza migranti. Riteniamo che bisogni uscire dalla logica dell’emergenza sotto due aspetti: in primis, a livello sintattico, non bisogna più etichettare come “emergenziale” una situazione che ha in se anche gli effetti di anni e anni di politiche internazionali di molti stati europei (tra cui l’Italia), basate sulla vendita di armamenti e su politiche conniventi con regimi dittatoriali spesso motivate da interessi economici. Missili, fucili e munizioni in questi anni sono stati utilizzati anche e soprattutto per le “missioni di pace”. L’effetto di queste politiche, che hanno abiurato ad una seria politica di cooperazione internazionale da parte dell’Unione Europea e dei suoi Stati, oggi ci consegnano barconi colmi di tantissimi minori non accompagnati, donne, uomini e anziani in cerca di pace e speranza di un futuro. Non dobbiamo ricorrere all’idea e al termine “emergenza” anche per un secondo profilo: le politiche di accoglienza nazionale devono ricevere fondi europei e nazionali, non in deroga, per via, appunto, della situazione contingibile ed urgente in cui le città italiane si trovano a dover far fronte, ma sulla base di stanziamenti in capitoli ordinari dei bilanci.

Non possiamo affrontare la questione migranti solo a livello locale, o nazionale: la giusta visione è quella europea, fondata sui principi di solidarietà e di leale cooperazione tra Stati membri. Le politiche migratorie dell’Unione Europea, in questi anni, ci consegnano un sistema di regolamenti e direttive, che calpestano i più basilari e fondamentali diritti umani: caso emblematico è una circolare emessa nei confronti delle polizie nazionali in merito alla raccolta delle impronte digitali nei confronti delle donne migranti in stato interessante. Casi come l’Eurodac consentono l’uso della violenza ai fini della schedatura anche nei confronti di esseri umani che si trovano in situazioni di salute molto precarie. Non è questa l’Europa di Altiero Spinelli, di Rossi e di Sandro Pertini.

Ventimiglia è sempre stata una città di confine e non necessariamente questo termine è sintomo di eccezione negativa: confine può essere anche il luogo dove tanti esseri umani, con nazionalità, storie e pensieri diversi si incontrano. Strade diverse si ricongiungono per un momento, prima di tracciare solchi verso nuovi futuri. Questa è stata la Ventimiglia del 2015, del 2016 e molto probabilmente la sarà anche nel 2017. Grazie all’attivismo delle associazioni, della Curia,  di comitati spontanei di cittadini e come richiesto anche da Sel/Sinistra Italiana, a Ventimiglia si è riuscita ad ottenere  l’apertura, nell’estate del 2016, di un centro di transito gestito dalla Croce Rossa Italiana e dall’UTG di Imperia, ove i migranti, potevano entrare per ristorarsi e riposarsi senza la paura di essere formalmente identificati e quindi, a causa delle assurde norme europee sul diritto di asilo, veder svanire il loro progetto di richiesta di asilo in altri paesi europei. Una struttura questa, insieme a quella gestita dalla parrocchia delle Gianchette di don Alvarez, utile ai migranti che vi trovano assistenza ed alla città di Ventimiglia che ha potuto superare la grave crisi umanitaria venutasi a creare a seguito della chiusura del centro presso la stazione ferroviaria voluto dal ministro Alfano, anche su sollecitazione del sindaco di Ventimiglia. Una struttura che accoglie i migranti senza obbligarli all’identificazione di fatto contraddice le assurde norme europee sul diritto di asilo e rappresenta una intelligente e coraggiosa esperienza in evidente controtendenza rispetto alle logiche del pacchetto Minniti sull’immigrazione. Decreto Minniti che, nella logica dell’emergenza, prevede la riapertura di nuovi CIE, strutture che guarda caso il centro destra regionale a guida Toti/Lega, contraria alla creazione di piccoli centri di accoglienza distribuiti nei comuni liguri, si era dichiarata favorevole a far costruire nella nostra regione. Non crediamo sia casuale che le procedure di accesso al centro siano state recentemente modificate prevedendo che vengano rilevate le impronte digitali di chi viene ospitato, scelta questa che sembra poter preludere allo stravolgimento della sua funzione di centro di pura assistenza e che rischia di allontanare i migranti che temono di essere sottoposti a procedure di identificazione, con i conseguenti effetti che questa situazione può determinare sui migranti e sulla città di Ventimiglia.

La speranza dei migranti accolti nel centro di è quella di riprendere il cammino verso una meta che possa ridargli una speranza. Vorremmo che fosse così, ma la realtà è ben diversa. La Francia, violando oramai da più di due anni i trattati fondamentali dell’Unione Europea, ha fatto delle “eccezioni” al trattato di Shenghen la “normalità”: controlli sistematici via terra (in macchina o in treno) campeggiano ai ponti di San Ludovico e San Luigi nell’estremo lembo della Liguria di ponente.

Sinistra Italiana ha il dovere, come forza che aspira all’applicazione concreta dei diritti fondamentali al fine di tutelare gli esseri umani più deboli, di farsi portavoce di molte istanze:

Agli imprenditori dell’odio tra poveri che anche a Ventimiglia operano indisturbati, ricevendo sostegno da tanti, troppi cittadini, abbandonati dalle politiche dell’austerità che tagliano servizi e i fondi necessari agli enti locali per far fronte ai bisogni delle fasce sociali più deboli, a una guerra di tutti contro tutti, noi ci opponiamo e siamo pronti a sostenere le azioni dell’amministrazione comunale di Ventimiglia, come abbiamo fatto nel recente passato, qualora deciderà di agire nei termini di cui sopra.

Quell’ordinanza – come scrive giustamente Massa – “è figlia di un altro tempo e di un’altra cultura”, che rischiano però di tornare attuali tramite le volontà di Minniti, per cui avremo sindaci sceriffi verso i più deboli e forze dell’ordine impegnate nel loro servizio a contrastare il delitto di solidarietà anziché gli episodi di criminalità organizzata e comune. Sinistra Italiana rifiuta tutto ciò e si impegna per un mondo diverso da quello in cui “dimmi chi escludi e ti dirò chi sei”.

Sinistra Italiana prov. Imperia



 

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